Il Gabon si trova in un momento cruciale della sua storia politica e sociale. Il recente referendum del 16 novembre 2023 ha sancito l’approvazione di una nuova Costituzione in Gabon, con l’obiettivo di segnare una svolta democratica per il Paese. Questo testo, voluto dalla giunta militare guidata dal generale Brice Oligui Nguema, è il risultato di un processo iniziato con il colpo di stato che ha posto fine alla lunga dinastia dei Bongo. La nuova carta costituzionale introduce importanti novità, tra cui un limite ai mandati presidenziali, il rafforzamento del potere esecutivo e misure di stampo sociale e culturale. Il percorso verso la democrazia non è privo di criticità, tra dubbi sull’effettiva trasparenza del voto e timori per le ambizioni della giunta militare.
Un referendum storico
La nuova Costituzione in Gabon è stata approvata con il 91,8% dei consensi in un referendum svoltosi il 16 novembre 2023. Questo evento segna un passaggio cruciale per il Paese, ancora in transizione dopo il colpo di stato militare dell’agosto 2023, che aveva messo fine a 55 anni di governo della famiglia Bongo.
L’affluenza alle urne è stata del 53,5%, secondo quanto dichiarato dal Ministro degli Interni Hermann Immongault, sicuramente sintomo di difficoltà che il Paese ha in materia di partecipazione popolare ma che, non per questo, deve abbattere gli animi nella lotta per la democrazia.
La fine della dinastia Bongo e una promessa di democrazia
Il generale Brice Oligui Nguema, leader della giunta militare e presidente ad interim, ha definito la nuova Costituzione in Gabon come un pilastro per un futuro democratico, con elezioni presidenziali previste per l’estate del 2025. La giunta ha preso il potere rovesciando Ali Bongo, accusato di brogli elettorali e cattiva gestione delle risorse petrolifere, che avevano portato a un’economia stagnante e a una diffusa povertà nel Paese.
I punti chiave della nuova Costituzione in Gabon
La nuova carta costituzionale introduce un sistema presidenziale rafforzato, con il presidente che potrà nominare i giudici e sciogliere il parlamento. Sono però stati fissati limiti stringenti: due mandati presidenziali di sette anni ciascuno, con l’impossibilità per i parenti del presidente di succedergli o occupare posizioni di rilievo. Inoltre, il primo ministro sarà abolito e il francese sarà riconosciuto come lingua ufficiale di lavoro.
Misure sociali e culturali
Il testo costituzionale prevede anche il matrimonio esclusivamente tra “un uomo e una donna”, introduce il servizio militare obbligatorio e stabilisce che il presidente debba avere almeno un genitore gabonese, non essere sposato con stranieri e non possedere una doppia cittadinanza. Alcune disposizioni, come il limite dei mandati, non potranno essere oggetto di future modifiche.
Trasparenza e critiche
Per garantire la regolarità del referendum per la nuova Costituzione in Gabon, circa 30 osservatori internazionali sono stati invitati dalla giunta militare. Tuttavia, la rete civica Roc ha segnalato che alcuni osservatori non hanno potuto assistere allo spoglio in determinati seggi. Inoltre, il codice elettorale gabonese prevede l’incenerimento delle schede subito dopo lo scrutinio, una pratica che ha suscitato qualche perplessità.
Un paese tra ricchezza e povertà
Nonostante il Gabon sia uno dei Paesi africani più ricchi in termini di PIL pro capite, con abbondanti risorse di petrolio, legname e manganese, un terzo dei suoi 2,4 milioni di abitanti vive in condizioni di povertà. La nuova Costituzione mira a creare le basi per un futuro più equo e stabile, anche se permangono dubbi sulle ambizioni politiche di Nguema e sulla reale indipendenza del processo elettorale previsto per il 2025.
Sebbene la nuova Costituzione in Gabon sia un deciso passo in avanti rispetto al conservatorismo degli anni precedenti, le nuove normative introdotte si limitano solo ad accennare una flebile transizione democratica, in un paese che poche volte ha conosciuto questa forma politica di partecipazione.
Per questo, la nuova Costituzione in Gabon è da considerarsi una parziale vittoria – sebbene abbia alcuni articoli fortemente discriminatori e conservatori -, nella speranza che le prossime elezioni siano veramente effettuate nel nome della democrazia e della giustezza dei metodi elettivi.