Le sue fotografie possono apparire bicolore, a prima vista, ma il fotografo Roger Ballen tesse profondi strati di colore nella sua arte complessa.
Ballen è nato a New York, si è avvicinato alla macchina fotografica all’età di tredici anni, grazie alla madre, un editor dell’agenzia fotografica Magnum. Si trasferisce in Sud Africa nel 1982, dopo essersi innamorato follemente del paese, mentre lavora come geologo.
Inizialmente, il suo scopo era semplicemente perseguire la sua carriera scientifica, Ballen prendeva le foto come un “hobby” ovunque andasse, sempre utilizzando la pellicola in bianco e nero e pensando alla profondità della sua arte.
Le sue prime fotografie pubblicate si basavano su documentari, e hanno esaminato la vita di villaggi e di comunità povere del Sud Africa. Proprio questi scatti, sono stati poi pubblicati in un libro intitolato Platteland , libro, che lo ha portato a godere dell’attenzione mondiale. Questo, ha spinto Ballen a lasciare il suo lavoro come geologo per diventare un fotografo a tempo pieno.
Mentre i suoi soggetti fotografici sono cambiati durante la sua carriera artistica – dai villaggi, gli uccelli, gli esseri umani e altri animali – la sua attenzione sulla mente, e il modo in cui si possono “intrappolare” le persone, sono temi che attraversano tutto il suo lavoro.
“Mi vedo come fotografo psicologico”, dice Ballen. “Non c’è via d’uscita dalla mente”.
Il suo ultimo lavoro, “Il teatro delle apparizioni”, è un altro passo ancora più profondo, capace di esplorare il subconscio delle persone e la loro visione della vita dopo la morte attraverso una serie di fotografie in bianco e nero e di disegni realizzati su vetro.
“Ho iniziato in bianco e nero a partire da subito e mi piace il bianco e nero, perché è semplice, è molto astratto, che non pretende di catturare la cosiddetta realtà. Si tratta di una forma d’arte pura. E non è possibile separare le mie fotografie dal fatto che sono in bianco e nero”.
Tra i personaggi che hanno influenzato maggiormente Ballen troviamo fotografi come André Kertész, che era un fotografo ungherese trasferito negli Stati Uniti e che ha dato a Ballen la comprensione su ciò che la fotografia artistica dovrebbe essere, o Henri Cartier-Bresson e Elliott Erwitt maestri rispettivamente della “cattura” del momento ideale e dell’umorismo fotografico.