Il settore automotive europeo sta attraversando una crisi che sembra non voler attenuarsi. In particolare, la situazione risulta critica in Paesi come la Germania, che storicamente hanno rappresentato i pilastri della produzione automobilistica. A sollevare la questione in modo diretto è Valerie Debord, vicepresidente della regione francese del Grand Est, che ha recentemente dichiarato che il settore automobilistico europeo è in un grave ritardo tecnologico di almeno dieci anni rispetto ai concorrenti asiatici, in particolare la Cina. A suo avviso, le principali aziende automobilistiche europee, tra cui Stellantis e Renault, sono chiamate a un impegno concreto nella ricerca e sviluppo (R&D), se vogliono non solo mantenere la competitività, ma anche evitare una dipendenza sempre maggiore da tecnologie prodotte al di fuori dell’Europa.
Il contesto europeo: un settore in crisi
Il settore automobilistico europeo rappresenta una parte fondamentale dell’economia del continente, generando un impatto diretto e indiretto su oltre 13,8 milioni di posti di lavoro. Questo equivale a circa il 6,1% dell’occupazione totale dell’Unione Europea. Non solo, ma l’industria automobilistica è anche uno dei principali investitori privati in ricerca e sviluppo nell’Unione, con un focus crescente sullo sviluppo di tecnologie per veicoli a batteria e carburanti alternativi. Tuttavia, nonostante gli sforzi, l’industria europea sembra trovarsi indietro rispetto alla Cina, che negli ultimi anni ha fatto enormi passi avanti nella produzione di veicoli elettrici e batterie.
La crescente competitività asiatica
La Cina ha saputo sviluppare un settore dell’automotive altamente competitivo, che non solo ha abbattuto i costi di produzione, ma ha anche conquistato quote di mercato internazionali. Valerie Debord ha sottolineato come l’Europa non possa permettersi di rimanere indietro in questo scenario, rischiando di diventare una terra di importazione, piuttosto che un produttore leader in innovazione. “Le aziende automobilistiche europee devono concentrarsi maggiormente su tecnologie avanzate e non accontentarsi di essere semplici consumatori di innovazione proveniente dall’estero”, ha affermato la vicepresidente, che ha invitato i principali attori del settore a intensificare gli investimenti in ricerca e sviluppo.
I limiti della produzione europea
Un altro aspetto su cui Debord si è soffermata riguarda il modello di produzione adottato dalle case automobilistiche europee. Secondo la vicepresidente, attualmente l’industria automobilistica europea sta continuando a produrre grandi auto, che non corrispondono però alle reali esigenze del mercato. In un periodo in cui la domanda si sta orientando sempre più verso veicoli elettrici e a basse emissioni, l’industria europea rischia di non essere in grado di rispondere a queste nuove esigenze. La sfida per le case automobilistiche, come Stellantis e Renault, è quella di orientarsi verso una produzione più adatta alle nuove necessità dei consumatori.
Le alleanze europee per un futuro più competitivo
Un altro elemento che emerge dalle dichiarazioni di Debord è l’importanza delle alleanze regionali. La regione del Grand Est, di cui Debord è vicepresidente, è parte dell’Automotive Regions Alliance, una rete che raccoglie 36 regioni europee che rappresentano il 34% del PIL europeo. Tra queste, ci sono anche 9 regioni italiane, come Lombardia, Piemonte e Emilia-Romagna, che contribuiscono in modo significativo all’industria automotive. Queste alleanze potrebbero favorire la cooperazione tra le diverse aree e promuovere politiche comuni per sostenere l’innovazione tecnologica nel settore automobilistico.
La crescita delle auto elettriche e la sfida dei carburanti alternativi
Nonostante le difficoltà, ci sono segnali positivi. L’industria europea sta registrando una crescita significativa nella produzione di autovetture elettriche. Nel periodo compreso tra la fine del 2022 e la fine del 2023, il numero di veicoli elettrici a batteria è aumentato del 49%, raggiungendo quasi 4,5 milioni di veicoli. Nonostante questo progresso, le auto elettriche e quelle alimentate da carburanti alternativi rappresentano ancora una minoranza delle nuove immatricolazioni nell’Unione Europea, con una quota inferiore al 20% in molti Paesi, un dato che evidenzia quanto ancora ci sia da fare per accelerare la transizione verso una mobilità sostenibile.
Il vero problema, come evidenziato da Debord, è che l’Europa sta cercando di recuperare un ritardo di dieci anni rispetto alla Cina, e per farlo è necessario un forte impegno in R&D e un maggiore sostegno alle politiche industriali che favoriscano l’innovazione, il miglioramento delle tecnologie e la riduzione dei costi di produzione.
Il futuro dell’automotive in Europa: le sfide da affrontare
Il futuro dell’automotive europeo dipenderà da un insieme di fattori: l’incremento della produzione di auto elettriche, l’adozione di tecnologie di batteria avanzate, e l’ampliamento delle capacità di ricerca e sviluppo. Se l’Europa vuole mantenere il suo ruolo di leader nel settore, deve affrontare la competizione con i mercati asiatici con un approccio unificato e deciso. La cooperazione tra le regioni, le industrie e le istituzioni sarà cruciale per garantire che l’industria automobilistica europea possa evolversi rapidamente, soddisfare le nuove richieste di mercato e, soprattutto, continuare a investire in innovazione.