Siamo nel 2009: la Corte d’Assise d’Appello di Trieste sentenzia per l’omicidio, nei pressi della stazione ferroviaria di Udine, del cittadino colombiano Walter Felipe Novoa Perez, da parte del cittadino algerino Abdelmalek Bayout.
L’omicida fu condannato a 9 anni e 2 mesi di reclusione dopo le perizie psichiatriche effettuate sull’ assistito, presentate dalla difesa.
In sede d’ appello, il giudice chiese l’attuazione di un’ulteriore perizia, che evidenziò la presenza nell’imputato della variante a rischio del gene guerriero.
Al seguito di questa perizia fu disposta la diminuzione della pena a 8 anni e 2 mesi di reclusione.
Non di poco conto, quindi, la sua influenza.
Ma cos’è esattamente il gene guerriero?
Parliamo di un gene che è in stretta correlazione con la monoammino-ossidasi A, una particolare proteina di cui esiste anche una forma che spinge all’aggressività e posseduta da un terzo della popolazione occidentale.
Questa proteina è un enzima in grado di attivare nel nostro cervello dei neurotrasmettitori fondamentali per il nostro comportamento: dopamina, norepinefrina, serotonina.
A regolare quest’enzima è proprio il gene guerriero: una ricerca del 2008 di Rose McDermott et al. ha evidenziato che la presenza di condotte aggressive, in seguito ad un atto provocatorio, risulta essere maggiore nei soggetti con bassa espressione dell’enzima MAO-A.
Da segnalare che, quasi tutte le ricerche scientifiche condotte sul gene, si sono focalizzate sullo studio dei soggetti maschili: infatti quest’ultimi possiedono solo una copia del gene e risultano essere più vulnerabili alla variante a bassa espressione. A differenza dei soggetti femminili che, disponendo di due cromosomi X, anche se possedessero un allele a rischio, ne avrebbero un secondo che compenserebbe il primo.
Vediamo, però, quali sono le caratteristiche tipiche di un portatore del gene guerriero.
Come anticipato e intuibile dal nome, la prima caratteristica è la maggiore tendenza ad un comportamento aggressivo ed impulsivo innescato in situazioni di forte stress.
Infatti, possedere questa variante genetica non porta necessariamente a comportamenti aggressivi costanti o anti-sociali: si può condurre una vita più che pacifica, senza che il gene interferisca con le reazioni. Quando però, lo stress emotivo è così forte da risultare un pericolo per la propria vita o dei propri cari, o in pieno combattimento (come in situazioni di guerra), ecco che il gene fa la differenza, innescando una violenza maggiore e incontrollata.
Caratteristica forse più intrigante per le conseguenze relative, è quella di guidare il portatore del gene guerriero a scegliere velocemente la miglior disposizione in suo favore, anche e soprattutto in situazioni di grande tensione. Insomma, la chiave essenziale del successo.
Secondo uno studio del 2010, gli scienziati del California Institute of Technology hanno messo in contatto 83 giovani uomini in una simulazione finanziaria. Hanno chiesto loro di impiegare il loro capitale iniziale di 25$ in vari giochi. Ogni uomo doveva scegliere 140 volte fra l’opzione sicura (100%, senza guadagno, ne perdita) e quella rischiosa (rapporto tra rischio di perdita e guadagno).
Il risultato ha dimostrato che chi possedeva il gene guerriero aveva preso maggiori decisioni favorevoli alla rendita e al proprio benessere.
Insomma, possedere il gene guerriero potrebbe farvi guadagnare di più e avere una carriera più reattiva e brillante; farvi reagire prontamente in casi di pericolo per difendere voi la vostra famiglia; oppure, portarvi a compiere azioni orribili senza rendervene più di tanto conto…forse.
Nella sentenza di Bayout è stato un elemento favorevole alla diminuzione della pena, ma non in tutti i casi giuridici (anzi) è stato un elemento di difesa.
Il gene guerriero potrebbe sfuggirvi di mano.
Riferimenti per l’articolo:
- Buckholtz J, Meyer-Lindenberg A. – MAOA and the neurogenetic architecture of human aggression. – Trends in Neurosciences, 2008, Vol. 31 N. 3 pp. 120-129
- Eisenberger N, Way M, Taylor S, Welch W, Lieberman D. – Understanding Genetic Risk for Aggression: Clues From the Brain’s Response to Social Exclusion – Biological Psychiatry, 2007, Vol. 61 N. 9 pp. 1100-1108
- Hook G.R. – “Warrior genes” and the disease of being Māori – MAI Review, 2009
- Aggressività e genetica: il ruolo del gene MAO-A, Tesi di Fabrizio Nicolosi
- Vulnerabilità genetica dell’imputato – http://www.avvocati.ud.it/public/rivista_on_line/art566.html
Isabella Rosa Pivot