NEL GIORNO DELL’ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI PIO LA TORRE GIUNGONO LE PRIMARIE DEL PARTITO DEMOCRATICO
30 aprile 1982.
Immaginate la scena. Palermo. Due uomini a bordo di una Fiat 131 percorrono la via Generale Turba. Il passeggero ha 54 anni; il suo autista, solo 35. Mancano pochi minuti alle 9 e 30. La leggenda oscilla tra le 9:25 e le 9:27,“quando una motocicletta di grossa cilindrata – una Honda- ha tagliato la strada alla 131. A quel punto si è affiancata sul lato sinistro una Ritmo. Poi, improvvisamente, i killer hanno aperto il fuoco”.
L’articolo pubblicato a pagina 3 de “L’ORA” titolerà il massacro con l’espressione da far west “A raffiche di Mitraglietta”.
Ma questo non è un western. Stiamo raccontando di un fatto accaduto realmente. Una storia macabra, che si conclude con la morte del passeggero e del suo conducente.
Perché la raccontiamo?
L’uomo di 54 anni era l’onorevole Pio La Torre. Il giovane autista si chiamava Rosario Di Salvo. E domani, 30 aprile 2017, ricorrere il 35° anniversario dal giorno della loro uccisione.
PIO LA TORRE FU IL PRIMO PARLAMENTARE UCCISO DA COSA NOSTRA
Pio La Torre è stato un sindacalista, un deputato del partito comunista, e il primo parlamentare ad essere ucciso da Cosa Nostra. Un precedente che macchia col sangue il fulgido vessillo portato alto da La Torre, e da tutti coloro che ancora oggi ne seguono l’orme, battendosi in nome della giustizia e della libertà. Il suo esempio è, non di rado, riportato come fonte di ispirazione per i nostri politici. In questi termini il ministro della giustizia Andrea Orlando lo ha menzionato all’interno della sua mozione di candidato Segretario. E ne ha parlato anche durante il confronto con Renzi ed Emiliano, ricordando che un’equa distribuzione delle opportunità anche ai più bisognosi aiuterebbe ragazzi pieni di risorse a incanalare quelle energie verso la crescita e il bene del Paese. Come fece Pio La Torre.
Proprio domani avranno luogo le Primarie del Partito Democratico, in cui il popolo italiano eleggerà il nuovo Segretario del Pd.
Qualche intenditore, dalla bocca buona per la politica vera d’altri tempi -capace di spulciare articoli datati e cliccare per un numero imprecisato di volte i vecchi video con le interviste in bianco e nero degli uomini del passato- non mancherà di alzare il sopracciglio pensando all’associazione tra l’anniversario della scomparsa di un eroe come Pio La Torre e i nostri politici, domani 30 aprile. Un’unione impropria fra due mondi di peso culturalmente diverso. Come un’eclissi tra la luna e un mandarino.
Pio La Torre, con le Primarie del Partito Democratico, o meglio con queste Primarie nello specifico, così remissive e sottotono, non c’entra proprio nulla. Anzi, sono le Primarie a cozzare con lui, appropriandosi indebitamente del giorno della sua commemorazione.
Primarie condotte senza spina dorsale.
Intanto, circa 10 mila gazebo sono pronti in tutta Italia. Ma la vera sfida non è certo riempirli, semmai il contrario. E lo ha dimostrato anche il timido confronto televisivo di mercoledì sera, 26 aprile su Sky. Piccole punzecchiature sui non meriti e gli errori di ciascuno. Un Emiliano deciso a fare le pulci a Matteo Renzi e un Andrea Orlando che risponde – forse più nel dettaglio degli altri – ma comunque con poco slancio. Non ha brillato nessuno nel confronto televisivo per aggiudicarsi la Segretaria del Pd. Tra i tre contendenti, verrebbe quasi voglia di votare il conduttore!
Ma strategicamente parlando, Matteo Renzi sa quello che fa, e i due avversari non sembrano avere le armi necessarie per spuntarla contro di lui. Emiliano è agguerrito, ma gli mancano i voti. Orlando, troppo tecnico per affascinare, potrebbe convincere alcuni elettori per il suo piglio da impiegato attento e meticoloso, raccogliendo l’appoggio degli scissionisti, che intravedono in lui un intermediario per impedire ulteriori fratture. Renzi invece, in casa, gioca tranquillo. Il Pd è dalla sua parte. A dimostrazione di ciò, il dato del 66, 73% che è riuscito a conquistare nei Circoli Pd.
Primarie anonime, dunque, che permangono nell’ombra senza alcuna intenzione di emergerne, e che quando anche hanno goduto dell’attenzione dei media, l’hanno bruciata.
Queste, le Primarie del 30 aprile 2017.
Eppure il connubio impossibile, e a tratti quasi fastidioso, tra Pio La Torre e la nuova classe dirigente si rivela un monito fondamentale per andare al voto domani.
È da febbraio che seguiamo l’anestetica corsa alla Segreteria del Pd, fornendo giorno per giorno un diario delle mosse e delle mozioni dei candidati e i possibili scenari del dopo elezione, e tuttavia, nessuna delle ragioni per cui andremmo a votare, o per cui astenerci dal farlo (al fine di far vincere qualcuno o togliere voti a qualcun’altro), potrebbe essere più giusta e corretta del recarsi alle urne per onorare l’esempio di Pio La Torre.
Un uomo che ha combattuto per una democratica e ugualitaria distribuzione della giustizia, nella sua terra natia, (ove per “terra” s’intende la parte per il tutto) succube della secolare oppressione da parte della criminalità organizzata. La Torre, mettendo al bando la paura, ha deciso di scontrarsi con un male ben integrato nell’ordine sociale e si è posto in prima linea contro l’esercizio quotidiano della violenza e della sopraffazione. Le stesse che ancora oggi, in molte realtà, vengono accettate come normali. Dove, chiunque le noti, si guarda bene dal denunciarle per timore di una rappresaglia a discapito del denunciatore.
Come molti Palermitani, Pio La Torre è cresciuto a stretto contatto con la mafia, ma non si è mai fatto plagiare da questa, né piegare.
GLI IDEALI DI PIO LA TORRE, L’INFANZIA INDIGENTE, E IL SUO SACRIFICIO 35 ANNI DOPO LA SCOMPARSA
Manifesta fin da ragazzo un precoce idealismo. Cocciuto, intelligente e fondamentalmente incapace di rimanere indifferente alle cause sociali, non tutti sapranno che Pio La Torre, prima di diventare l’uomo dei diritti del popolo, o il santo ammazzato, sembrava destinato a tutt’altra sorte. Nasce nel piccolo paesino di Altarello di Baida, uno dei quartieri di Palermo, in una famiglia contadina. Un ambiente di bassa istruzione, ma dagli alti codici morali, sociali e umani, capace d’incoraggiare alla cultura e indirizzare agli studi quel figlio promettente, nonostante le difficoltà economiche.
Lontanissimo dai successi che raggiunse in età adulta, dunque, agli esordi della sua vita, egli fu un allievo della povertà. Il ragazzo povero che si è fatto da sé.
Fin da giovanissimo si spese a favore di una legge agraria che tutelasse i braccianti. Più terre ai contadini e più diritti. E fece parte della Cgil , provando addirittura l’esperienza del carcere.
Quando arrivò in Parlamento, presentò la legge “Rognoni-La Torre”, che introduceva il reato di associazione mafiosa, l’Art. 416 bis C. P.
Con quest’intervento mirava apertamente a contrastare e indebolire le radici della mafia in Sicilia, a partire dai possedimenti che essa deteneva, e di cui la legge prevedeva la confisca, oltre a un periodo di reclusione dai tre a sei anni per i diretti interessati.
Dal’76 al’79 fu componente della Commissione Antimafia. E nell’81 fece ritorno in Sicilia per assumere la carica di segretario regionale del partito.
Di lui, si ricorderà sempre il grande movimento organizzato contro la costruzione della base missilistica della NATO a Comiso.
Inoltre, la guerra da lui condotta contro lo status della mafia in Italia, mise in luce, già nell’82, il confine ancora nebbioso tra associazioni di stampo mafioso e le Istituzioni. Facendo scandalo, Pio La Torre accusò di collusione con la mafia, tra gli altri, anche Salvo Lima e Vito Ciancimino, mentre il filo rosso che lega lo Stato e Cosa Nostra ancora oggi resta tabù, insabbiato dall’ipocrisia di una politica che non lesina mazzi di fiori e ghirlande funebri in giornate dedicate alle vittime di mafia, e la cui ristagnante omertà risulta agevolata dal fatto che le uniche persone che potrebbero dire la verità sono morte.
Furono i pentiti Tommaso Buscetta e Gaspare Mutulo a rivelare i mandanti e le cause dell’uccisione di Pio La Torre in quella mattina del 30 aprile.
Tra i boss mafiosi responsabili, Salvatore Riina, Bernardo Brusca e Bernardo Provenzano.
NEL GIORNO DELLE PRIMARIE REMISSIVE, IL MESSAGGIO DI PIO LA TORRE RITORNA D’ ATTUALITÀ
E ANCOR PIÙ FORTE
Domani, prima dell’apertura dei seggi, si osserveranno alcuni minuti di silenzio in onore di Pio La Torre.
A seguito del racconto della sua storia, non sembra fuori luogo recarci alle urne domani, per eleggere il Segretario del Pd in nome di quei diritti civili che patrioti del calibro di Pio La Torre hanno sostenuto per tutta la vita. E per cui hanno deciso di sacrificarla.
Votate con coscienza. Con giusta causa. Ma votate.
Chiara Fina