Pontida. Le Ferrovie (dello Stato?) negano, senza addurre alcuna motivazione, uno spazio abbandonato a prato, per svolgere sabato la pacifica kermesse del giorno dell’orgoglio meridionale a antirazzista con il concerto organizzato da centri sociali e movimenti meridionalisti, con la partecipazione di big della musica partenopea quali i 99 Posse, Eugenio Bennato e altri ancora.
Lo spazio, solitamente usato dai leghisti a libero parcheggio per le loro manifestazioni, non è concesso ai “napoletani”, come se non bastasse l’ordinanza del sindaco leghista di Pontida, che per l’occasione ordina la chiusura totale del paese, di tutti gli esercizi commerciali e gli uffici pubblici, cimitero compreso. A rischio anche il torneo di calcio interetnico, con la partecipazione di trenta squadre di italiani e immigrati di ogni colore, che si sfideranno nel locale campo di calcio regolarmente affittato.
L’invocata libertà di manifestare per un partito dai forti connotati razzisti e antimeridionali, alleato con movimenti di ispirazione neonazista, qual è la Lega Nord, è stata garantita, “manu militari” dallo Stato a Napoli, grazie all’intervento diretto del ministro degli interni Minniti. Il tentativo di De Magistris di trasferire il comizio di Salvini dalla delicata location della Mostra d’Oltremare in altro luogo, ha scatenato una sollevazione mediatica “in difesa della libertà di espressione”, ancorché la Legge vieti l’incitamento all’odio razziale. Stesso trattamento garantista è riservato a Milano alla parata nera di Casa Pound che, nel giorno della Liberazione, sfilerà per commemorare i combattenti nazi-fascisti. Il sindaco Sala fa sapere che non ha gli strumenti legali per vietarla, nonostante lo sdegno di un Paese che ha sofferto dittatura, mancanza totale di libertà di espressione e di manifestazione, leggi razziali e guerre per colpa del regime mussoliniano, e nonostante la Costituzione in origine vietasse la ricostituzione del disciolto partito fascista.
E sia, usando Voltaire a proprio tornaconto, la libertà di esprimere il proprio pensiero sia garantita a tutti. Tranne che ai “terroni”. A quei poco di buono dei meridionali, colpevoli di tutti i mali italiani, anche delle processate ruberie della famiglia Bossi, è proibito fare un concerto a Pontida: che cosa si sono messi in testa, di rialzare la testa? Di ribellarsi a un secolo e mezzo di emarginazione economica e insulti razziali? E proprio nella città simbolo del Carroccio, quando i leghisti manifesteranno, elmi cornuti in testa, per ribadire, ancora una volta, che la civiltà barbarica celtica era superiore a quella greco-romana e che il Vesuvio deve svegliarsi per sterminare venti e più milioni di abitanti del Sud?
Che farà ora Minniti, pur calabrese, in difesa della libertà d’espressione pacifica dei meridionali contro il razzismo? Checché dovesse decidere di fare, e noi abbiamo fondati sospetti che non interverrà come ha fatto a Napoli per Salvini, gli organizzatori della kermesse musicale fanno sapere che a Pontida ci andranno ugualmente, in almeno tremila, per cantare e suonare nelle strade, portando la civiltà dell’euforia dionisiaca tra le nebbiose vallate subalpine.
Intanto, a Napoli, il sindaco De Magistris fa sapere di aver istituito uno sportello per denunciare gli insulti razzisti contro la città, nel migliore dei casi liberamente definita, da leghisti e non e anche nella Tv (di Stato?) una “fogna da derattizzare”. L’iniziativa a difesa dell’immagine della città, in forte ripresa anche turistica, è stata avversata dai media e dai politici di sistema, Gramellini e Bassolino compresi, sempre in nome di quella benedetta libertà d’espressione, anche di diffamare, insulti razziali compresi se indirizzati contro i “terroni”, ma negata quando quelli intendono rispondere agli insulti a suon di musica, pernacchie e carta bollata, piuttosto che di ceffoni. Tutta qui l’Unità d’Italia?
Raffaele Vescera