Il presidente statunitense Donald Trump continua ad innalzare barriere protezionistiche.
Donald Trump lo ha promesso in campagna elettorale e ora, che è diventato presidente degli Stati Uniti, sta pian piano procedendo nella realizzazione di tutte quelle barriere fisiche, politiche ed economiche con cui intende riportare alla gloria la sua Nazione.
Il protezionismo è tipico dei momenti di crisi, la storia ne è testimone. Il lavoro precario, la povertà in crescita, l’insicurezza sociale portano al desiderio di chiusura. Nell’idea che tutto quello che sta oltre i confini del proprio Paese è una minaccia distruttiva.
Il sistema economico odierno si nutre della globalizzazione che, volente o nolente, unisce tutto il mondo. La concorrenza è spietata e i piccoli pesci fanno fatica a difendersi dal predominio degli squali che si nutrono avidi e prepotenti.
Allo stesso tempo, in questa spietata lotta alla sopravvivenza, le innovazioni sono fortemente favorite e la qualità altamente premiata.
Gli Stati Uniti sono passati dall’essere la maggiore potenza mondiale (sia dal punto di vista militare che economico), al vedere una progressiva riduzione del loro dominio e alla nascita di altre realtà voraci e potenti.
Per difendersi da queste realtà, Trump ha intrapreso una serie di manovre sul piano economico, e non solo, per proteggere i cittadini americani da quel grande mercato che un tempo costituiva la fonte essenziale di ricchezza negli States.
Ovviamente, uno dei concorrenti maggiori è proprio la Cina, che in pochi decenni ha fatto passi da gigante, diventando una vera e propria potenza economica.
Wilbur Ross, segretario al commercio americano, sostiene che attualmente è in corso una “guerra commerciale” e gli Stati Uniti non hanno più intenzione di subire colpi e gli “abusi del commercio estero“.
Con questi propositi, il presidente Trump ha firmato due provvedimenti. Uno aprirà un’indagine sui deficit commerciali tra Usa e i suoi principali partner: Cina, Germania, Corea del Sud, Giappone e Messico.
Il secondo provvedimento è volto all’applicazione rigorosa di leggi anti-dumping, nel tentativo di evitare la concorrenza sleale da parte delle imprese estere su quelle statunitensi.
Se Donald Trump riuscirà a realizzare il suo scopo, potrebbe verificarsi, come già accaduto in passato, una reazione a catena che spingerebbe ogni Paese a chiudersi in se stesso. Un effetto domino che potrebbe far crollare tutto e tutti. Economia compresa.
Radavoiu Stefania Ema