Il disco di Chiara Ragnini si apre con Un colpo di pistola. Non si parla di Far West o rapine in banca ma di violenza domestica ai danni – ancora una volta – di una donna. La mano diventa un proiettile che umilia e ferisce corpo e anima. Un’apertura energica, tra il pop e il rock, in grado di accompagnare parole durissime. 10 pezzi scritti dalla cantautrice genovese in collaborazione – per l’ultima traccia, Coda – con Roggy Luciano. L’elettronica affiora dolcemente senza soffocare i testi, spesso malinconici, dell’artista.
Ciao Chiara, il tuo album è nato grazie a una campagna di crowdfunding su Musicraiser, ottenendo ottimi risultati. La gente crede ancora nella buona musica… e le case discografiche?
Ciao a voi e grazie dello spazio. Le grandi case discografiche non hanno più tempo né abbastanza denaro per credere nella buona musica ed investire in nuovi progetti, con il rischio che ogni investimento comporta. Entra così in gioco il crowdfunding e l’opportunità che questo concede ad ogni artista di fortificare il rapporto con il proprio pubblico, diretto e senza filtri, verificando sul campo se il progetto che si porta avanti possa avere anche un riscontro economicamente valido oltre che affettivo. Mi sono messa in gioco da questo punto di vista e, grazie ad una solida fanbase costruita negli anni con tanta fatica e determinazione, la campagna ha ottenuto un successo inaspettatamente strepitoso, coinvolgendo più di 200 persone da tutta Italia. Non me l’aspettavo, sono sincera: vuol dire che la strada che sto percorrendo, per quanto lunga e tortuosa, è quella giusta.
Masterclass e workshop con Paola Folli, Saverio Grandi e Carl Anderson. Ti piace lavorare su stessa, conoscerti o sei una perfezionista?
Sono una perfezionista che ama il confronto, lo studio e la ricerca, soprattutto su me stessa. Credo che sia fondamentale non fermarsi mai, come per ogni mestiere che si vuole portare avanti: ci vogliono sacrificio, passione e competenza, oltre ad una buona dose di fortuna e un bagaglio di esperienze che permetta di avere sempre qualcosa da dire, soprattutto se si scrivono canzoni. In questi anni ho continuato a perfezionarmi per trovare una dimensione sonora e letteraria che fosse ben rappresentativa delle mie emozioni: ho scritto tanto e cestinato tanto, per tenere con me le canzoni migliori. È un lavoro lungo, soprattutto su se stessi, che va coltivato quotidianamente per stimolare la creatività.
Molti artisti paragonano la nascita di un’opera a quella della vita… sei diventata madre da poco (auguri!). Secondo te cosa c’è di vero in questa affermazione?
Tantissimo, sono d’accordo con questa constatazione: quando nasce una canzone prende vita un prolungamento di noi stessi, come accade per un figlio, anche se non con la stessa intensità, naturalmente (ora che sono diventata mamma posso affermarlo!). Ma, parlo per me, ciò che scrivo nasce dall’esigenza di raccontarsi e mostrare con i propri occhi una parte del mondo e della vita, che siano gioie o dolori.
Dieci brani e dieci storie: qual è il brano più sofferto, quello che ami di più?
Fra tutti, Grigiocielo: racconta di un rapporto di coppia sofferente, dove amore, dubbi e indecisioni si intrecciano e convivono nonostante tutto, con uno sguardo al proprio futuro e tanti interrogativi che spesso non trovano risposte. Il testo di questa canzone ha vinto, nel 2014, il Premio Lunezia Autori di Testo fra le Nuove Proposte: ne vado particolarmente orgogliosa.
Un angolo buio, un altro pezzo pieno di dolore e anche rabbia… il tuo sembra quasi un lavoro terapeutico, un modo per esorcizzare la sofferenza…
La scrittura è terapeutica, lo dico sempre: aiuta a tirare fuori le proprie paure, ad esorcizzarle e a condividerle con gli altri, regalando una parte di sé all’ascolto di chi sa tendere bene le orecchie verso storie di vita quotidiana. Un angolo buio parla di un’amicizia decennale finita male, conclusasi in maniera spiazzante: è un racconto assolutamente personale, una canzone scritta subito dopo la rottura del rapporto con questa persona, che ringrazio per il tempismo e senza la quale non sarebbe nata una canzone che adoro. La considero fra le migliori di questo album.
Del decimo brano dell’album colpisce molto il testo: da una parte la tua malinconia, velata di poesia, dall’altra Roggy Luciano con le sue rime cattive e amare. Com’è nata questa collaborazione?
Roggy è un punto di riferimento per la scena hip hop indipendente ed è stato un grande onore e piacere collaborare con lui. Abbiamo molte amicizie in comune e quando ci siamo conosciuti c’è stata subito una grande sinergia. Ho collaborato io per prima con la Casa degli Specchi, il collettivo di cui fa parte Roggy insieme a Janeosa, Alex Antonovv ed Erma, e ho adorato fin da subito le sue rime, che già seguivo dai suoi EP solisti. Sono felicissima che abbia accettato di lavorare con me, ha conferito all’intero album un respiro moderno ed un apporto fondamentale. Colgo l’occasione per invitarvi ad ascoltare il nuovo disco della Casa degli Specchi, uscito il 29 marzo, in cui trovate ben tre featuring realizzati insieme a me: anche in questo caso, sono davvero orgogliosa di questa collaborazione.
Qualche mese fa ho intervistato una tua collega, Daniela De Marchi (del gruppo HEY). Notava quanto sia difficile procurarsi spazi per i live, soprattutto senza il supporto di una “grande” casa discografica. Cosa consigli a chi ama la musica e vuole fare questo mestiere?
Il mio consiglio, oggi, è di continuare a fare la musica che si preferisce, senza ricercare forzatamente una dimensione commerciale: il mercato è saturo e le major investono su progetti a breve termine, che abbiano, possibilmente, avuto già una buona fetta di visibilità a basso costo, magari passando dalla televisione e dai talent show. Conviene, quindi, fare ciò che piace, affiancando alla passione tanto studio e determinazione, senza farsi cogliere impreparati anche dal punto di vista fiscale, commerciale e contrattualistico. È importante essere informati di tutti gli aspetti che coinvolgono il proprio progetto musicale, aggiornandosi costantemente, come si farebbe per ogni altro mestiere. Infine, è fondamentale avere dimestichezza con gli strumenti, gratuiti, che il web ci mette a disposizione oggi: la frase “essere imprenditori di se stessi”, per quanto possa suonare banale, è invece sempre valida e veritiera. È la chiave per portare avanti il proprio progetto con serenità e professionalità.
A proposito di live… ti vedremo presto dal vivo?
Sono diventata mamma da poco e tutte le mie energie, ora, sono dedicate a mio figlio. Per tornare ad ascoltarmi dal vivo bisognerà aspettare il nuovo anno, quando sul palco porterò le canzoni del disco in chiave elettrica. Non vedo l’ora!
Sei genovese, città legata alle sette note e a molti artisti che hanno fatto la storia della musica italiana. C’è un nome, tra i tanti, che ami particolarmente?
Sono cresciuta con la musica dei grandi cantautori come Lucio Dalla, Battisti, Fossati e Tenco, artisti che ancora oggi sono un riferimento e dai quali vi è sempre tanto da imparare, soprattutto per la cura e l’attenzione ai testi e ai contenuti. Se dovessi farti un nome, però, al quale sono molto legata, ti citerei senza dubbio Vinicio Capossela: è un maestro, un artista che seguo da tantissimi anni e che è stato, con le sue canzoni, di grande stimolo nella ricerca della mia identità musicale, per raccontarmi senza filtri e con onestà.
Dal folk-pop del tuo album precedente (Il giardino di rose) all’electro-pop. Voglia di cambiare e rinnovamento? Sarà così anche in futuro o pensi di aver trovato la tua dimensione ideale?
Le sonorità del disco precedente cominciavano a starmi strette, così come l’immagine della cantautrice edulcorata con la sua chitarra acustica: avevo bisogno di uscire da questo schema e mostrare quei lati di me che avevo tenuto nascosti per mille motivi, sino ad ora. Sono una donna di 34 anni determinata e passionale e la dimensione sonora, ricercata e finalmente trovata, de La Differenza mi rappresenta appieno, in maniera soddisfacente e completa.
Credo di aver trovato il vestito giusto, che difficilmente cambierà in futuro ma si evolverà e migliorerà, affiancato da una costante ricerca e passione.
Luca Foglia Leveque