Oggi, 3 dicembre, è la Giornata Internazionale delle persone disabili
Se il vostro bambino domanda il perché di quella carrozzella, di quel bastone, di quelle urla immotivate spiegategli cos’è la disabilità
L’etimologia del termine disabile è abbastanza semplice, ma allo stesso tempo molto complessa. Abile deriva dal verbo latino habere, avere. Derivante da ciò è habilis, adatto: eccone la radice. L’opposto di abile, è in-abile, in-capace. Tuttavia, per definire una qualsiasi disabilità, il prefisso che si prende in considerazione è dis.
Tre lettere capaci di cambiare totalmente un significato.
I più credenti nell’Aldilà penseranno: habilis dis, adatto agli dèi. I più materialisti penseranno: dis et habilis, ricco e abile.
In realtà, quel dis non cela né devozione, né materialismo.
Il prefisso dis latino corrisponde all’alfa privativa greca. Dis vuol dire non o anche diversamente. Un dis che cambia tutto. Non-abile. Diversamente-abile. Forse sarebbe meglio credere ai devoti o ai materialisti.
Complessivamente in Italia sono circa 3 milioni i “non-adatti”, circa il 5% della popolazione. Quanti servi degli dèi e quanta gente ricca e abile!
Essere disabile è difficile. Tante dita addosso e poca assistenza, poca umanità e troppi ostacoli.
Tuttavia, cosa succederebbe se si spiegasse ai bambini perché il bambino riccio e biondo ha bisogno delle stampelle per camminare? Se si spiegasse che la sedia con le ruote della bambina con le lentiggini non è come quella che c’è davanti alla postazione del computer? Cosa succederebbe se non si stringesse la mano del bambino che indica il ragazzo down per strada e non si dicesse “Non si fa”?
Perché non si fa, poi?
Occorre educare i propri figli alla diversità, perché il diverso non è più cattivo e brutto di me. Il diverso è buono e bello quanto me, a volte anche di più.
Se vostro figlio indica il diverso, a prescindere dalla disabilità, insegnate lui che il diverso potrebbe essere lui. Domani.
Maria Giovanna Campagna