La ricerca pubblicata due giorni fa su PLOS (rivista scientifica di medicina) è di quelle da far preoccupare, un team di ricercatori dell’Istituto Scripps che ha sede a La Jolla, in California, ha dato notizia che modificando solo tre geni è stata creata una variante del famigerato virus H7N9 dell’influenza aviaria che potenzialmente avrebbe la capacità di trasmettersi facilmente da uomo ad uomo, dimostrando che potremmo essere a un passo da una mutazione simile in natura, a un passo da una pandemia che sarebbe una seria minaccia sanitaria globale.
Preoccupazioni sulla creazione di virus pericolosi in laboratorio
Se state pensando “ok io non sono un esperto (quando non si sa di un campo è sempre bene iniziare con tale premessa, io lo faccio) ma perchè diavolo fare noi il lavoro che per fortuna la natura non ha ancora fatto? perchè creare un virus così potenzialmente pericoloso?” sappiate che in realtà la vostra preoccupazione non è così peregrina. Ovviamente ci sono ottimi motivi per farlo e gli scienziati di La Jolla sono motivati da nient’altro che nobili intenzioni, è l’unico modo per tenersi pronti, per essere preparati se il virus dovesse compiere il cosiddetto “salto”, d’altro canto quando nel 2012 Ron Fouchier virologo presso l’Erasmus Medical Center di Rotterdam e un team dell’università del Wisconsin cercarono separatamente di pubblicare uno studio a proposito di modifiche apportate al virus H5N1 (un altro ceppo di influenza aviaria) che potevano renderlo trasmissibile fra gli umani, questo provocò molte polemiche e portò a una moratoria da parte degli USA ai fondi destinati a progetti suscettibili di creare virus che potrebbero essere armi per attacchi bio-terroristici. Proprio per via di questa moratoria gli scienziati non hanno potuto ancora provare su cavie (nel caso dell’influenza si usano i furetti perchè anche in loro come negli umani il virus dell’influenza aviaria non si diffonde da individuo a individuo) la loro ricerca e i risultati sono stati ottenuti solo in vitro (ed ecco perchè sto usando un’abbondanza di condizionali, non tutto quello che funziona in vitro funzionerà su cavie e non tutto quello che funziona in laboratorio funzionerà fuori).
Cosa hanno fatto i ricercatori al virus dell’influenza aviaria
Il virus H7N9 in Cina a partire dal 2013 ha avuto cinque epidemie, quella di quest’anno è la più grave, secondo l’OMS all’8 giugno erano stati censiti 714 casi di infezione di umani. La stragrande maggioranza dei casi di infezione da influenza aviaria è avvenuta per contatto con pollame infetto, le condizioni di vita in quei luoghi sono abbastanza promiscue, sono stati segnalati rarissimi casi di infezione da persona a persona, ma si tratta di una modalità di trasmissione molto rara.
Il motivo della scarsa trasmissibilità dell’aviaria agli umani e men che meno tra umani è che tutti i virus influenzali si attaccano a dei recettori nelle cellule della “vittima”, quello dell’influenza aviaria in particolare si attacca a un recettore che non è comune nelle cellule della parte superiore dell’apparato respiratorio umano, laddove il virus si va a depositare. I ricercatori hanno scoperto che andando a modificare un gene chiamato emoagglutinina potevano cambiare il tipo di recettore a cui il virus si va ad agganciare.
Sono riusciti nel compito con due diversi set di modificazioni, entrambi consistenti di sole tre modifiche. Usando le parole di Jim Paulson, autore principale dello studio, “due combinazioni si sono rivelate davvero buone o davvero cattive”.
Ora è l’ora della politica, sia lo stesso team dello Scripps Institute che Fouchier hanno in cima alla loro lista di priorità provare su cavie se davvero queste modifiche possono rendere l’influenza aviaria facilmente trasmissibile tra animali tra cui prima non lo era, ma attualmente si sta aspettando che la nuova amministrazione emani l’esatta procedura con cui tale ricerche dovranno essere autorizzate caso per caso.
Roberto Todini