Via libera parlamentare per la Brexit
È ufficiale il via libera, sia dalla Camera dei Comuni che, dopo gli eventi dell’ultima settimana, della Camera dei Lord, per la legge che autorizza l’avvio delle procedure per la Brexit.
Ultimo step mancante è il Royal Assent, il consenso formale della Regina Elisabetta, in seguito al quale si potrà avviare i negoziati per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.
L’esecutivo e insieme alla sua leader, Theresa May, hanno ripristinato la forma originale della procedura in seguito all’abrogazione dei due emendamenti inseriti dalla Camera dei Lord, che tuttavia, infine, non ha potuto che acconsentire.
Già da oggi, dopo il consenso della Regina Elisabetta alla legge, la premier conservatrice britannica Theresa May potrà ricorrere all’esecuzione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona ed avviare quindi i negoziati che rendereanno effettiva la Brexit.
I prossimi passi
Nei giorni scorsi Theresa May aveva informato di voler avviare le procedure che condurranno alla Brexit in via effettiva “entro fine marzo”.
Invocare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona comporterà una procedura concordata dai capi di Stato e di governo dei 27 paesi dell’Unione nella riunione informale tenutasi nel dicembre scorso.
“Il Consiglio europeo mantiene il controllo politico del processo e la Commissione ha la funzione di negoziatore dell’Unione.”
La notifica ufficiale verrà depositata presso il Consiglio europeo, in seguito al quale i Paesi dell’Unione prenderanno atto delle posizioni da tenere durante i negoziati. Tali posizioni potranno essere modificate in corso d’opera, se necessario.
Sarà il Consiglio designato agli “Affari generali” ad autorizzare la procedura dei negoziati per la Brexit, adottando le opportune direttive di sostanza e istituzionali da adottare, nonché la Commissione a cui verrà affidata la contrattazione.
È Michel Barnier a presiedere la Commissione in questione, dal dicembre 2016.
Il caso scozzese
Ma mentre la Brexit, il divorzio tra Regno Unito e Unione Europea, si fa sempre più vicina, la leader scozzese, Nicola Sturgeon, come promesso, in una conferenza stampa di grande eco, nella giornata di ieri, prima del sì definitivo del Parlamento – arrivato intorno alla mezzanotte – ha pubblicamente affermato che “se Londra lascerà l’Ue senza indicare che la Scozia vuole una diversa relazione con l’Europa, gli scozzesi devono poter decidere cosa preferiscono.”
Questo in un referendum che anima gli scissionisti da tenersi tra l’autunno 2018 e la primavera 2019.
“La prossima settimana incontrerò le autorità del Parlamento scozzese per concordare con il governo britannico la procedura che consentirà al Parlamento scozzese di convocare un referendum sull’indipendenza”.
Ricordiamo che durante la consultazione referendaria gli scozzesi si espressero per il Remain, il che andò a fomentare quell’indipendenza dal Regno Unito sempre rivendicata – già per altro oggetto di votazione il 18 settembre 2014.
Downing Street da parte sua dice no a un referendum bis Scozia. Theresa May in una dichiarazione afferma che un voto del genere “causerebbe incertezza”.
Sarà più conveniente, secondo la May, avviare una Brexit “nell’interesse di tutte le nazioni” del Regno Unito, dopo aver accusato la leader scozzese Sturgeon “di giocare con il futuro del Regno Unito.”
Un Regno disunito
Non è solo la questione scozzese ad animare il dibattito sulla Brexit, ma anche quella dell’Irlanda del Nord.
Tra una Scozia che parla di “voto chiaro e inequivocabile”, una Londra cosmopolita e consapevole dei rischi di mercato che non cede alla possibilità d’uscita e, infine, un’Irlanda del Nord che attraverso Sinn Fein, ex braccio politico dell’Esercito Repubblicano Irlandese (IRa), ha subito chiesto la convocazione di un referendum sull’unificazione con l’Irlanda sulla scia scozzese, il voto raggiunto nella tarda serata potrebbe creare diatribe notevoli.
Appare chiara l’immagine internazionale di un Regno palesemente disunito che rispecchia quel Parlamento palesemente altalenante che si è visto in azione la scorsa settimana.
Ilaria Piromalli
Fonte Ansa.it
Fonte immagine: http://www.businessinsider.com/real-brexit-terms-under-new-conservative-prime-minister-theresa-may-2016-7?IR=T