L’inflazione( che in latino significa gonfiatura) è l’aumento del livello medio generale dei prezzi di beni e servizi. Esso comporta una erosione del potere di acquisto dei consumatori. L’inflazione è calcolata sulla base delle abitudini medie della popolazione. Si tengono conto i beni di uso quotidiano e i servizi di cui le famiglie fanno uso. In Italia l’Istat è l’organo che (tra i tanti compiti assegnati) provvede a monitorare l’andamento dei prezzi.
COSA PROVOCA L’INFLAZIONE
L’inflazione può avere diverse cause e non esiste completo accordo su quale sia quella che influisca di più. Le più probabili sono l’aumento dei costi di produzione dei beni analizzati e l’aumento della quantità di moneta in circolazione.
L’IPERINFLAZIONE : LA GERMANIA POST PRIMA GUERRA MONDIALE
Il caso più famoso ed estremo è quello della Germania nel primo post-conflitto mondiale. Nel dicembre del 1923 un chilo di pane costava 400 miliardi di Marchi. Ogni giorno le banche tedesche stampavano una ingente quantità di moneta. Se per i poveri nulla poteva peggiorare per il ceto medio non si poteva dire la stessa cosa. Tutti quelli che avevano dei risparmi in banca o piccoli investimenti in titoli di stato o azioni persero tutto. L’inflazione cancellò in pochi mesi tutta la classe media e milioni di tedeschi divennero nullatenenti.
TORNIAMO A NOI
Da sempre l’inflazione è un fenomeno che riguarda tutti i paesi(Italia compresa). Nel 2008 ‘inflazione era aumentata del 3,3%(rispetto allo scorso anno) mentre negli anni successivi si è attestata a livelli più bassi (ma pur sempre aumentata) eccetto per gli anni 2015 e 2016 dove il tasso era intorno allo 0. Tutto “normale” se non fosse per il “cronico” blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici (sarà bloccato fino al 2020 salvo altre proroghe). La busta paga del lavoratore non si sta adeguando al depauperamento del valore della moneta da molto tempo. Inutile dire che questa diminuzione del salario reale andrà ad influire(ovviamente) sul volume dei consumi tamponando in parte l’economia italiana. Da molto tempo il “congelamento degli stipendi” è un tema molto dibattuto tra i sindacati e il governo. L’ennesima impennata del 1,6 % aggiunge altre ferite alle persone colpite.
PREVISIONI PER IL FUTURO
Tra aumenti IVA, inflazione e mancanza di lavoro, l’aumento previsto dei consumi delle famiglie italiane diminuisce sempre di più. Gli ultimi rapporti di Confcommercio e Censis stimano un aumento più contenuto rispetto ai ritmi già “blandi” del triennio 2014-2016 con una crescita attesa inferiore all’1%. Entro la fine di quest’anno, il governo dovrà rivedere una legge di bilancio “disinnescando” la clausola di salvaguardia per 19,5 miliardi di euro. La clausola di salvaguardia prevede automaticamente l’aumento automatico dell’IVA qualora lo stato non riuscisse a reperire le risorse pianificate. Per evitare che ciò accada si dovranno trovare 12,5 miliardi per impedire l’aumento dell’aliquota massima e quasi 7 miliardi per quella sui generi alimentari. Cosa ci riserverà il futuro lo scopriremo solo vivendo.
MARCO GALLETTI