A dispetto dell’anacronistico allarmismo diffuso in questi giorni, il concertone Antirazzista, Terrone e Migrante organizzato dai napoletani sul prato verde di Pontida, si è svolto pacificamente e senza spargimento di sangue.
Nessuna sparatoria tra le strade di Pontida, nessuna rapina, e neanche un misero contenzioso risolto con le lame utile ad assetare la smania degli avvoltoi del mainstream mediatico. Solo pastiere, casatielli e tanta musica. Come da tradizione, insomma.
Le aspettative di una parte della popolazione e del sindaco pontidese, che aveva peraltro emesso una grotteca ordinanza che difatti blindava la città, con negozi, scuole e persino cimitero serrati, sono state clamorosamente disattese. Assuefatta dalle mistificazioni leghiste, la cittadina bergamasca si accingeva ad “accogliere” con sdegnosa rassegnazione un’orda famelica e scalmanata di Terroni brutti, sporchi e cattivi, un’invasione in piena regola, che avrebbe inevitabilmente minato i solidi equilibri della comunità. Eppure quel clima di festa, la musica, la compostezza, le operazioni di sgombero e di pulizia dell’intero piazzale a concerto ultimato, unito a quella ventata di irriverenza e di fratellanza indiscriminata, avrà certamente sgretolato il clima d’assedio imposto dal sindaco leghista, e avrà pure frantumato qualche pregiudizio, o no?
È doveroso invece registrare l’inquietante impostazione prudenziale e pretestuosa dei tg nazionali che pare ci tenessero particolarmente a rassicurare gli italiani della correttezza e del clima pacifico della manifestazione, come se una bomba ad orologeria fosse in procinto di esplodere da un momento sull’altro, magari per devastare il verdeggiante prato caro ai leghisti.
In conclusione ci preme porre una domanda al simpatico pontidese che ai microfoni del tg La7 affermava che ognuno doveva stare a casa sua, manifestando esplicitamente la sua irritazione per l’evento meridionale:
“Caro amico, ma in estate il bagno dove lo fai, a Pontida?”