1° maggio 1947, la Strage di Portella della Ginestra, undici morti e ventisette feriti ma ancora nessun mandante.
È il 1° maggio del 1947; a Portella della Ginestra, i lavoratori siciliani, si radunano per i festeggiamenti. C’è tanto da festeggiare quel giorno: prima di tutto la festa dei lavoratori, ed era la prima volta da quando, i fascisti l’avevano spostata al 21 Aprile. Ma, c’era dell’altro. Si festeggiava l’avanzata del PCI, le conquiste di anni di lotta dei contadini sui latifondisti. E c’erano proprio loro a Portella della Ginestra, I contadini con le loro famiglie, c’erano donne e bambini, anziani, politici, sindacati e gente comune. Dalle alture, una mitragliatrice cominciò a sparare, quando tutto cessò, a terra c’erano 11 corpi senza vita. 9 contadini e 2 bambini. Una strage. A sparare furono gli uomini del “bandito Salvatore Giuliano“. Ma ad armarli, furono i proprietari terrieri, i fascisti e lo Stato. Ancora oggi non ci sono colpevoli per quella strage, “lo Stato non processa mai se stesso”, così la strage è restata impunita.
Ci eravamo dati appuntamento per festeggiare il Primo maggio ma anche l’avanzata della sinistra all’ultima tornata elettorale e per manifestare contro il latifondismo. Non era neanche arrivato l’oratore quando sentimmo degli spari”, racconta settant’anni dopo ancora commosso Serafino Petta, l’ultimo sopravvissuto alla strage dei contadini di Portella della Ginestra, che fece 12 morti e 27 feriti.
“Avevo 16 anni, pensavo che fossero i petardi della festa, ma alla seconda raffica ho capito. Ho cominciato a cercare mio padre, non l’ho trovato. Quello che ho visto sono i corpi distesi per terra. I primi due erano di donne: la prima morta, sua figlia incinta ferita. Questa scena ce l’ho ancora oggi negli occhi, non la posso dimenticare”.
Serafino Petta è l’ultimo dei sopravvissuti di quel giorno, racconta così quei drammatici momenti :
“A sparare fu la banda di Salvatore Giuliano, i mandanti non si conoscono ancora ma ad armare la sua mano furono la mafia, i politici e i grandi feudatari . Volevano farci abbassare la testa perché lottavamo contro un sistema in cui poche persone possedevano migliaia di ettari di terra e vi facevano pascolare le pecore, mentre i contadini facevano la fame. Un mese dopo successe però una cosa importante. Tornammo qua a commemorare i morti senza paura, “Non ci fermerete“, gridavamo tutti e non ci hanno fermati. Abbiamo cominciato la lotta per la riforma agraria e nel ’52 abbiamo ottenuto 150 assegnatari di piccoli lotti. Ma neanche loro si sono fermati, e a giugno bruciarono sedi di Cgil e partito comunista, poi nel mirino finirono anche i sindacalisti”.
(Fonte il Giornale di Sicilia )
Il 1° maggio è un giorno della memoria, un momento per commemorare tutti insieme, le vittime del lavoro, le vittime del sopruso, del capitalismo, del fascismo, dello Stato.