La proposta di trasferire alle Corti d’Appello la competenza sui procedimenti di trattenimento dei migranti sta suscitando forti polemiche nel panorama giudiziario italiano. I presidenti delle Corti d’Appello hanno lanciato un allarme, definendo questa iniziativa legislativa come “un disastro annunciato”. La modifica, avanzata tramite un emendamento al decreto flussi da parte di Fratelli d’Italia, rischia di paralizzare l’attività delle Corti, aggravando il carico di lavoro e mettendo a rischio gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Le preoccupazioni del mondo giudiziario sulle competenze del trattenimento dei migranti si scontrano con le rassicurazioni del governo, in un confronto che solleva interrogativi sull’efficacia e l’impatto della riforma.
La lettera di protesta alle istituzioni
I ventisei presidenti delle Corti d’Appello italiane hanno inviato una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro della Giustizia Carlo Nordio, esprimendo forte contrarietà alla proposta di trasferire alle Corti d’Appello le competenze relative ai procedimenti di trattenimento dei migranti.
Nella missiva definiscono questa iniziativa “un disastro annunciato”, sottolineando che rischia di aggravare il carico di lavoro delle Corti, rallentare la chiusura dei processi civili e compromettere gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Il contesto della proposta e le critiche
Attualmente, le sezioni specializzate dei tribunali ordinari si occupano delle convalide e proroghe di trattenimento dei migranti. Tuttavia, un emendamento al decreto flussi, presentato da Fratelli d’Italia, mira a trasferire queste competenze alle Corti d’Appello, con giudici in composizione monocratica. La proposta segue alcune decisioni dei tribunali italiani che hanno rifiutato di convalidare trattenimenti di migranti nei centri di accoglienza in Albania, suscitando dure critiche da parte della destra politica.
L’emendamento è stato fatto pochi giorni dopo la mancata convalida del trattenimento dei migranti da parte del Tribunale di Roma, quando i migranti dovevano essere portati nei cpr albanesi. Il tribunale di Roma, dopo i casi di Catania, Bologna e Palermo, si era infatti appellato alla Corte di Giustizia dell’UE per esprimerci circa la questione.
I magistrati ritengono che questa modifica sia priva di razionalità organizzativa e denunciano che, con l’aggravio delle competenze, sarà impossibile rispettare le tempistiche stabilite dal PNRR, come la chiusura del 90% delle cause civili pendenti entro il 2026.
La lettera dei magistrati al Presidente della Repubblica sottolinea che il raggiungimento degli obiettivi del PNRR è già una sfida per il sistema giudiziario italiano. La riforma, con il suo impatto negativo sui tempi dei processi, rischia di mettere a repentaglio i fondi europei, aggravando ulteriormente una situazione già fragile.
Un’emergenza organizzativa senza risorse aggiuntive
La lettera evidenzia come la riforma proposta sia destinata a fallire anche per la mancanza di risorse: il trasferimento di competenze avverrebbe senza incrementi nell’organico o nei fondi a disposizione delle Corti. A peggiorare la situazione, i magistrati temono un aumento di circa 30.000 nuovi procedimenti annuali legati ai ricorsi in appello per i richiedenti asilo, un ulteriore carico che rischia di paralizzare l’intero sistema giudiziario.
L’emendamento “Musk” e le polemiche politiche
Il cosiddetto emendamento “Musk”, così denominato per un commento sui social del patron di Tesla contro le decisioni dei tribunali italiani, rappresenta il cuore del dibattito. L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha criticato duramente l’iniziativa, sostenendo che il cambiamento non è motivato da esigenze tecniche o garantiste, ma da un tentativo di influenzare le decisioni giurisprudenziali per motivi politici.
Il ministro Nordio ha respinto le preoccupazioni dei magistrati, affermando che la proposta sgraverebbe il lavoro delle Corti d’Appello, anziché appesantirlo. Tuttavia, le risposte del governo e le loro dichiarazioni non convincono l’ANM, che accusa il governo di voler ridimensionare l’indipendenza dei tribunali specializzati.
Un appello per evitare il collasso delle Corti d’Appello
I magistrati chiedono al Parlamento di riconsiderare le modifiche legislative proposte sul trattenimento dei migranti e di fornire alle Corti d’Appello strumenti adeguati per gestire il loro carico di lavoro. La preoccupazione maggiore delle Corti d’Appello è che la riforma sul trattenimento dei migranti rischia di fallire sul piano organizzativo e mina, ancora una volta, l’indipendenza e l’imparzialità del potere giudiziario italiano rispetto all’esecutivo.