All’alba di oggi, una bambina di circa dieci anni ha toccato terra a Lampedusa, soccorsa dal veliero Trotamar III dell’ONG Compass Collective. L’arrivo della piccola bambina a Lampedusa, originaria della Sierra Leone, ha sconvolto gli operatori della ONG in quanto è l’unica superstite di un tragico naufragio avvenuto tre giorni fa nel Canale di Sicilia. La sua imbarcazione, una barca in metallo partita l’8 dicembre da Sfax, Tunisia, trasportava 44 persone oltre a lei, ma è affondata a causa delle proibitive condizioni meteorologiche.
Il salvataggio eroico
Secondo quanto raccontato dagli attivisti, il Trotamar III si trovava nell’area per un altro intervento quando, nel cuore della notte, l’equipaggio ha sentito le grida della bambina. Il salvataggio della bambina a Lampedusa è stato effettuato nel Canale di Sicilia. Equipaggiata con un giubbotto di salvataggio e aggrappata a una camera d’aria, la piccola lottava per la sua vita tra onde alte oltre tre metri e venti a 23 nodi. L’equipaggio del veliero è intervenuto prontamente, salvandola e portandola a bordo per prestarle le prime cure.
La traversata, il naufragio e l’arrivo della bambina a Lampedusa
Il viaggio della bambina era iniziato in Tunisia, con l’obiettivo di raggiungere l’Europa. Il mare agitato e le pessime condizioni dell’imbarcazione hanno portato al disastro. Dalle ricostruzioni emerge che l’imbarcazione si è capovolta, lasciando la bambina unica superstite. Al momento, le squadre di soccorso della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza continuano a perlustrare la zona alla ricerca di eventuali altri dispersi.
Lampedusa, approdo di speranza
Dopo essere stata sbarcata, la bambina è stata trasferita al poliambulatorio dell’isola per ricevere assistenza sanitaria. I medici hanno confermato che le sue condizioni fisiche sono buone, anche se è visibilmente scossa dall’accaduto.
La bambina di undici anni è originaria della Sierra Leone e, secondo le ricostruzioni dei fatti, si trovava nel barcone con altri 45 migranti, tutti partiti da Sfax, in Tunisia.
Il ruolo del veliero Trotamar III
Il Trotamar III, un veliero di 13 metri gestito da Compass Collective, è stato varato quest’anno per rispondere alle emergenze umanitarie nel Mediterraneo. L’equipaggio, composto da sei attivisti internazionali, è addestrato per operazioni di salvataggio in mare.
La nave dispone di 230 giubbotti di salvataggio e rappresenta un simbolo di solidarietà e resistenza. La Compass Collective, fondata in Germania, ha iniziato il suo lavoro umanitario dopo decenni di impegno contro le scorie nucleari nella regione del Wendland.
Una notte di sbarchi
Prima del salvataggio della bambina, Lampedusa aveva già accolto 356 migranti nel corso della notte. Cinque imbarcazioni, soccorse da motovedette della Guardia Costiera e da Frontex, erano approdate sull’isola. Tra i migranti c’erano persone provenienti da diverse nazioni, tra cui Egitto, Eritrea, Pakistan, Siria, Sudan e Somalia.
Un primo barcone, partito da Sabratah, Libia, trasportava 111 persone, inclusi 13 donne e 11 minori. Le altre quattro imbarcazioni avevano a bordo gruppi tra le 45 e le 87 persone, principalmente bengalesi, marocchini, siriani, sudanesi e iraniani.
L’emergenza migratoria e le sfide umanitarie
Lampedusa continua a essere il fulcro di una crisi migratoria senza precedenti, con numeri di sbarchi che mettono a dura prova le risorse locali. Le condizioni disperate di chi affronta il mare, spesso su imbarcazioni precarie, rendono necessari interventi umanitari rapidi ed efficaci. L’impegno di ONG come Compass Collective e il coraggio di equipaggi come quello del Trotamar III portano speranza in un’emergeza sempre più problematica.
Il destino della bambina salvata resta ancora incerto, anche se le sue condizioni di salute sono state accertate e pare, per ora, che non ci siano particolari allarmi. Le autorità dovranno occuparsi di garantire la sua protezione e individuare eventuali familiari. La sua storia è una testimonianza della tragedia quotidiana che si consuma nel Mediterraneo, ma anche un monito sull’urgenza di affrontare le cause profonde di questa crisi umanitaria.