Cosa accomuna Travaglio e Saviano? Saccheggiare il lavoro intellettuale altrui. Vi racconto una breve storia. Ecco una consorteria di furbetti che sperano sempre di farla franca e di non essere scoperti. Rubare non è un bene. Il plagio reca danno ai veri autori e poi non è etico. Alla voce furto delle opere di ingegno altrui troviamo la scuderia di Repubblica: Augias, Galimberti, Saviano, insomma pennette in salsa tricolore; una combriccola utile a chi comanda per orientare i consumatori, pardon, i lettori. Fanno pure i moralisti d’accatto (sic!) e vanno pure per la maggiore un giorno sì e l’altro pure nei salotti tv, ma poi si appropriano del lavoro altrui spacciandosi addirittura per scrittori e giornalisti. Facile, ad esempio pubblicare ovvero ricicciare inchieste sulle mafie che altri realizzano, rischiando concretamente la pelle.
Nel 2011, capitò a più riprese, che Marco Travaglio, attuale direttore responsabile del Fatto Quotidiano, plagiasse integralmente intere mie indagini giornalistiche su don Verzé, il San Raffaele e Nichi Vendola, pubblicate qualche anno prima su TERRA NOSTRA, e poi ripubblicate dal medesimo senza citare la fonte e senza virgolette, sul settimanale L’Espresso e sul giornale Il Fatto Quotidiano. Travaglio non aveva avuto neanche il garbo di cambiare almeno il titolo, mentre il direttore del settimanale di De Benedetti fece finta di niente, invece di cacciarlo a pedate nel fondoschiena. Anche l’ordine dei pennivendoli era distratto. Travaglio si limitò ad inviarmi un’e-mail di scuse.
E Saviano: il sedicente esperto di ecomafie? Peggio ancora, come ha attestato il procedimento giudiziario giunto in Cassazione – in ambito civile – intentato nei suoi confronti dagli autori di inchieste sulla camorra in Campania. Dopo il successo di vendite costruito a tavolino dalla Mondadori del piduista Berlusconi, il pompato dal sistema è approdato sull’altra sponda di Repubblica. E così ha preso a saccheggiare impunemente all’estero, prima di tutto in Albania, sperandola di farla franca, ma adesso è stato preso definitivamente in castagna da un giornale online nordamericano. In Italia, la brava Giulia Fresca aveva messo alle strette questo eroe da barzelletta già nel 2010, sulle pagine online di Articolo 21, mentre nello stesso anno il professor Alessandro Dal Lago aveva stroncato Gomorra nel memorabile saggio Eroi di carta. Il caso Gomorra e altre epopee.
A scuola una volta, campioni del genere del furto letterario si bocciavano inesorabilmente, invece oggi si promuovono addirittura a paladini delle libertà civili. Che paradosso mentre i tempi correnti ammazzano l’etica.