Il relatore Andrea Mazzotti ha presentato giovedì alla Camera dei deputati il testo base della nuova legge elettorale, la quale sarà votata la prossima settimana. Contrastanti le reazioni dei partiti coinvolti, alla soddisfazione dei grillini, fa da contralto lo scetticismo di PD e FI.
Il contenuto della proposta
Il testo base è una sorta di Italicum-bis, la cui principale novità è rappresentata dall’estensione del premio di maggioranza al Senato. Per arrivare al premio però, sara sufficiente ottenere il 40% in una sola delle due assemblee. Per il Senato sono previsti 50 collegi plurinominali, alla Camera la suddivisione sarà sulla base di 100. Per quanto riguarda le soglie di sbarramento, queste sono state fissate al 3% in ambo i rami, ma se alla Camera funzioneranno su base nazionale, al Senato saranno applicate su base regionale. Il testo base prevede, infine, la sostituzione del criterio del sorteggio in caso di elezione in più collegi, con la regola per la quale il candidato risulta eletto nel collegio in cui la lista ha ottenuto la percentuale più bassa.
Lo scetticismo del PD
La proposta ha ricevuto parziale scetticismo da parte del PD, che nella seduta ha proposto il sistema “tedesco” a cui aveva iniziato a lavorare nelle scorse settimane. Un sistema misto, simile al Mattarellum, equamente ripartito fra proporzionale e collegi uninominali (la legge che porta il nome dell’attuale Presidente della Repubblica prevedeva invece che il 25% dei seggi fosse assegnato con sistema proporzionale mentre il 75% mediante maggioritario a turno unico). Il PD ha puntato fin dall’inizio delle trattative all’inserimento di «un pezzo di maggioritario per dare governabilità a questo Paese», come sottolineato da Ettore Rosato. Governabilità che all’avviso dei dem non sarebbe invece affatto garantita da un sistema proporzionale puro. Anche il segretario Matteo Renzi su Facebook ha espresso la sua perplessità sull’andamento delle negoziazioni: «continuano le grandi manovre parlamentari di chi chiede a parole una nuova legge elettorale ma in pratica non la vuole, e perde tempo».
A favore di un simil-Mattarellum potrebbero schierarsi anche la Lega Nord, i verdiniani di ALA, il SVP e anche gli scissionisti di MDP. Per Rosato la proposta avrebbe la maggioranza sia a Montecitorio che a Palazzo Madama.
Il M5S da l’ok, la base è il Legalicum
Buona invece la reazione del M5S, a cui il testo presentato giovedì andrebbe bene. I grillini si sono opposti con forza alla proposta del Pd, la quale a loro avviso non sarebbe altro che una copia carbone della versione di Verdini, come sottolineato su Twitter da Danilo Toninelli, deputato pentastellato in commissione Affari costituzionali.
Il Pd esce allo scoperto e propone la #leggeelettorale di #Verdini. Avete capito bene: il Pd propone il #Verdinellum o #Pregiudicatellum!
— Danilo Toninelli (@DaniloToninelli) May 11, 2017
Toninelli ha poi postato un altro tweet in cui indica il Legalicum, anche con le modifiche apportate nei giorni scorsi, come l’unica via, aprendo comunque a «correttivi di governabilità».
Bene Mazziotti: si parte dal #Legalicum. Il #Pd scarichi #Verdini e voti legge condivisa. Siamo disposti anche a correttivi di governabilità
— Danilo Toninelli (@DaniloToninelli) May 11, 2017
FI spinge sul proporzionale
Negativa la reazione di Forza Italia, che nella seduta di ieri ha fatto la sua proposta, formulata su un proporzionale secco. La formula di Berlusconi è stata esplicata in un post su Facebook che ne riprendeva alcuni punti chiave: a) effettiva corrispondenza fra il voto espresso dai cittadini e rappresentanza in Parlamento con assenza di correttivi maggioritari; b) leggi «organiche, omogenee e fra loro coerenti, fra Camera e Senato»; c) rapporto fra elettori ed eletti garantito attraverso strumenti efficaci e chiari, «evitando in ogni caso il ricorso al voto di preferenza».
Il difficile accordo
Secondo il relatore Mazzotti, il testo rappresenta «il miglior risultato nelle condizioni date». Il presidente della commissione Affari costituzionali si aspetta che martedì arrivi il sì del PD, ma questo è in forse, come confermato da Rosato: «Fermo restando il grazie al relatore, non è scontato il nostro voto, lo decideremo dopo aver consultato l’ufficio di presidenza del gruppo come è corretto fare di fronte ad una scelta così importante». Il percorso delle legge elettorale resta quindi difficile e tortuoso, in quanto trovare un accordo su un testo comune a breve sarà molto complicato.