In realtà l’articolo pubblicato su Science Translational Medicine non è a proposito della scoperta di un nuovo farmaco, ma sui risultati di una ricerca condotta da ricercatori di Yale che hanno investigato dei difetti genetici, già noti, presenti nelle cellule di alcuni tipi di tumori (soprattutto cerebrali ma anche in altri tipi) che le rende suscettibili all’azione di una classe di farmaci noti come PARP inibitori e in particolare di un farmaco recentemente approvato dalla FDA che viene utilizzato per la terapia del cancro ovarico.
I risultati dello studio
Era già conosciuto che le cellule di alcuni tumori maligni e di alcune leucemie hanno dei difetti genetici nel loro DNA, localizzati in geni chiamati IDH1 e IDH2, questi difetti le rendono sensibili a vari tipi di radio e chemioterapia aumentando l’aspettativa di vita dei pazienti trattati. Lo studio effettuato a Yale da un nutrito team di ricercatori capitanato da Ranjit Bindra (assistente professore di radiologia terapeutica e patologia sperimentale) e Peter Glazer (professore di radiologia terapeutica e di genetica) ha investigato su questa debolezza delle cellule tumorali provando numerosi farmaci utilizzati per la terapia del cancro su linee di queste cellule mutate.
Il risultato è stato che le cellule che hanno i difetti nei geni IDH1 e IDH2 si sono rivelate particolarmente sensibili all’azione di una classe di farmaci conosciuti come PARP (Poli-(ADP-ribosio)-polimerasi) inibitori, in pratica questi farmaci vanno a interferire col naturale processo di autoriparazione delle cellule e con la morte programmata delle stesse (apoptosi). Tra questi farmaci c’è anche l’olaparib recentemente approvato dalla FDA per il trattamento del cancro ovarico, che utilizzato su cellule di tumori cerebrali ne ha incrementato la mortalità di ben 50 volte.
Prospettive aperte dallo studio
Come detto lo studio non ha individuato un difetto genetico delle cellule tumorali prima sconosciuto e non ha scoperto una nuova molecola, ma ha un altissimo valore pratico che suggerisce che alcuni tipi di tumore, soprattutto alcuni tumori cerebrali, attualmente non sono trattati con la migliore strategia terapeutica che sarebbe possibile.
Roberto Todini