Caro Vasco ti scrivo così mi rilasso un po’, e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò. Ti avevo chiesto “Mi puoi portare a casa questa sera? Abito fuori Modena, Modena Park” e tu mi avevi risposto che mi avresti portato anche in America avevi comperato la macchina apposta. Ma poi non arrivavi eri distratto e io non ho perso tempo sono andata a casa con il Ne*ro ho preso la palla al balzo , sono uscita mano nella mano con quell’africano che non parla neanche bene l’italiano ma si fa capire bene quando vuole, sai anche la macchina che c’ha conta… e tu mi ha dato della tro*a, e della stronza che non ti ho detto neanche una scusa, che poi lo sai che è Colpa d’Alfredo che coi suoi discorsi seri e inopportuni ti fa sprecare tutte le occasioni, che prima o poi lo uccidi. Ora che sono in questo stupido stupido hotel e non sei qui con me. Tutto mi sembra inutile, tutto mi sembra com’è. Forse sono una Strega, o sono pazza come Jenny, o come Sally non ho più voglia di fare la guerra, o solo una che diventa rossa quando qualcuno la guarda e si veste svogliatamente non mette mai niente per attirare attenzione, un particolare, per farsi guardare ma non sono un’Anima Fragile che ti guardava immobile, che era per te il papà Carlino, quel papà che non ti ha mai sgridato quando scappavi dai Salesiani. Carlino sarebbe stato orgoglioso di te oggi che stai per radere al suolo una piccola città come Modena. Che non è adatta per un concerto del genere, e credo lo sappia anche tu. Ma va bene così, tira giù tutto, tira giù i muri, tira giù il Cielo. Il più grande concerto di paganti al mondo, sei ufficialmente entrato nel mito, nella leggenda e lì sei destinato a rimanere per sempre.
Si parlerà di te anche dopo, ma non come si parla di Lucio Dalla,di te si parlerà come si parla oggi di Elvis. Hai bruciato la candela da tutte e due le parti, hai fatto tutto, e qualcosa in più. E sei ancora vivo. “Se faccio il matto qualcuno si ricorderà di me così decisi di essere diversamente lucido con le idee molto chiare e concentratissimo,….facevo come fa una rockstar” hai detto al Festival del Cinema a Venezia nel 2015. Tu non sei mai stato matto e lo si capisce dal quel dito medio alzato contro tutto e tutti. Tu sei Vasco. Punto. C’è tutto un mondo se uno pronuncia il tuo nome. Non sei una piccola storia da raccontare al bar. Tu sei Achab che caccia la grande balena bianca Moby Dick. Ma tu ti salvi, non sei stato inghiottito dall’Oceano ,anche se a un certo punto della tua vita sembrava così, e riesci a catturarla la tua balena bianca. Perché ad un certo punto davanti alla morte hai preferito la vita e hai smesso tutto: di drogarti, di bere e anche di fumare. Una grande forza di volontà e sembrava la fine del mondo ma sei ancora qua, ci vuole abilità, il tempo di inventarsi un’altra diavoleria, ormai sei vaccinato, ci vuole fantasia, tanta, e la vita al Diavolo non si vende, si regala. Hai anche imparato come si sta giù dal palco. È troppo facile vivere solo su un palco, sentirsi qualcuno solo quando si sta là sopra. Tu sei qualcuno a prescindere da tutto. E da tutti.
Eri un uomo solo a Zocca, un escluso, sarebbe stato bello averti conosciuto a quel tempo, avremmo avuto molto da dirci anche se proveniente da due poli opposti. A volte le ragioni che accomunano le persone sono molto differenti ma le storie non restano parallele infinite bensì diventano incroci presenti. Ti fai chiamare Komandante dopo il concerto di Vicenza del ‘79, dove dei ragazzi ti lanciarono delle freccette di carta, ti sentisti umiliato, ti sei incazzato e lì hai deciso di diventare un combattente, avevi iniziato la tua guerra, chissà però davvero in quanti se ne sono realmente accorti. Ma io ricordo un concerto a Modena nel ‘96 al Festival dell’Unità, ero tra un piccolo gruppo di 80 persone ad ascoltarti. Non andò molto bene quella volta, non so perché, tu eri già un grande cantante, ma è come se Modena ti snobbasse, “Piccola città, bastardo posto” come canta Guccini. E oggi invece a Modena sono 220 mila paganti più 30 mila “portoghesi” che verranno a rendere omaggio non a un uomo ma a un Mito reduce dalla sua vita. Sono 40 anni di concerti e sono molto lontani i pomodori e le lattine di birre che ti tiravano all’inizio della tua carriera, magari a Bologna. Vuoi festeggiarli a Modena, perché è da lì che tutto è nato, prima pensavi solo di fare il dj, avevi i soldi, le donne, chi te lo faceva fare di fare il cantante. Volevo dirti che io non ci sarò in quel grande Parco blindatissimo con il Palco più grande che i miei occhi abbiano mai visto. Non ho più l’età per fare certe sfacchinate, ma non potevo mancare, quindi ho deciso di andare a vederti al cinema. Mi godrò lo spettacolo dell ‘ Evento del Secolo al fresco, come si confà a una vecchietta della mia età. Ti auguro il meglio. Ti auguro non di sfiorare il cielo con un dito ma di bucarlo proprio quel cielo che a volte resta troppo indifferente a noi mortali. E di parlare faccia a faccia con Dio. Che ti portino Dio, lo vuoi vedere, gli devi parlare, gli devi raccontare di una vita che hai vissuto e che non hai capito. Ma adesso credo tu abbia capito quasi tutto. E ti prego di non cambiare mai, anche se il tuo slogan son i cambia-menti, perché sei l’uomo più semplice che c’è, sei l’uomo di questa sera, sei l’uomo più genuino che c’è, sei l’uomo di primavera e anche di questa torrida estate.
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Che noiosa
Sulle prime righe pensavo fosse una stupidaggine, per fortuna ho resistito. Grazie
Bellissima brava 🙂