Lino Banfi non ha bisogno di presentazioni. Chi non conosce Il Commissario Lo Gatto od Oronzo Canà per non parlare poi di Nonno Libero, il più amato d’Italia?
Tuttavia ricondurre la sua figura alla sola comicità non basta, perché Lui è molto di più.
Anche al telefono ha la stessa voce che si è abituati a sentire in tv o al cinema, ma stavolta non vuole illustrare la famosa “bi – zona” come avrebbe fatto il simpatico “allenatore nel pallone”.
<<Molti dei miei colleghi pensano solo a far ridere le persone, io non sono così, perché credo che non sia un obbligo, bisogna anche pensare ai problemi della vita e risolverli, non aver paura di parlarne pubblicamente per affrontarli e rifletterci sopra. Io ho sempre lavorato in questa direzione, perché sono così. Faccio ridere e riflettere. Il sogno mio era diventare un attore completo che riesce a far entrambe le cose. Voglio raccontare un aneddoto riguardo una scena dell’ultima serie di Un Medico in Famiglia. Io e la mia finta moglie Milena Vukotic eravamo andati in ospedale da una giovane ragazza molto malata. Avevamo le lacrime agli occhi ed avremmo dovuto affrontare tutte le cose brutte che accadono quando uno sta male. Io allora ho detto alla regista di mettere nel corridoio dell’ospedale un banchetto dietro il quale si sarebbe seduto un usciere con in mano Il Corriere dello Sport. Poco dopo, passando davanti a lui, chiesi Che ha fatto la Roma?. C’è stato un boato di risate. Commozione e risata, questa è l’abilità di un attore. È un punto di arrivo per me>>.
Lino (così mi dice di chiamarlo vietandomi di dargli del lei) non sa infatti far solo ridere e non a caso tra le tante curiosità legate ai suoi film e ai personaggi con cui ha lavorato durante la sua lunga carriera, non ha avuto esitazioni ricordando l’esperienza con Renzo Montagnani, che tra i tanti ruoli ha interpretato Guido Necchi nella celebre serie Amici Miei Atto II e III di Mario Monicelli, scomparso nel 1997.
<<Ricordo con affetto e commozione il grande attore ed amico Renzo Montagnani, con il quale girammo diversi film, quelli della commedia sexy all’italiana, tanto per intenderci, dove al massimo sbirciavamo dal buco della serratura delle belle donne mentre si facevano la doccia. Io trascorrevo molto tempo con lui anche fuori dal set cinematografico, invece di andare a giocare magari a tennis, come facevano altri, ed ero entrato nei suoi problemi, perché a me piace parlare e capire le persone. Volevo aiutarlo, avevo capito che era in seria difficoltà. Era disperato e beveva molto per il dolore procuratogli dalla grave malattia del figlio Daniele, un bellissimo ragazzo molto alto. Quando eravamo a Courmayeur, stavamo girando La moglie in Vacanza, l’amante in città (anno 1980 per la regia di Sergio Martino ndr), trascorsi un’intera notte con lui perché avevo capito che stava male più del solito e gli dissi che non doveva più bere ma parlare con me del suo problema, come ad un fratello. Lui, in quella occasione, si confidò molto con me e questo mi rese veramente felice>>.
Superato il momento di reciproca commozione, Lino continua a rispondere come un fiume in piena alle mie cuoriosità, quando gli chiedo della sua autobiografia “Hottanta voglia di raccontarvi… …la mia vita e altre stronzéte”, recentemente pubblicata da Mondadori…
<< Per la prima volta hanno scritto la parola stronzéte perché mi hanno detto che questa parola detta da me non è una parolaccia.. Nel libro ci lavorano tutti i miei personaggi, come dentro un film >>.
Qui lo interrompo chiedendogli perentoriamente di elencarmene qualcuno, solo per il gusto di sentiglielo dire dal vivo, visto che avevo già letto il suo libro. Quando ha detto Commissario Lo Gatto alla banfi-maniera ho iniziato a ridere e lui insieme a me…
Poco dopo è tornato subito serio…
<< Insomma nel libro si raccontano cose insolite, divertenti ma anche commoventi ed utili, come la soluzione che ho trovato al problema della malattia del sonno, di cui sono affetto. Soffro infatti di apnee notturne e ne ho avute fino a 200 a notte. Di giorno dovevo recuperare il sonno perduto durante la notte ed ero sempre stanco. Ora dormo con una piccola mascherina che mi rigenera e mi dice quante volte vado in apnea. Sono sceso da 42 all’ora ad una o due. Sto molto meglio. Non bisogna aver paura di parlare dei propri problemi, non bisogna vergognarsi >>.
Congedandomi da lui, gli chiedo di ricordarmi alcuni dei suoi impegni nel sociale… << Sono molto importanti queste iniziative per il messaggio che trasmettono. Ho appena terminato una conferenza stampa per l’Unicef di cui sono Ambasciatore da molti anni e con cui organizziamo molte attività, soprattutto per i bambini. Ma visto che sono anche il Nonno degli italiani, il Brigadiere ed il Commissario Zagaria, ho aderito alle campagne per la prevenzione delle truffe agli anziani realizzate dalla Polizia di Stato >>.
Rodolfo Rossi