Abbiamo sempre avuto molti modi per poter comunicare e diffondere notizie, almeno così la pensavo fino a poco tempo fa. Negli ultimi tempi la piattaforma YouTube sta subendo un “restyling” molto discutibile. Prima di spiegarvi cosa sta succedendo è di dovere fare una piccola precisazione riguardo la realtà della piattaforma in questione. Su questo sito era possibile condividere e postare video di vario genere. YouTube era quel trampolino di lancio attraverso il quale, persone comuni potevano esprimere i loro pensieri e le loro riflessioni. Alcune di queste persone (al fronte del maggior tempo ed impegno speso) decisero di creare dei canali tutti loro. Questi canali sono molto simili alle pagine Facebook con la sola eccezione della forma del contenuto caricato: In quest’ultima è scritta mentre in YouTube le informazioni vengono caricate sotto forma di video.
Il potere delle lobbies
Ho usato questo termine e non quello di multinazionale per una ragione specifica. Da un po’ di tempo queste lobbies esprimono la loro natura di gruppi di pressione per premere chi è di dovere nel “correggere” alcune “imperfezioni“. Il loro timore è veder associato il proprio brand a contenuti non adatti o (addirittura) contenenti materiale controverso. Il “succo” della questione era quello di non voler sponsorizzare più su YouTube le persone che trattano argomenti scottanti. Dato che la piattaforma vive grazie al sostentamento delle pubblicità di marchi famosi era impossibile non acconsentire.
Il problema però (o almeno il più grosso) è un altro: i dipendenti del sito non erano in grado di gestire autonomamente la situazione. Ogni giorno in tutte le parti del mondo vengono caricati una immensa quantità di video; come si fa a visionarli tutti? la risposta è semplice, non si può. Venne presto (allora) la necessità di affidarsi all’intelligenza artificiale data dagli algoritmi. Questi “strumenti” svolgono automaticamente un lavoro che sarebbe impossibile fare manualmente. Sembrerebbe palesarsi la fine di ogni problema; ma sapete, a noi le storie belle non ci piacciono affatto.
Il restyling di YouTube
Con il lavoro degli algoritmi sugli adsense pubblicitari la piattaforma sta demonetizzando pesantemente molti canali. Questa fortissima penalizzazione arriva fino al far perdere oltre il 70% dei proventi a molti utenti. Uno in particolare del quale voglio parlare è il canale Breaking Italy (di Alessandro Masala). Questo canale tratta di svariati temi: dalla semplice curiosità, all’attualità fino ad arrivare a “spaziare” su temi “molto interessanti“. In virtù della natura di “informatore“, il canale di Alessandro è stato interessato da un costante taglio sui proventi. C’è dell’altro: oltre alla privazione economica, il canale è soggetto al fenomeno dell’ “oscurazione“. Questa sorta di boicottaggio oltre a minare direttamente sui guadagni dello stesso youtuber (pagandogli pochissimo le visualizzazioni) incidono anche sulla sua visibilità con conseguenze devastanti.
Il brutto di tutto questo è che di persone come Alessandro Masala, ce ne sono tantissime sparse nel mondo. Ignari di essere finiti in una sorta di “lista dei cattivi” (per motivi ignoti), queste povere persone sono interessate da una sorta di fenomeno proibizionistico. Sembra inesorabile (se non certo) l’arrivo della fine. I loro operati non sono più graditi da YouTube; cosa si può fare allora?
A mali estremi, estremi rimedi
Alcuni youtuber più popolari (come PewDiePie) stanno emigrando sulla piattaforma Twitch. Questo nuovo sito offre la possibilità di poter ritornare ai tempi delle vecchie glorie. Da un po’ di tempo sta emergendo anche Patreon. Attraverso questa piattaforma si possono chiedere delle donazioni al proprio pubblico con una sorta di abbonamento mensile. Attraverso questa iniziativa, un “ex youtuber” dipenderà meno dalla pubblicità (e perciò avrà più libertà nel proprio lavoro).
Sembra ormai palese che YouTube abbia “rinnegato“ i suoi sostenitori più “accaniti“. Queste persone facevano della propria passione un vero e proprio mestiere a regola d’arte. Attraverso il caricamento dei propri video, essi sostenevano YouTube stesso (contribuendo a dare alla piattaforma la fama che ha ora). Ormai si sa: quando sei famoso ti dimentichi di tutti gli aiuti che hai ricevuto e di tutti quelli che ti hanno aiutato. Spero che YouTube non finisca nel baratro; sono seriamente perplesso riguardo a questa faccenda. Indagherò è fornirò ulteriori notizie.
MARCO GALLETTI