DI Carlo Nesti
C’è una squadra di Bolzano, che si chiama Excelsior, e che da sempre milita in terza categoria, e cioè la “Serie Z” del calcio. In 15 anni di attività, nel panorama dilettantistico altoatesino, ha subìto circa 300 sconfitte in partite ufficiali, con oltre 2000 gol incassati.
Il nome Excelsior, dunque, può far sorridere chi non sa che questo club rappresenta davvero una “eccellenza”, in quanto è unico nel suo modo di interpretare lo sport. Non si va in campo per bravura, tutti sono titolari, multietnici e multietà, dai 16 anni agli over 35, con un solo premio fisso: quello del fair play.
Sono lì, ad incassare valanghe di reti, per ricordare a chiunque che lo sport fa sempre bene, a prescindere dai risultati, perché beneficia il corpo e la mente. Quindi, deve essere alla portata sia di chi ha doti speciali, sia di chi non le ha, e non le avrà mai.
Sembra il frutto di una favola, ma esiste davvero, ed è fondamentale che, soprattutto quando veniamo nauseati da business, teppismo e scommesse, sventoli ancora questa bandiera della purezza, perché è in palio la sopravvivenza dei valori più sani dello sport.
Oggi, purtroppo, impera una mentalità, che ha contagiato, come il peggiore dei virus, centinaia di famiglie. L’esercizio fisico dei ragazzi ha ragione d’essere, solo se le attitudini dei figli lasciano intravedere prospettive di guadagno.
Non basta la medicina, in generale, quando, alle prese con qualsiasi malattia, sensibilizza tutti a praticare l’attività motoria. L’uomo, nel profondo delle sue radici genetiche, è costruito per muoversi. L’inattività pregiudica qualsiasi tipo di funzione, come se una pianta non fosse più innaffiata dall’acqua.
“L’Excelsior rappresenta la parte migliore del calcio – ha detto il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori Damiano Tommasi – Dobbiamo aver il coraggio di liberare questo mondo da ogni esasperazione, che non aiuta né a crescere, né a divertirsi, e perciò farei vedere il film a tutti i dirigenti”.