La lotta per l’approvazione dei diritti civili ha visto il raggiungimento di un importante traguardo con la regolarizzazione delle unioni civili. Lo stato è ancora pessimo.
Col Governo Renzi che, in 1000 giorni, ha prodotto prima fra tutti per importanza e per tempo di attesa la Legge n. 76/2016 sulle Unioni Civili. Un traguardo storico dopo tante promesse a vuoto anche e soprattutto a sinistra, che colma una lacuna discriminatoria durata anni ed è un passo fondamentale per arrivare. Come orizzonte condiviso in tutte le democrazie occidentali evolute, al Matrimonio egualitario. L’Italia era tra gli ultimi Paesi dell’Unione Europea ad avere un vuoto legislativo in questo campo e l’ha riempito grazie all’entrata in vigore della legge.
Attualmente è in corso la 119° sessione del Comitato dei diritti umani, a Ginevra (dal 6 al 29 marzo). Il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (CDU) ha introdotto nel 2011 la procedura revisionata per l’esame della situazione dei diritti umani in tutti gli stati membri delle Nazioni Unite. C.d. Revisione Periodica Universale (Universal Periodic Review – UPR). L’esame ha una cadenza ciclica di quattro anni e mezzo.
Valutare il rispetto da parte degli Stati del Patto sui diritti civili e politici del 1966. Ciascuno Stato viene invitato a presentare un rapporto nel quale spiega come ha affrontato i problemi individuati dal Comitato nei quattro anni precedenti. Il rapporto viene discusso in una seduta pubblica con il governo del Paese interessato.
l’Italia, già esaminata, risulta essere in ritardo. La Commissione diritti umani ONU chiede al Governo Italiano una riforma sulle adozioni: garantire l’accesso all’adozione per le coppie dello stesso sesso. I diritti dei conviventi già oggi garantiti in Italia non si interessano minimamente al sesso delle persone
Ciò che il nostro Paese vieta è legale oltre il confine.
“L’Italia è bloccata dal punto di vista dei diritti civili. Si va all’estero per nascere, per curarsi, per partorire, per lavorare e per morire. O sblocchiamo la libertà delle persone in termini di diritto di scelta della propria vita oppure continueremo ad avere questi migranti per i diritti.” Quanto affermato da Monica Cirinnà, senatrice del Partito Democratico.
Dopo otto anni, con la morte per eutanasia, di un’altra persona, fuori dall’Italia, approda una proposta di legge sul testamento biologico nell’aula di uno dei due rami del Parlamento. «Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento». La Legge Sul Biotestamento . Si avvia l’iter per la proposta di legge relativa al fine vita.
Un Paese che con i diritti civili intrattiene una relazione molto problematica. Dopo decenni e decenni di democrazia repubblicana e antifascista, non è riuscita a scrollarsi di dosso i delitti d’opinione. Coniati in epoca fascista. Anche un avanzamento «civile» appare lento, faticoso, quasi impossibile. E non solo, come vorrebbe la vulgata, per via di un eccesso di «ingerenza» clericale. La testardaggine con cui le maggioranze di governo si sono volute intestare leggi che riguardassero la sfera dei diritti civili ha sempre portato alla paralisi.
Separazioni, nozze omosessuali, eutanasia. Una classe dirigente non sempre matura affronta le questioni con timore. E rinvia.
In Francia e in Spagna le leggi più dirompenti sul piano delle convivenze tra coppie gay hanno suscitato proteste clamorose nel mondo cattolico. Manifestazioni di piazza, prese di posizione durissime della Chiesa. Normale e legittimo in una democrazia liberale che riconosce tra i primi diritti quello al dissenso.
Invece in Italia tutto fa paura. Si cerca il punto di equilibrio perfetto che rimanda sine die il momento della scelta e della decisione. Si mostra un’accondiscendenza ossequiosa nei confronti delle posizioni di vescovi e cardinali. Che hanno tutto il diritto di intervenire sulle questioni pubbliche. Ma non possono pretendere che le maggioranze laiche seguano alla lettera le loro indicazioni.
Di cosa parliamo veramente, dunque, quando parliamo di diritti civili?
Storicamente, il succedersi di diritti di ambito e natura diversi ha dato luogo a una differente loro classificazione. Riordinata da Thomas H. Marshall in “Ragione del criterio”. Appunto storico, delle successive generazioni di diritti. Lo ricordava Norberto Bobbio: «i diritti dell’uomo, per fondamentali che siano, sono diritti storici. Cioè nati in certe circostanze, contrassegnate da lotte per la difesa di nuove libertà contro vecchi poteri. Gradualmente, non tutti in una volta e non una volta per sempre».
I diritti civili, i diritti politici, i diritti sociali, i diritti di terza o quarta generazione e così via. Lo svolgersi degli avvenimenti consente sempre nuove periodizzazioni, assorbendo antiche differenze in categorie più comprensive, oppure distinguendo ulteriormente ciò che è di oggi da ciò che è emerso ieri o l’altro ieri.
La Costituzione italiana del 1947. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948. La Legge fondamentale tedesca del 1949. Riscoprono la dignità della persona come attributo di senso delle vecchie e nuove libertà in esse e (a partire) da esse riconosciute. All’origine c’è il rovesciamento di una tradizione distintiva, che voleva «degni» i «dignitari». Coloro che meritavano il riconoscimento di una eccellenza. Degno è invece, ora, ogni essere umano, in quanto tale. Così, la dignità – avendo attraversato l’universalismo della modernità – si presenta sulla scena pubblica come fattore di valutazione e di commisurazione di quei valori di libertà, eguaglianza, solidarietà. Su cui si fondano le nostre società e i nostri regimi democratici. Come la storia degli ultimi due secoli insegna, non c’è libertà, non c’è eguaglianza, non c’è reciprocità senza il riconoscimento della dignità di ciascun essere umano in relazione con i suoi simili.
Felicia Bruscino