Su Cell è stato pubblicato uno studio ad opera di Nathan D. Kirchhofer (attualmente ricercatore presso la Asylum Research di Santa Barbara) e Zachary D. Rengert, in cui danno notizia di essere riusciti a trasformare dei batteri in generatori di elettricità. La produzione di energia elettrica è un fenomeno presente già naturalmente nel mondo dei batteri, ma trasformarne alcuni scelti da noi in (modesti) generatori di elettricità potrebbe avere delle interessanti applicazioni pratiche.
Produzione di energia dai batteri: non parliamo di una fonte di energia alternativa
Sia chiaro non stiamo parlando di qualcosa che potrà mai diventare una fonte di energia importante, non potremo mai far funzionare a bioenergia da batteri un grande impianto, ma non si tratta nemmeno solo di una curiosità scientifica, le possibili applicazioni pratiche esistono. Ad esempio, la prima che viene in mente è: alcuni batteri sono comunemente usati in processi di ripulitura dell’acqua, se si riuscisse ad infondere questa caratteristica in quei batteri se ne potrebbe guadagnare abbastanza almeno per azzerare il costo della ripulitura dell’acqua, non sarebbe male, no?
Il procedimento tecnico
Manco a dirlo è un po’ complesso, ne dubitavate? In parole povere: tra i batteri che producono elettricità naturalmente ce n’è uno che si chiama Shewanella oneidensis MR-1, questo tipo di batteri vivono in ambienti senza ossigeno e respirano in metalli e elettrodi per mezzo di proteine che conducono elettricità nelle loro membrane cellulari. I ricercatori hanno studiato la Shewanella oneidensis e hanno pensato a un modo per conferire la sua capacità di produzione di energia elettrica a batteri che non la posseggono, hanno creato una molecola chiamata DFSO+ che contiene al suo centro un atomo di ferro, poi l’hanno messa in una soluzione e hanno aggiunto la soluzione a dei batteri. In pochi minuti la molecola ha trovato la sua strada nelle membrane cellulari del batterio ed ha iniziato a condurre elettroni attraverso il suo nocciolo di ferro.
Ora ci vorrà del tempo perchè questo processo diventi stabile in modo da poterlo utilizzare in applicazioni pratiche, ma i ricercatori sottolineano che un altro importante risultato della ricerca è che si possono cambiare le caratteristiche dei batteri senza ricorrere all’ingegneria genetica.
Roberto Todini