La fuga delle compagnie assicurative dalla California ha messo in luce le difficoltà del modello di welfare statunitense, caratterizzato da un intervento statale limitato, se non del tutto assente in alcune situazioni, nel rispondere a disastri di vasta portata, come gli incendi che si stanno verificando nella contea di Los Angeles.
La California è in ginocchio da due settimane a causa degli incendi devastanti che stanno imperversando: migliaia di ettari di terreno bruciano senza sosta dal 7 gennaio, con un bilancio che conta 25 vittime, 12.000 strutture distrutte e danni per circa 250 miliardi di dollari, cifre destinate a crescere, poiché le condizioni meteorologiche non sembrano favorire un rallentamento dei roghi. Le aree ancora coinvolte sono le colline di Palisades, a nord di Santa Monica, e la zona di Eaton, che comprende la città di Altadena. Oltre 150.000 persone hanno ricevuto l’ordine di evacuazione, e molte altre potrebbero esserne colpite nei prossimi giorni.
Il cambiamento climatico fra le cause del propagarsi degli incendi
Lo Stato della California ha affrontato alcuni degli incendi più grandi e distruttivi della storia degli Stati Uniti, fenomeni che negli ultimi anni sono aumentati significativamente a causa del cambiamento climatico. Il riscaldamento delle acque del Pacifico ha ridotto l’umidità atmosferica e ha provocato periodi di siccità più lunghi del consueto. La stagione degli incendi solitamente si estendeva da maggio a ottobre ed è sempre stato inusuale che i terreni fossero aridi durante l’inverno, tuttavia il riscaldamento globale ha alterato questa tendenza, e gli incendi recenti dimostrano che non è più possibile fare affidamento su stagioni “sicure”.
Secondo i dati del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), la contea di Los Angeles non ha registrato precipitazioni per tutta l’estate del 2024. Inoltre, nei mesi di novembre e dicembre, quando solitamente si aspettano in media 70 mm di pioggia, ne sono caduti appena 1,75, e questo ha reso i terreni e la vegetazione particolarmente secchi e vulnerabili al fuoco. A questi fattori si sono aggiunti i venti forti, con raffiche superiori ai 100 km/h, che hanno trasportato scintille e innescato nuovi focolai, accelerando la propagazione dell’incendio su ampie aree.
L’assenza di precipitazioni ha anche ridotto le riserve idriche, che si sono rivelate insufficienti per contrastare gli incendi, un problema ulteriormente aggravato da una mal coordinata gestione dell’emergenza: alcune aree non hanno ricevuto la quantità di acqua necessaria, mentre altre sono state sovraccaricate, compromettendo l’efficacia del lavoro dei vigili del fuoco.
La fuga delle assicurazioni e le conseguenze sulle fasce più povere della popolazione
Gli Stati Uniti adottano un modello di welfare residuale, in cui l’intervento statale nell’assistenza sociale avviene solo quando né la famiglia né il mercato sono in grado di fornire il supporto necessario. In questo contesto, i cittadini sono responsabili di procurarsi le proprie assicurazioni, tra cui quelle sanitarie, auto e sulla vita, generalmente attraverso il datore di lavoro o acquistandole privatamente.
La grave emergenza degli incendi attualmente in corso in California evidenzia le falle di questo sistema. A causa della crescente consapevolezza dei rischi legati agli incendi nella contea di Los Angeles, la compagnia assicurativa più rilevante dello Stato, State Farm, dal 2023 ha iniziato a cancellare le polizze dei propri clienti, in particolare a Pacific Palisades, gesto replicato da altre società assicurative. Di fronte a questa situazione, molti residenti si sono rivolti al California FAIR Plan, un programma statale che offre una copertura minima per la casa e la proprietà a chi non riesce a ottenere una polizza tradizionale. Tuttavia, i rimborsi offerti da questo piano risultano insufficienti di fronte alle criticità delle condizioni attuali.
Per incentivare il ritorno delle compagnie assicurative nelle zone ad alto rischio, la California ha consentito di includere nei costi delle polizze pagate dai clienti anche le spese di riassicurazione, cioè le somme che le compagnie devono corrispondere ad altre assicurazioni per proteggersi a loro volta da rischi elevati, una pratica comune nelle aree particolarmente vulnerabili. Questa misura ha già comportato un aumento delle tariffe per i cittadini del 25% nell’ultimo anno, con previsioni che potrebbero far lievitare l’incremento fino al 50%.
Un simile aumento dei premi rischia di escludere le persone a basso reddito non solo dalla possibilità di ricevere indennizzi nel caso di danni gravi, come quelli causati dagli incendi di queste settimane, ma anche dall’accesso a mutui per l’acquisto di una casa, dato che senza assicurazione non è possibile ottenere finanziamenti, situazione che potrebbe innescare una crisi nel mercato immobiliare.
Il sistema statunitense traballa: l’intervento “residuale” dello Stato, pensato come un rimedio occasionale in un mercato perfettamente capace di aggiustarsi, si rivela sempre più insufficiente. Se il libero mercato non è in grado di proteggere i cittadini, è evidente che un modello basato su una partecipazione statale marginale sia destinato a fallire sotto la pressione delle emergenze reali.