Il 15 novembre segnerà una giornata di forti tensioni nel mondo della scuola a Roma, con scioperi e proteste che coinvolgeranno il mondo della scuola, e che saranno coronati da un corteo studentesco. Da una parte, docenti e personale ATA denunciano l’abuso dei contratti a termine e chiedono una revisione delle politiche lavorative; dall’altra, gli studenti scenderanno in piazza contro il definanziamento della scuola pubblica e le politiche educative del governo Meloni. Una mobilitazione congiunta che accende i riflettori su problematiche profonde e rivendicazioni condivise per un’istruzione più equa e inclusiva. Il corteo studentesco si sta svolgendo proprio in queste ore, programmato fino alle 11.30 di questa mattina, e porterà nelle piazze romane anche la solidarietà con la resistenza palestinese.
Una giornata di proteste nel mondo della scuola
Venerdì 15 novembre si prospetta una giornata di forti disagi per le scuole di Roma, con uno sciopero indetto da Anief, l’Associazione nazionale insegnanti e formatori, che coinvolgerà docenti, personale ATA ed educativo. Alla protesta si uniranno anche gli studenti, organizzati dall’Unione degli Studenti in un corteo studentesco contro le politiche del governo Meloni e del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara.
L’iniziativa del corteo studentesco è stata annunciata dalla Rete degli studenti Medi, che, sui canali social, ha affermato di voler “liberare il Paese, contro questo governo che fa tutto per reprimerci, zittirci e manganellarci”.
I motivi dello sciopero del personale scolastico
Dopo la mobilitazione dello scorso 31 ottobre, anche questa protesta mira a sottolineare gravi criticità del sistema scolastico. Anief denuncia l’abuso dei contratti a termine, la riduzione dell’organico di ruolo e l’aumento dell’età media del personale scolastico, spesso vittima di burnout. Tra le richieste principali figurano il riscatto gratuito degli anni universitari e una revisione dell’età pensionabile, per garantire condizioni lavorative più sostenibili.
La voce degli studenti: una scuola per tutti
Dal corteo studentesco, gli studenti medi si sono mobilitati a partire dalle ore 9 con un corteo dalla fermata Piramide della metro B e da Piazza San Cosimato, ribattezzando l’evento “No Meloni Day”. Le proteste denunciano il definanziamento della scuola pubblica e richiedono un sistema scolastico più inclusivo e gratuito. “Vogliamo una scuola accogliente e rappresentativa, dove la nostra voce sia ascoltata”, ha dichiarato Tommaso Martelli, coordinatore dell’Unione degli Studenti.
Un’altra vertenza del corteo studentesco è la solidarietà con la resistenza in Palestina e la volontà di fermare ogni forma di accordo e solidarietà del Governo italiano con il genocidio in corso.
Contro le politiche del governo
Le mobilitazioni degli studenti sono accompagnate da dure critiche alle recenti proposte governative, come il voucher da 1.500 euro per le scuole paritarie. Mentre il governo giustifica questa misura come un sostegno alle famiglie con reddito ISEE inferiore a 40mila euro, sindacati e opposizioni accusano la maggioranza di favorire l’istruzione privata a scapito della scuola pubblica. “I fondi disponibili dovrebbero essere destinati al miglioramento delle condizioni della scuola statale”, afferma Flc Cgil.
Il corteo studentesco: tra slogan e rivendicazioni
Le manifestazioni studentesche toccheranno punti simbolici della città, con tappe in via Marmorata, Ponte Sublicio e il Ministero dell’Istruzione. Tra gli slogan gridati dai ragazzi spiccano “Se non cambierà lotta dura sarà” e “Siamo tutti antifascisti”, portando avanti un certo grado di intersezionalità all’interno delle strade e durante le lotte. Il corteo rappresenta un atto di resistenza contro le disuguaglianze scolastiche e le recenti riforme che, secondo i manifestanti, mettono a rischio il diritto all’istruzione.
Un segnale di malessere diffuso
Il corteo studentesco e lo sciopero generale nella Capitale del 15 novembre evidenzia un disagio profondo nel sistema scolastico italiano. Docenti e studenti, uniti nella richiesta di maggiori investimenti e giustizia sociale, puntano il dito contro un modello di istruzione percepito come sempre più elitario, basato sul merito e sulla discriminazione per classi, e distante dai bisogni della comunità. Le manifestazioni si pongono come una risposta concreta per riaffermare il valore della scuola pubblica come spazio di crescita e uguaglianza.