Agricoltura Ecosostenibile – L’avvento della meccanizzazione nell’agricoltura ha portato alla scomparsa, negli anni Settanta, di cavalli, asini e muli che costituivano il motore ecologico delle macchine agricole. Da allora il TPR, cavallo da tiro pesante, viene allevato solo per la carne.
L’abbandono dell’animale da lavoro ha favorito lo spopolamento della montagna e il relativo dissesto idrogeologico poiché in tali zone il trattore non sempre era utilizzabile, comportando l’ingrandimento delle aziende di pianura.
Ora si assiste a un fenomeno, in lenta ma costante evoluzione, secondo cui persone, tra le quali molti giovani, ritornano alla terra spinti da motivazioni economiche ed ecologiche praticando una coltivazione ecosostenibile.
Agricoltura Ecosostenibile – La configurazione geografica del nostro paese fa sì che parecchi terreni agricoli si trovino in luoghi difficili da raggiungere o in stato di abbandono perché in zone collinari o appenniniche. I loro prezzi sono accessibili, offrendo possibilità di acquisto o affitto per valorizzarli con criteri di sostenibilità e riportare la vita in paesini dimenticati.
L’utilizzo della trazione animale è uno di questi criteri.
Quali sono i vantaggi?
Il trattore possiede più forza motrice ma inquina l’atmosfera e le sue ruote compattano la terra schiacciando ogni attività microbiologica rendendola sterile e bisognosa di fertilizzanti chimici: gli zoccoli invece massaggiano il suolo con delicatezza, senza uccidere lombrichi e altre forme di vita, facendo respirare le zolle e mantenendole vitali e permeabili.
Mettendo gli animali al pascolo nei terreni ai bordi delle zone coltivate si riesce a tenerle pulite senza usare diserbanti mentre il letame prodotto viene riciclato come concime naturale in un ciclo chiuso ma virtuoso. Il fieno con cui si alimentano può essere prodotto dalla stessa azienda riducendo le spese.
Inoltre l’animale costa molto meno di un trattore. E’ più maneggevole e permette di lavorare zone non raggiungibili dai mezzi meccanici, come i terrazzamenti, oppure svolgere attività di grande precisione tra i filari delle vigne.
I primi che hanno compreso la potenzialità dell’agricoltura sostenibile e della trazione animale sono stati i francesi: una delle cantine più famose al mondo, Domaine de la Romanée Conti, li adopera da anni perché permette alla vigna di avere radici migliori, ottimale circolazione di aria e acqua e resa maggiore.
La qualità del vino dipende dalla salubrità del suolo.
I cavalli sono impiegati anche per spargere i trattamenti biodinamici sulle viti.
Nella Borgogna il loro utilizzo è una pratica “normale” perché i produttori di Borgogna e Champagne rivelano di effettuare con loro un lavoro di precisione che non sono in grado di replicare con le macchine più moderne.
Anche molte piccole aziende italiane cominciano a seguire l’esempio, come in Piemonte, Veneto, Sardegna, Liguria, Umbria, Toscana e Lazio.
In Puglia lo fa l’azienda di Gianfranco Fino che produce quello che, secondo la classifica stilata dalla rivista “Gentleman“, è il miglior vino italiano degli ultimi anni, ossia l’Es, il Primitivo di Manduria.
Ho ascoltato le parole di un altro imprenditore pugliese, Francesco Mastroleo, che si avvale gli equini da quattro anni nella sua azienda agricola in provincia di Bari.
Secondo lui le attrezzature moderne non danno risultati soddisfacenti nelle vigne a differenza del cavallo che ha piedi gentili, forza, ma anche occhi e cervello: afferma che una volta imparato il lavoro vale più di un trattore perché dispone di una qualità che la macchina non possiede, ossia l’intelligenza.
Si usa in tutte le stagioni e riduce la mano d’opera; nei suoi campi, costellati di ulivi, un trattore si troverebbe in difficoltà a evitarli.
Il cavallo è un compagno di lavoro fondamentale per quanto riguarda l agricoltura ecosostenibile, spesso salvato dai macelli a cui era destinato, che collabora con grande generosità e amicizia, regalando sensazioni che la macchina non trasmette.
Oltre alla vigna gli equidi sono impiegati anche dai produttori di ortaggi e nei boschi per il trasporto della legna a basto o il traino di tronchi.
In Val Pusteria, nell’Alto Adige, si adopera un cavallo originario della zona, il Norico.
Il piede del cavallo e dell’asino permette di rispettare il sottobosco e l’ambiente montano: non è un caso che la legge di riferimento nel settore forestale, la c.d. Legge Serpieri risalente al 1923, prevedesse il divieto di accesso ai mezzi motorizzati per raggiungere delicate zone di esbosco il cui prezioso substrato sarebbe stato rovinato da ruote e cingoli.
L’agricoltura ecosostenibile, non comporta un ritorno al passato ma si avvale della tecnologia per aiutare l’agricoltore che utilizza la trazione animale a evitare la fatica di “una volta“.
Un imprenditore, Albano Moscardo, è l’unico produttore italiano di attrezzature per il settore che si caratterizzano per leggerezza e maneggevolezza, in modo da poter essere usate anche da donne che sempre più si dedicano a questa attività.
La tecnologia è mirata anche al benessere dell’animale: il materiale con cui è costruito il vomere degli aratri ne garantisce un maggior scorrimento nel terreno e quindi una minor fatica nella trazione.
Per la costruzione dei collari da lavoro si impiegano sensori elettronici per misurare le zone che subiscono maggior sforzo e poter angolare le “tirelle” con un design ottimale.
E’ in aumento anche l’approccio “bitless“, ossia l’impostazione naturale di chi non applica il morso in ferro nella bocca dell’animale per rispettarlo e limitarne i disagi.
Lavorare la terra con gli animali permette di realizzare un’intesa particolare: il cavallo legge i gesti più della voce, che deve essere bassa, e con lui si crea una relazione profonda. Il quadrupede risponde positivamente a un trattamento corretto regalando amicizia e benessere reciproco. Molti affermano di imparare da quella che non può essere definita una semplice forza motrice.
L’agricoltura ecosostenibile, che li utilizza applica un concetto di sostenibilità non solo ecologico ed economico ma anche sociale perché implica l’accettazione di valori e stili di vita che si pongono in contrasto con la cultura imperante della velocità, del profitto e del consumismo.
Per questo chi lavora con un cavallo rivela di imparare da lui, avendo l’opportunità di vivere con ritmi più naturali e appaganti.
Chi adopera il trattore realizza alti guadagni e produttività ma si ritrova a correre in un’esistenza frenetica.
Massimiliana Tassarolo, che gestisce la tenuta di famiglia in provincia di Alessandria, racconta che «arare una vigna con il cavallo invece che con il trattore è come attraversare il mare con una barca a vela piuttosto che con un motoscafo. Vivi la natura e la terra, ne senti i silenzi, i suoni, i profumi…».
Un’agricoltura ecosostenibile, non deve essere vista come un regresso ma come un’attività che rispetta l’ambiente per creare un presente più sostenibile per il pianeta e una scelta gratificante per il benessere dell’uomo.
Paola Iotti