La protagonista resta senza nome per tutto il libro, ma la sua voce sa coinvolgere il lettore nel viaggio intimo verso una maturazione personale. Che in Swing Time passa anche e soprattutto attraverso le difficoltà e le sconfitte.
La trama
Cresciuta tra le case popolari di Londra, la donna raccontata da Zadie Smith fin da piccola è innamorata in modo ossessivo della danza e dei vecchi musical holywoodiani. Il libro ha lo stesso titolo di un film del 1936, con la leggendaria coppia di ballerini-attori formata da Fred Astaire e Ginger Rogers. Da adolescente conosce e diventa amica di Tracey, ragazza geniale, anche lei con genitori multirazziali. Tracey è aggressiva e ha grande talento per il ballo. L’esatto contrario della protagonista. E la natura della loro amicizia mette in chiaro quello che sembra il suo destino: vivere di luce riflessa.
Ciò che accade quando trova lavoro come assistente per Aimee, popstar di fama mondiale, ossessionata dall’Africa, rivelandosi un ibrido fra Madonna e Angelina Jolie. Ma una volta perso il suo lavoro per Aimee, guardando il vecchio film con Fred Astaire, la protagonista capisce quanto sia sbagliato vivere nascondendosi sotto l’aurea di qualcun altro. E da quel momento diventerà protagonista della propria storia.
I temi
La quarantenne Smith, padre bianco e madre di colore, conduce la sua personale ricerca sul campo per raccontare la vita in salita di chi parte dalle case popolari inglesi, portandosi addosso l’ulteriore fardello della pelle nera, facendo così dell’identità culturale uno dei temi centrali del romanzo.
Romanzo che porta il lettore in giro per il mondo, da Londra a Parigi, da New York all’Africa, affrontando la questione della discriminazione razziale senza mai cadere nella tentazione di ricorrere al gioco facile della commozione.
La protagonista danzerà in solitaria il ballo della vita, accompagnata solo ed unicamente dalla propria ombra, in una storia che parla di sogni irrealizzati, strada maestra per comprendere i propri limiti e quelli degli altri. E di come la maternità costringa la donna a dovere rinunciare alle proprie aspirazioni personali.
Michele Lamonaca