Oggi si festeggia, si fa per dire, il Black Friday. Il venerdì nero in cui in America si fa la guerra in tutti i centri commerciali per appropriarsi di prodotti in offerta speciale.
Esattamente ad un mese dal Natale, festa consumistica per eccellenza, il più grande martirio in onore del consumismo. Quest’anno, però, il Black Friday segue un giovedì ancora più nero che ha avuto come protagoniste l’Inter e le squadre italiane impegnate in Europa League.
Tre sconfitte per 3 a 2 e due eliminazioni: questo il tragico bottino della serata. Solo la Roma, grazie ad un Dzeko in splendida forma (tripletta per lui) si salva dalla debacle. Vittoria per 4-1 e primo posto nel girone garantito per la formazione di Spalletti.
In particolare colpiscono i due gol subiti al 93′ da Inter e Fiorentina. Due gol che hanno sancito altrettante sconfitte nonché l’eliminazione della formazione nerazzurra e l’ultimo posto nel girone.
La Fiorentina, da parte sua, rischia di perdere il primato del girone al netto di una qualificazione ancora molto vicina.
Fa meno rumore la sconfitta del Sassuolo, Cenerentola di questa Europa League. I ragazzi di Di Francesco hanno fatto il possibile, nonostante la mancanza dell’uomo simbolo Berardi. La sconfitta e l’eliminazione pesano ma erano messe in conto e sono state affrontate con dignità. Il Sassuolo, infatti, non ha mai avuto una rosa capace di affrontare la doppia competizione.
Rosa che, invece, possiede l’Inter, l’altra delusa di giornata.
Il caso Inter
La formazione milanese, grazie alla nuova presidenza made in China, presenta una squadra che, a inizio stagione, faceva parlare di scudetto. Ma i virtuosismi a livello societario hanno obbligato all’esclusione di quattro giocatori dalla lista Uefa. Il titolarissimo Joao Mario, ma anche l’oggetto del mistero Kondogbia e i due talenti Jovetic e Gabigol, ideali per una competizione europea. Questo è stato il primo errore di una società che, probabilmente, ha sottovalutato un girone sulla carta davvero abbordabile.
Le prime due sconfitte contro Sparta Praga e Beer Sheva hanno suscitato l’ironia del web. Un’umiliazione che poteva essere accreditata alla presenza in campo delle terze linee: Melo, Miangue, Biabany, Palacio. Tutti giocatori ai margini della rosa, che hanno giocato anche per l’assenza dei quattro sopracitati. C’era, inoltre, il caso De Boer, allenatore olandese perennemente in stato confusionale.
Ma la sconfitta di ieri ha dei tratti paradossali. Il 2-0 a fine primo tempo dà la consapevolezza che con Pioli le cose siano finalmente cambiate. Poi il secondo tempo da horror: il primo gol, l’espulsione e il rigore, la beffa al 93°. La sensazione in campo è quella della disfatta inevitabile. Lo dimostrano le défaillance che non ti aspetti di due giocatori simbolo come Miranda e Handanovic. Non si può perdere così con una squadra Israeliana quando in ballo c’è una qualificazione europea: è masochistico.
Ma questa è l’Inter del dopo triplete. Una squadra insicura, debole e priva di certezze. Lo dimostrano tanti fattori. La girandola di allenatori culminata con l’insesata esclusione di Mancini e l’arrivo ancora più scellerato di De Boer. Ma anche la scelta di Icardi come capitano e quella di puntare su giocatori stranieri costosissimi ma senza esperienza.
Insomma questa Inter è sempre più pazza, ma in senso negativo. L’emblema massimo di un calcio italiano in crisi. Senza soldi, senza talenti, senza italiani.
Oggi, più che mai, i tifosi interisti si sono risvegliati in un venerdì molto più nero che azzurro.
articolo di Carlo D’Acquisto