Arriva, dopo le tante polemiche intorno all’accordo sui migranti Italia – Libia, lo stop formale da parte del Tribunale di Tripoli.
Stando al Libya Herald, la Corte d’appello della capitale ha bocciato l’accordo, dal punto di vista formale, per via della sua illegittimità istituzionale: fino a che il governo di Serraj non verrà riconosciuto dal Parlamento di Tobruk, il premier non avrà la legittimità necessaria a stringere un simile accordo internazionale.
Il problema deriva dallo stallo creatosi all’interno di un’assemblea che chiede di attribuire al generale Khalifa Haftar un ruolo cruciale, e non riconosce ad oggi Serraj, sostenuto tuttavia dall’Onu.
Il ricorso, scrive il Libya Herald, era stato presentato da “sei persone fra cui l’ex ministro della Giustizia Salah Al-Marghani”.
Una contestazione non solo ricononducibile all’illegittimità dell’accordo, ma anche, dal punto di vista sostanziale, al definito “controverso piano”, in una situazione in cui le istituzioni del Paese sono impegnate in un’aspra guerra civile.
Intanto giunge la voce di un doppio tragico naufragio a largo delle coste libiche, a 21 km a nord di Sabrata, reso noto dalla Ong spagnola Proactiva Open Arms dopo il recupero nella mattina di giovedì di cinque corpi. I morti potrebbero toccare le 240 persone, di età compresa tra i 16 e i 25 anni.
Quella libica ricordiamo essere la principale rotta mediterranea, privilegiata dai trafficanti di vite in seguito alla chiusura di quella balcanica.
Un tratto pericoloso, difficile, mortale, in particolar modo nei mesi invernali, che conta un numero di naufragi da brividi.
I numeri dello scorso anno si aggirano intorno alle 4.600 vittime, il doppio rispetto al 2015 che ne contava all’incirca 2.850. Nel 2014 le vittime accertate di questa traversata sono state oltre diecimila. Dei numeri che spaventano ancora di più nella considerazione che le cifre reali potrebbero essere ben più elevate.
Ilaria Piromalli
Fonte immagine: http://www.secoloditalia.it/2017/02/440500/