PRIMARIE PD, COMMISSIONE CONGRESSO HA DECISO: MICHELE EMILIANO NON CONCORRERA’ ALLE PRIMARIE PD IN LOMBARDIA E LIGURIA.
A due settimane di distanza dal giorno delle Primarie Pd, la Commissione Congresso del Pd sentenzia: “Michele Emiliano fuori dalle votazioni in Lombardia e Liguria”. La mozione con cui il Governatore pugliese si è candidato alle elezioni che nomineranno il prossimo Segretario del Pd, “L’Italia è il nostro partito”, è stata bocciata in Lombardia e Liguria, dove non ha raccolto il numero minimo di voti necessari a concorrere.
In nessuna delle due regioni, il programma politico di Emiliano ha ottenuto le 50 firme indispensabili a presentare le proprie liste.
Ma Emiliano non ammette resa, e informa che farà ricorso. Martedì, alle ore 21:00, si riunirà la commissione nazionale per discutere il suo caso, nella speranza che al Governatore pugliese venga consentita la piena concorrenza alle Primarie Pd.
Di recente, la campagna elettorale dell’ex sindaco di Bari ha subito una serie di arrestamenti: dopo l’infortunio al tendine d’Achille e la richiesta, rimasta inascoltata, di posticipare la data delle Primarie Pd (che avranno luogo il 30 aprile), il Governatore pugliese ha deciso di sospendere gli appuntamenti politici in seguito alla morte improvvisa di un suo collaboratore, Stefano Fumarulo, deceduto a 38 anni per un malore cardiaco. Una delicatezza sentita come sinceramente dovuta, da parte dell’ex sindaco di Bari, verso uno dei membri cardine del suo staff fin dal lontano 2007.
I suoi avversari apprendono la notizia mentre sono in giro per l’Italia.
Andrea Orlando rinnova il guanto di sfida contro Matteo Renzi. “Siamo davanti a un bivio, dare una seconda chance a un leader sconfitto o dare una possibilità al Pd di vincere le elezioni”. Perché il Pd, con Renzi, perde a prescindere: è una storia ancora troppo fresca quella di un Matteo Renzi dimostratosi inadeguato in veste sia di Premier, che di Segretario del Pd. E seguendo il filo logico di questa considerazione, il Guardasigilli ha spesse volte dichiarato che qualora venisse nominato Segretario alle Primarie del Pd, si “limiterebbe” ad essere leader del suo partito e non farebbe il candidato premier.
Renzi, dal canto suo, non presta orecchio alle frecciatine degli sfidanti alle Primarie Pd, e sceglie il web per comunicare con gli elettori. Punta alla vittoria, Matteo Renzi. I sondaggi promettono un suo come back in grande stile e gli confermano i voti necessari a legittimare la sua nuova discesa in campo.
L’ex Premier sembra già più avanti di tutti, e pone l’accento sulla legge elettorale, quanto mai indispensabile in un’Italia in cui siamo passati dal bipolarismo ad un Parlamento tripolare, con M5S, Pd e Centro-Destra, e dove la politica dello scissionismo inficia ulteriormente il quadro delle alleanze.
La frantumazione del Partito Democratico, che ha portato alla nascita di nuovi partiti come Articolo 1, offre lo scenario di un Pd con tre anime al suo interno: da una parte un Pd che si aggrappa ferocemente alla vita, e che si sostanzia nella persona dell’ex Premier Matteo Renzi; dall’altra, vi sono le altre due facce del Pd, rappresentate da Orlando ed Emiliano, entrambe in dichiarata opposizione al Partito Democratico che Renzi incarna.
Ma se Andrea Orlando si presenta come un “Non-Renzi”, Michele Emiliano si presenta alle Primarie come un “Nessuno”, privo di influenza nell’eventualità di future alleanze politiche, e continuerebbe ad essere ininfluente anche qualora il ricorso che ha fatto venisse accolto.
Il vero avversario di Renzi è certamente Andrea Orlando. Al netto dei consensi di cui l’ex Premier gode presso l’elettorato del Pd, è incerto se possegga la stessa stima presso il resto degli italiani. Orlando, dunque, oltre ai consensi che potrebbe guadagnare per il solo fatto di essere diverso da Renzi, fantasticando sulle future coalizioni politiche, sarebbe probabilmente anche la faccia del Pd con cui ci si alleerebbe più volentieri.
GLI SCENARI DELLE ALLEANZE
Infatti, in uno scenario come questo, dove i consensi dei Pentastellati continuano a crescere, ed oggi salgono al 28,7%, il vero problema della prossima legge elettorale, sarà il premio di maggioranza scattato al 40%, in quanto neppure i 5Stelle, per quanto ben quotati, godono di una posizione di totale sicurezza.
Le coalizioni saranno indispensabili per tutti, come antidoto all’ingovernabilità che rischia di sopraffarci.
Renzi, che già ha mentalmente superato l’ostacolo delle Primarie del 30 aprile, punta a una legge che miri ad “armonizzare la legge della Camera e quella del Senato” e nega l’eventualità di un “Nazareno bis”.
In questo senso, le Primarie del Pd non devono e non possono essere sottovalutate, in quanto l’elezione del Segretario potrebbe aprire insperati margini di dialogo tra le forze politiche nostrane.
Tra i possibili scenari del “dopo” che si profilano, con un grande sforzo di immaginazione si intravede la possibilità di arrivare ad una maggioranza attraverso l’intesa tra M5S, Lega e Fratelli d’Italia, mentre, sull’altro piatto, avremmo un Pd (in toto) con Forza Italia e Centro.
Ovviamente, questo panorama è al quanto improbabile, se non impossibile, perché una qualunque coalizione con “quegl’altri”, sarebbe vissuta dall’elettorato di Grillo come un tradimento verso gli ideali del movimento.
Ma da qualche parte bisogna pur cominciare. E forse (ed è un “forse” con un doppio salto mortale carpiato) dal momento che siamo in tempi in cui i leader e le personalità vengono prima delle ideologie di partito che dovrebbero rappresentare, sarebbe più facile assistere a un’intesa tra una qualunque forza politica (M5S, Lega, Forza Italia ecc.) e il candidato alla Segreteria del Pd Andrea Orlando, che non con il ri-candidato alla Segreteria, ex Segretario ed ex Premier Matteo Renzi.
Intanto, Renzi informa che sarebbe favorevole ad un duello televisivo, ma non con “mr. congiustivo Di Maio e quel poveretto di Di Battista”, bensì con Grillo e, soprattutto, con Casaleggio. E’ lui il capo. Il figlio del fondatore.
Chiara Fina