POLEMICA CON PANORAMA. RENZI SMENTISCE L’ ANNUNCIO DELLE DIMISSIONI: “NON L’HO MAI DETTO”.
Matteo Renzi è avvezzo ai contraddittori con le testate giornalistiche: le polemiche erano all you can eat quando l’ex Premier ed ex Segretario del Pd era in carica e si dannava per far passare il Referendum Costituzionale. Sono continuate anche in seguito, quando a Dicembre dello scorso anno si è menzionato il suo nome nell’ambito dell’inchiesta che ruota attorno al Caso Consip, per il quale sono attualmente sottoposte a indagine persone a lui vicine: politici, generali, e padre (Tiziano Renzi). Poi per il Governo-fotocopia allestito con Gentiloni Premier e i nuovi incarichi concessi ai membri del cosiddetto “giglio magico”. Ora, aprile 2017, Renzi torna fare polemica, stavolta rivolgendosi al settimanale Panorama.
Ma andiamo con ordine. In realtà la scintilla s’è accesa, quando Ansa ha pubblicato un’anticipazione dell’intervista di Renzi su Panorama. Immediatamente, arriva la smentita di Renzi, il quale dichiara: “Non l’ho mai detto e stavolta non l’ho nemmeno pensato”. E si rivolge direttamente al giornalista che l’ha intervistato (Andrea Marcenaro): “Con tutta l’amicizia per Andrea Marcenaro, non ho mai detto ciò che Panorama ha riportato. Non l’ho detto e stavolta non l’ho nemmeno pensato.”
Il giornalista di Panorama ribatte ironicamente. “Con tutta l’amicizia per il presidente Renzi, ho riportato pienamente il colloquio: “Questa volta sarei tornato alla politica solo con i voti”. Senza voti, niente impegno politico? “Mi pare evidente”. A me pareva scontato. Non vedo dove sia la notizia , né lo scandalo.”
In risposta, Renzi ri-ringrazia Andrea Marcenaro e rimbecca: “Adesso possiamo tornare a occuparci di cose serie.”
Nella versione integrale dell’intervista -in effetti- la fantomatica promessa di fine carriera attribuita a Renzi suona molto meno enfatica da come appariva all’inizio. Se perdesse le Primarie, Renzi non andrebbe a casa. Anzi, comunica chiaramente che d’ora in poi non mollerà mai.
Ma torniamo a tutt’altra questione, perché la polemica con Panorama s’inserisce nel quadro delle Primarie del Pd.
IL PUNTO DELLA SITUAZIONE: DAI CONVEGNI ALLE PRIMARIE, RENZI IN TESTA
Il 2 aprile si è concluso il primo step della strada verso le Primarie per eleggere il Segretario del Pd.
I dati ormai definitivi aggiudicano a Matteo Renzi una vittoria schiacciante sugli avversari. L’ex Premier e Segretario uscente del Pd fa incetta di consensi, col 68, 22 % (141. 245 voti), doppiando clamorosamente il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, che si attesta come “secondo arrivato” col 25, 42 % (52. 630 voti), mentre Michele Emiliano, sorpassato da Renzi nel proprio circolo a Bari, riesce a scavalcare l’asta del 5 % (secondo quanto previsto dallo Statuto), presentandosi alle Primarie con il 6, 36 % (13. 168 voti).
5 APRILE: CONVENZIONE PROVINCIALE
Ieri, mercoledì 5 aprile, sul territorio italiano si sono svolte le convenzioni provinciali e, nel contesto di queste riunioni, i partecipanti alle assemblee dei Circoli del Pd hanno eletto i delegati che hanno esposto i programmi politici dei candidati alla Segreteria del partito. Ad altri delegati, nominati sempre in sede ai convegni provinciali, spetterà invece presenziare alla prossima convenzione nazionale del 9 aprile.
Le convenzioni provinciali hanno occupato fasce orarie diverse. Augusta ha fatto la propria selezione ieri mattina, mentre ad Avellino la convenzione si è tenuta alle 16:30, presso il centro sociale di “Samantha della Porta”, dove sono stati nominati i 13 delegati irpini che parteciperanno alla convenzione nazionale a Roma. Avellino sostiene Renzi, risultando uno dei circoli con la percentuale di voti più alta.
PUZZA DI TRUFFA
Il Congresso del Pd, dunque, prosegue imperterrito per passare il testimone all’evento delle Primarie del 30 aprile. Superando le polemiche coi giornali e persino le denunce di broglio, come quelle in Puglia, nel Comune di Copertino (LE), dove è stata annunciata la vittoria di Renzi sebbene (udite, udite!) le elezioni non fossero mai avvenute. Per non parlare delle tessere gonfiate a Napoli, episodio in merito al quale il Governatore campano Vincenzo De Luca si è espresso duramente: “A Napoli il partito non vale niente”. E così a Milano, che ha fatto parlare di sé per l’individuo che offriva 10 euro i cambio di un’iscrizione al Partito Democratico prima dei tempi di scadenza.
Un panorama losco che inquina anche la limpidezza delle elezioni.
Il deputato del Pd Andrea Martella, coordinatore della campagna di Orlando, ammonisce la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi: nel corso di un’intervista a Sky tg24 la Boschi ha negato l’esistenza di irregolarità di voti a favore di Matteo Renzi: “C’è una commissione di garanzia che verifica la correttezza delle procedure” e aggiunge: “Se ci sono casi d’irregolarità, si facciano nomi, cognomi e luoghi. La commissione di garanzia farà le dovute verifiche”.
Martella replica: “Da Maria Elena Boschi era legittimo attendersi un atteggiamento di maggiore sensibilità rispetto alla questione delle irregolarità emerse in una serie di circoli e riguardanti l’anagrafe degli iscritti e il tesseramento… Invece l’impressione è che voglia quasi puntare l’indice su chi ha contribuito a far salire a galla queste irregolarità”.
Il riflettore, ovviamente, è puntato su Matteo Renzi, in quanto candidato largamente favorito, e che se pure non abbia ancora vinto ufficialmente, ha quanto meno già ottenuto -ufficiosamente- la nomina di Segretario del Partito Democratico (visto il suo panciuto 68%).
Ironizzando sull’appeal del suo principale avversario alle Primarie, il Guardasigilli Orlando si ritrova attualmente al centro delle pagine di gossip per la mancanza di una fidanzata. “Come mai Orlando è single?”, domandano in sala-stampa i giornalisti, invece di domandarsi: “Come mai stiamo per far vincere alle Primarie il nostro ex Segretario: colui il quale aveva promesso ai suoi elettori che se avesse perso al Referendum si sarebbe ritirato a vita privata, ed ora, smentendo se stesso, chiede a quegli stessi elettori di votarlo per la medesima carica da cui si è dimesso?” . Ma la politica è anche questo. Una politica “all’italiana”, fomentata dalle pagine che promuovono la superficialità, invece di contestarla e riportare alla ribalta il dato politico.
Intanto, Orlando si rivolge fiducioso alla data del 30 aprile, quando anche il resto degli elettori, e non solo i tesserati al Partito Democratico, potranno esprimere la propria preferenza. La partita è ancora aperta, dunque.
Prospettiva, quest’ultima, condivisa anche da Emiliano, il quale appare come il candidato meno candidato che ci possa essere, col suo 6%. Ma la regola delle elezioni è la stessa della scuola: se con un 5 sei bocciato, basta un 6 per passare alle Primarie.
Chiara Fina