Nella mattinata di oggi, domenica 15 dicembre, il Regno Unito ha aderito all’Accordo globale e progressivo per il Partenariato Trans-Pacifico (CPTPP), incrementando così l’economia britannica di oltre 2 miliardi di stelline all’anno. Il CPTPP è un blocco commerciale ed economico molto importante, di cui già fanno parte Australia, Canada, Cile, Giappone: in totale unidici sono gli Stati membri, e l’entrata del Regno Unito, unico Stato europeo nell’accordo, ne rappresenta la dodicesima. Le stime nel lungo periodo dicono che il benessere economico aumenterà molto: già da oggi, le imprese potranno contare su barriere economiche più basse nel commercio con i Paesi membri del CPTPP; inoltre, beneficeranno della nuova economia anche il settore finanziario, manifatturiero e alimentare.
Un traguardo storico dopo la Brexit
Il Regno Unito ha ufficialmente aderito al Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP), segnando un momento significativo per la politica commerciale del paese dopo la Brexit. L’adesione al CPTPP rappresenta il più importante accordo commerciale internazionale siglato dal Regno Unito dal referendum del 2016, che ha sancito la sua uscita dall’Unione Europea.
Questo passo consente a Londra di diversificare i propri legami economici e ridurre la dipendenza dall’UE, verso cui è ancora diretto il 40% delle esportazioni britanniche e da cui proviene oltre il 50% delle importazioni. Londra ha infatti stimato che l’adesione al CPTPP porterà, nel lungo periodo, di benefici enormi, con un incremento di 240 milioni di sterline per la Scozia, 110 per il Galles, 70 per l’Irlanda del Nord. Per tutte le regioni inglesi invece, le stime si aggirano intorno ai 400 milioni di sterline, con qualche differenza tra il Sud Est e il Nord Ovest.
Che cos’è il CPTPP
Il CPTPP, nato nel 2018, è uno dei più vasti accordi di libero scambio globale e include 12 paesi membri: Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Vietnam e ora il Regno Unito. L’accordo, che si sviluppa dall’evoluzione della precedente Trans-Pacific Partnership (TPP), promuove la riduzione delle barriere tariffarie e burocratiche tra i membri, armonizzando regolamentazioni su lavoro e ambiente.
Originariamente negoziato con il coinvolgimento degli Stati Uniti, l’accordo ha subito un ridimensionamento dopo il ritiro di Washington sotto l’amministrazione Trump.
Benefici economici e aspettative per il Regno Unito
Con l’ingresso nel CPTPP, il Regno Unito spera di accrescere le opportunità per i propri settori industriali e agricoli, accedendo a nuovi mercati dinamici nel Pacifico. Il governo britannico stima che, a lungo termine, questa adesione porterà a una crescita annua di circa 2 miliardi di sterline. Oltre alla possibilità di esportare prodotti britannici senza dazi, l’accordo prevede l’eliminazione di ostacoli burocratici, facilitando così gli scambi commerciali.
Dal Commonwealth all’espansione globale
L’adesione al CPTPP sottolinea anche i legami storici del Regno Unito con molte nazioni dell’area Pacifica, che facevano parte dell’Impero Britannico. Attraverso il Commonwealth delle Nazioni, Londra ha mantenuto relazioni politiche ed economiche con paesi come Australia e Nuova Zelanda, e ora mira a rafforzare queste connessioni in chiave moderna.
L’accordo include nazioni emergenti come Vietnam e Malesia, offrendo al Regno Unito opportunità in settori come la tecnologia e la finanza.
Le prospettive di espansione globale del Regno Unito sono fondamentali in questo accordo: anche il CPTPP è un progetto che ha l’obiettivo di espandersi nel tempo e portare sempre più accumuli e vantaggi economici e finanziari nei Paesi membri. Di recente, sono stati fatti anche nuovi inviti all’adesione: anche il Costa Rica e l’Indonesia sono in procinto di aderire, con la seconda che è la potenza più grande del Sud-Est asiatico, con un PIL di oltre 1.000 miliardi di sterline nel 2023.
Le origini del CPTPP: tra ambizioni e difficoltà
L’idea alla base del CPTPP deriva dalla Trans-Pacific Partnership, un progetto che mirava a includere anche gli Stati Uniti, sotto la guida dell’allora presidente Barack Obama. Tuttavia, nel 2017, l’amministrazione Trump abbandonò il progetto, sostenendo che avrebbe danneggiato l’industria americana e peggiorato le condizioni lavorative nel paese. Nonostante questa defezione, gli altri undici stati decisero di portare avanti l’accordo, creando così il CPTPP.
I trattati di libero scambio come il CPTPP trovano spesso ampio consenso tra economisti, che li considerano strumenti per favorire la specializzazione e ridurre i costi di produzione. Ma non mancano le critiche. I detrattori temono che simili accordi possano danneggiare settori tradizionali di un paese, portando alla delocalizzazione delle industrie in aree con manodopera più economica o causando fallimenti a causa della concorrenza esterna. Per il Regno Unito, ad esempio, ci sono preoccupazioni sull’impatto che l’apertura a nuovi mercati potrebbe avere su settori come l’agricoltura e la pesca.
L’ingresso del Regno Unito nel CPTPP è stato salutato come un successo strategico dal governo di Londra. Rimangono sfide da affrontare, soprattutto nel bilanciare le aspettative di crescita economica con la protezione dei settori più vulnerabili. L’accordo non sostituisce i rapporti commerciali con l’Unione Europea, ma rappresenta un ulteriore tassello nella strategia post-Brexit del paese. Il CPTPP, con i suoi 12 membri, copre ora una popolazione complessiva di oltre 500 milioni di persone, rafforzando il suo ruolo come uno dei maggiori accordi commerciali globali.