“Un padre è un male necessario”, fa dire James Joyce a Stephan, figlio di Leopold, nel celebre romanzo “Ulisse”, con riferimento implicito a tutti i padri del mondo. Può richiamare in senso freudiano tutto ciò che ha a che fare con la repressione degli istinti, le regole e i tabù, ma il padre è necessario per fare andare le cose dritte. Forse c’è questo sentimento diffuso dietro quella che già due istituti di sondaggi annunciano come una chiara tendenza della società italiana: gli Italiani vogliono l’uomo forte.
Se crisi della figura del padre, crollo dei punti di riferimento e voglia dell’uomo solo al comando si intreccino, è un punto di domanda a cui spetta a sociologi e psicologi rispondere. Represso e sottaciuto, perché è poco politically correct, l’esigenza dell’uomo forte si tocca con mano ogni qualvolta si affermano figure con un piglio decisionista, che rompono gli schemi e decidono senza guardare in faccia nessuno…o meglio “dicono” di decidere senza guardare in faccia nessuno.
Un sondaggio pubblicato dalla Demos nei mesi scorsi registra che l’attesa di un uomo forte al comando tra i cittadini italiani è in continua ascesa, in particolare tra i giovani e i più disillusi e stanchi della politica che ha governato fino ad oggi. Se osserviamo gli elettorati di partito, solo fra gli elettori di Sel e degli altri soggetti di Sinistra l’adesione a questa prospettiva non è maggioritaria. Anche se di poco. Presso la base degli altri partiti, invece, il consenso appare larghissimo. In alcuni casi, come Forza Italia quasi totale. Fra gli elettori della Lega e dei Fratelli d’Italia, è prossimo al 90%. Mentre tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, la voglia di “uomo forte” prende oltre tre quarti della base, tra elettori e simpatizzanti.
E il dato giovanile, emerge in particolare da un altro sondaggio realizzato dall’Istituto Piepoli per Agora, pubblicato nei giorni scorsi sul termometropolitico.it. Sono proprio i giovani a volere l’uomo forte. Ben il 76% dei 18-34enni risponde positivamente alla domanda se serva o meno l’uomo forte a governare l’Italia. Percentuale che scende al 71% tra i 35 e i 54 anni per calare al 58% oltre i 54 anni. Per quasi il 30% degli intervistati l’ “uomo forte” ha il volto di quelli che oggi sono i due principali leader d’opposizione: Matteo Salvini e Beppe Grillo. Solo l’8% indica l’ex premier Matteo Renzi e un quinto ritiene che siano gli Italiani stessi ad incarnare il populismo.
Ci aspetterà nel futuro non molto lontano un Putin con pettorali scolpiti che fa il bagno nelle acque gelide o un Trump che in otto giorni chiude frontiere e costruisce muri, turandosi le orecchie al grido di proteste di piazza e di salotto? Realisticamente è poco probabile. I dati però ci confermano che l’uomo forte al comando è atteso, è desiderato. Forse è visto come la soluzione dei mali.
Possiamo ipotizzare alcune motivazioni che spingono soprattutto i più giovani a dichiararsi per l’uomo forte al comando. La prima è proprio quella con cui abbiamo iniziato: un padre è un male necessario. Può essere impopolare, dare medicine amare, punire. Ma per molti è l’unica soluzione di fronte a derive di indecisionismo e assistenzialismo che per anni hanno solo peggiorato le condizioni di vita delle persone, reso incapace la società italiana di progettualità e di investire sul futuro. Un padre che ha il volto del buon padre di famiglia, capace di dire dei No necessari e indispensabili. Di stringere i cordoni della borsa per conservare per il futuro.
Ma dietro l’esigenza dell’uomo forte si può nascondere un’altra domanda. Per tornare a Freud, mentre si chiede l’uomo forte al comando, si domanda il “padre castratore”. A patto che non lo faccia contro di noi. Che usi il pugno duro contro quei “nemici” o pseudo tali che potrebbero minacciarci: che siano immigrati, persone che protestano per i loro diritti, gente che si batte per delle cause. Che picchi chi ci molesta perché noi non sappiamo cavarcela da soli, non siamo capaci di intrecciare dialoghi e di ragionare.
Chi non vorrebbe a guidare il Paese una figura capace di prendere decisioni, anche radicali. Tutto sta a capire di quale forza si tratta. Della forza bruta o della forza della ragione.
Salvatore D’Elia