Meta, la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, ha deciso di interrompere i suoi programmi per diversità, equità e inclusione (DEI), segnando una svolta significativa nella sua strategia aziendale. La decisione è stata comunicata attraverso una nota interna, in cui si sottolinea come il panorama politico e legale degli Stati Uniti stia cambiando, rendendo alcuni di questi programmi DEI non più attuali né accettati. In passato, Meta aveva ottenuto risultati importanti nell’incrementare la rappresentanza delle minoranze all’interno della sua forza lavoro, ma ora intende rivedere le sue priorità strategiche. Questa scelta, che segue di pochi giorni l’abolizione dei sistemi di fact-checking sulla piattaforma, solleva interrogativi sul futuro delle politiche inclusive nell’azienda e sulla direzione che intende prendere in un contesto sempre più polarizzato.
Un cambio di rotta significativo
Meta, la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, ha annunciato la fine dei suoi programmi DEI, dedicati – come dice l’acronimo stesso – a diversità, equità e inclusione. La decisione è stata comunicata ai dipendenti attraverso una nota interna e rappresenta una svolta importante per l’azienda, già al centro di altre modifiche strategiche recenti.
I programmi, attivi fino ad ora, includevano iniziative per tutelare le minoranze nei processi di assunzione, formazione e selezione dei fornitori.
L’impatto delle decisioni legali e politiche
Secondo Janelle Gale, vicepresidente delle risorse umane di Meta, la scelta è stata motivata da cambiamenti nel panorama legale e politico degli Stati Uniti. La Corte Suprema ha emesso sentenze che potrebbero modificare il trattamento giudiziario dei programmi DEI. Gale ha inoltre sottolineato come il termine stesso “DEI” sia diventato controverso, poiché percepito da alcuni come una pratica che favorisce certi gruppi a scapito di altri.
Negli ultimi anni, Meta aveva ottenuto progressi significativi grazie ai suoi programmi DEI di inclusione. Il numero di dipendenti neri e ispanici negli Stati Uniti era raddoppiato, passando rispettivamente dal 3,8% al 4,9% e dal 5,2% al 6,7%. Tuttavia, questi miglioramenti non sono bastati a preservare i programmi, considerati ormai non più fruibili e praticabili dall’azienda.
Un contesto di cambiamento generale
La decisione di Meta si inserisce in un quadro più ampio di riforme aziendali negli Stati Uniti, con altre grandi aziende come McDonald’s e Walmart che hanno già abbandonato iniziative simili. Inoltre, la mossa arriva in un momento politicamente delicato, alla vigilia dell’insediamento di Donald Trump, noto per le sue posizioni critiche verso le politiche progressiste delle grandi aziende tecnologiche.
Un messaggio ai dipendenti e al mercato
La rimozione dei programmi DEI è stata interpretata come un messaggio chiaro ai dipendenti e al mercato. Secondo il portale Axios, questa decisione potrebbe influenzare le scelte etiche e commerciali di Meta, in linea con un tentativo di riposizionamento strategico. L’azienda ha anche deciso di smantellare il team dedicato alla diversità, con la responsabile Maxine Williams che assumerà un nuovo ruolo focalizzato su accessibilità e impegno.
La scelta ha generato perplessità tra i dipendenti. Molti commenti definiscono la situazione preoccupante, altri la accolgono con sconcerto, evidenziando il malcontento di una parte dello staff. Parallelamente, la nomina di figure vicine all’amministrazione Trump, nel consiglio di amministrazione, segnala una direzione più conservatrice per l’azienda.
Un futuro senza fact-checking
L’abbandono dei programmi DEI segue la recente eliminazione dei sistemi di fact-checking da parte di Meta. Introdotti nel 2016, questi strumenti erano stati pensati per combattere la diffusione di notizie false e contenuti offensivi. La loro rimozione, insieme alla fine delle politiche di inclusione, suggerisce un cambiamento profondo nell’approccio dell’azienda alle sfide sociali e culturali.
Con la chiusura dei programmi DEI e altre riforme strategiche, Meta sembra orientarsi verso un modello più conservatore e pragmatico. Tuttavia, le implicazioni a lungo termine di queste decisioni rimangono incerte, sia per l’immagine aziendale che per la sua capacità di rispondere alle sfide etiche e culturali del futuro.