Quando la tecnologia incontra la parte migliore dell’essere umano che la programma si assiste alle scoperte migliori. Open Hands Project con il suo progetto Dextrus è un esempio di questo binomio perfetto.
Ma partiamo dall’inizio. La stampa 3D è stata per molti anni utilizzata prevalentemente in ambito industriale. Oggi, però, grazie alla riduzione dei costi e alla conseguente accessibilità da parte di un pubblico più ampio, conosce un’apertura nuova verso fronti sociali e medici. Il concetto che sta alla base di questo tipo di stampa è piuttosto facile. Il software per la stampa scompone l’oggetto tridimensionale in una serie di livelli bidimensionali. In questo modo la stampante creerà l’oggetto livello dopo livello. Strato dopo strato l’oggetto prende forma. Insieme a lui, prendono forma le speranze di molte persone affette da disabilità.
Nello specifico, Open Hands Project lavora, attualmente, su un progetto molto ambizioso: Dextrus. Si tratta di una mano molto diversa dalle normali protesi, poiché permette movimenti molto simili a quelli di una mano umana. In funzione dei muscoli vengono utilizzati dei motori elettrici, mentre piccoli cavi in acciaio fanno la parte dei tendini. Le ossa diventano le parti stampate in 3D e per la pelle c’è uno speciale rivestimento in gomma.
Si può collegare la mano ad una protesi esistente e l’utilizzo di elettrodi stick-on permette a Dextrus di leggere i segnali inviati dai muscoli rimasti. In questo modo la mano sarà in grado di muoversi con movimenti naturali. Potrà aprirsi, chiudersi o afferrare gli oggetti più disparati. Ad assicurare la vita di Dextrus c’è una batteria al litio, che ne permette una durata tra le 8 e le 12 ore. Esiste, inoltre, la possibilità di aggiungere una batteria supplementare per allungare i tempi. Il materiale utilizzato per le parti stampate in 3D è la plastica ABS, la stessa dei Lego. Un materiale duraturo ma più economico di quello delle canoniche protesi robotiche.