Il codice penale brasiliano impedisce agli agenti della polizia la libertà di espressione.
L’ONG Human Rights Watch racconta la storia di un poliziotto brasiliano, Darlan Abrantes, per denunciare il sistema militaristico che vige sulla polizia in Brasile. Abrantes ha deciso di denunciare le ingiustizie che molti poliziotti subiscono scrivendo un libro in cui definisce la polizia brasiliana a “medieval” police system. Egli spiega quanto sarebbe importante smilitarizzare la polizia, in modo che essa possa essere quanto più vicina alla popolazione e combattere il crimine in modo concreto ed efficace.
Nel sistema attuale, ogni agente è un subordinato e deve rispettare il superiore sempre e comunque. Non deve pronunciarsi in alcun modo contro un ordine proveniente dall’alto o esprimere idee critiche su qualcuno di grado maggiore. Le sanzioni che si rischiano sono molto severe.
Darlan Abrantes, per aver scritto e pubblicato il libro in cui ha raccontato tutto questo, è stato accusato di “reati gravi” e “assoluta mancanza di disciplina e insubordinazione“.
Un tribunale militare ha condannato Abrantes, nel luglio del 2016, a due anni di carcere, ai sensi dell’articolo 155 del codice penale militare, per “incitamento alla disobbedienza, indisciplina o la pratica di un crimine militare“.
Il codice penale militare non fornisce alcuna indicazione precisa sui comportamenti da considerare come reato, di conseguenza i giudici godono di ampio spazio per libere interpretazioni. Così facendo, criminalizzano ogni azione a loro scomoda, anche una semplice critica o un’opinione diversa si trasforma in mancanza di disciplina.
In Brasile, molte parti del codice penale risalgono alla dittatura, per questo motivo la libertà di espressione è ampiamente ristretta nonché punita.
Per questi motivi Human Rights Watch sostiene la necessità di una riforma delle leggi brasiliane. Le sanzioni previste da codice penale devono essere proporzionali al reato effettivamente compiuto. Un reato che però deve essere dimostrabile ed incontestabile, con la possibilità di un processo equo in cui l’accusato possa difendersi. La libertà di parola e di espressione degli agenti deve essere garantita e tutelata.
Radavoiu Stefania Ema