Un articolo pubblicato su Science lo scorso 18 gennaio l’ancia l’allarme sui primati ponendoli tra le specie a rischio estinzione e chiede di adottare immediatamente misure di salvaguardia individuando criteri di priorità per le specie più a rischio e più interessanti dal punto di vista scientifico.
L’articolo è firmato da ben 31 eminenti primatologi da USA, Europa, Asia, America Latina ed Africa, la parte del leone (perlomeno numericamente) la fanno i tedeschi del German Primate Center.
Le minacce
A minacciare i primati sono le varie forme, vecchie e nuove, della pressione antropogenica. Solo per citarne alcune: l’allevamento e l’agricoltura su larga scala che riducono l’habitat in cui i primati vivono, così come fanno le estrazioni minerarie e le trivellazioni per petrolio e gas; la caccia per il consumo alimentare dei primati stessi; il commercio (illegale) di primati come cuccioli e quello di parti del loro corpo.
L’importanza scientifica dei primati e i criteri di intervento
Premesso che qualsiasi estinzione è una perdita di biodiversità e che anche se le estinzioni di specie animali sono un fenomeno del tutto naturale il tasso di estinzione per via delle attività umane ha raggiunto livelli criminali, i primati rivestono un’importanza particolare, questi nostri cugini hanno per esempio un’importanza enorme negli studi evoluzionistici sulla nostra specie, ma sono importanti anche in campo medico per predire il possibile insorgere di nuove letali epidemie.
Al mondo esistono 504 specie di primati appartenenti a 79 generi, gli autori dello studio hanno osservato che specie vicine dal punto di vista evoluzionistico condividono anche le minacce che le mettono a rischio. Inoltre visto che come già osservato in uno studio del 2013 le specie che nell’albero evoluzionistico sono poste su rami isolati (ad esempio l’indri il più grande lemure vivente) e particolari risultano essere più a rischio di estinzione, concludono gli scienziati, andrebbero messe tra le priorità su cui intervenire perché la loro posizione particolare nel “libro dell’evoluzione” le rende molto importanti per chi conduce questo tipo di studi, con la scomparsa di queste specie si perderebbe una quantità enorme di “storia evoluzionistica“.
Roberto Todini