ROMA: 15 MARZO, PALAZZO MADAMA APPOGGIA LOTTI
Luca Lotti si è detto “tranquillo” fino a poco prima di conoscere il verdetto sulla mozione di sfiducia presentata contro di lui dal M5S. E ha fatto bene, perché il risultato è stato schiacciante. Per coloro che lo volevano fuori, il Senato si è espresso forte e chiaro, con 161 No e solo 52 Sì. Con 2 astenuti.
I presenti erano 219, ma i votanti sono stati 215.
Gli scissionisti del Pd non hanno votato la sfiducia, proponendo invece una mozione alternativa. A farsene portavoce, il senatore Gotor: “Chiediamo, anche in una sede parlamentare, che il ministro Luca Lotti si dimetta e, nel caso resti al suo posto, chiediamo al presidente Gentiloni di sospendere le deleghe fino al chiarimento della vicenda in cui il ministro è coinvolto.” Tra i sostenitori della mozione, Lega Nord, Sinistra Italiana e persino Ala (il cui leader Denis Verdini, ha in comune con Lotti la menzione del proprio nome nell’inchiesta Consip).
L’ARIA CHE TIRAVA IN SENATO
Nel corso della seduta, non sono mancati le risatine malevole e i dissensi. La parola più gettonata è stata “strumentale”. A lanciarla, lo stesso Lotti, il quale in propria difesa ha dichiarato che le motivazioni della richiesta di sfiducia andrebbero aldilà del Caso Consip, nel quale attualmente è indagato con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento. Le ragioni vere sono politiche. Il Ministro dello Sport denuncia un “uso strumentale della politica”.
“Non sono così sprovveduto da non capire il senso di questa mozione: questa vicenda risale a dicembre, come mai soltanto adesso è stata presentata una mozione di sfiducia? Mi sembra evidente: è in atto un tentativo di colpire me non per quello che sono, il ministro dello Sport, ma per quello che nel mio piccolo rappresento. Si cerca di mettere in discussione lo sforzo riformista di questi anni”.
La strategia dei 5 Stelle sarebbe lampante: buttare giù Lotti per buttare giù anche il Governo Gentiloni. E detronizzando il nuovo Premier, l’altra poltrona a saltare sarebbe quella di Matteo Renzi, da poco in corsa per la Segreteria del Pd.
In effetti, vari argomenti hanno fatto da contorno nel pomeriggio di ieri. Se Lotti era la portata principale, i parlamentari hanno aperto lunghe parentesi sulla inutilità e/o validità della mozione presentata dai grillini. Si è fatto il nome di Vasco Errani e di altri che la magistratura ha assolto, paragonandone la situazione a quella di Lotti. Ma digressioni più lunghe hanno interessato la sindaca di Roma Virginia Raggi. Sul suo capo pende, infatti, un’accusa di abuso d’ufficio che i 5 Stelle starebbero cercando di minimizzare. Stando al Pd, il M5S sarebbe garantista solo verso i suoi adpeti. Luigi Di Maio, giorni addietro, ha fatto presente che, contrariamente a Lotti, la Raggi “Non ha preso soldi da nessuno”. E Paola Taverna, relatrice del M5S, prendendo la parola ha attaccato il “giglio tragico” e il “sistema Renzi”.
PERCHE’ I 5 STELLE HANNO AVANZATO LA MOZIONE CONTRO LOTTI
Invitata a commentare il verdetto dalla Gruber, la Taverna ha ribadito che la mozione di sfiducia aveva alla base fondamenti morali e civili, non politici. “A Lotti si richiedeva un atto di responsabilità” per il suo apparente coinvolgimento nell’Inchiesta Consip.
Il Caso Consip vede al suo interno molteplici protagonisti. Quelli che ci interessano nello specifico sono l’amministratore di Consip Luigi Marroni e Luca Lotti. Il primo ha dichiarato di avere bonificato il proprio ufficio dalle cimici poste lì dai Carabinieri del Noe a seguito di una soffiata ricevuta dal secondo (Lotti).
Per mezzo della deposizione di Marroni, ora il ministro Lotti è indagato. “Ma se Marroni mente”, domanda la senatrice Taverna,“perché, allora, Lotti non lo querela?”.
E il Ministro dello Sport parrebbe già intenzionato a sposare questa linea.“I fatti sono chiari”, ha asserito, “io non ho mai avvisato alcuno sull’indagine. Mai. Sostenere il contrario è calunnia. Mi trovo in una situazione molto semplice: questa presunta rivelazione non c’è mai stata. Ho fornito ai magistrati tutta la documentazione del caso: agende, spostamenti. Io vorrei che l’accertamento fosse più rapido perché so che né io né i miei collaboratori abbiamo fatto niente di scorretto. Aspetto in tribunale chi sputa sentenze. Chi chiede mie dimissioni è culturalmente subalterno e politicamente scorretto”.
La faccenda di Consip, dunque, sarebbe solo un grande malinteso. E malgrado resti il domandone da un milione di dollari sulle microspie (e sul perché avvisare Marroni se non c’era niente da nascondere), siamo fiduciosi che se il Ministro è innocente non avrà difficoltà a darne prova al magistrato. E mentre aspettiamo, constatiamo che, almeno dalla serata di ieri, Lotti è uscito vincente.
Chiara Fina