Il 20 novembre a Roma è stato indetto lo sciopero nazionale di medici e infermieri. La Manovra di Bilancio del Governo Meloni è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, con risorse inadeguate e promesse non mantenute alla Sanità. Tra i dieci sindacati, per ora aderiscono allo sciopero Anaao-Assomed, Cimo-Fesmed e il sindacato degli infermieri Nursing Up. Ho intervistato il Presidente Guido Quici di Cimo-Fesmed.
Faccio la volontaria in un ospedale pubblico di Milano. La mia funzione è alleviare più che posso, con la mia presenza la sofferenza fisica e mentale data non solo dalla malattia, ma dalle lunghe ore di attesa. Molte volte mi ritrovo a calmare i pazienti e far comprendere loro che non è colpa dei medici se le attese sono insopportabili. Molti altri pazienti invece aprono gli occhi a me, informandomi sulle scelte politiche che ci hanno portati a tutto questo.
Secondo l’Istat quest’anno gli italiani che rinunciano a curarsi, sia per ragioni economiche, ma soprattutto per effetto delle liste d’attesa, sono cresciuti a 4.5 milioni.
Per me i medici e gli infermieri che vedo al lavoro sono degli eroi silenti perché si sforzano continuamente di utilizzare tutta la loro umanità e professionalità in una costante e logorante lotta contro il tempo. Stiamo parlando di scelte che riguardano la vita e la morte delle persone.
I sindacati hanno indetto uno sciopero nazionale il 20 novembre con un comunicato stampa in cui dichiarano di non voler essere complici dell’ormai evidente smantellamento del Servizio sanitario nazionale.
All’incontro con Cgil, Cisl e Uil la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è difesa, sostenendo che, rispetto agli anni scorsi, le risorse stanziate per la sanità sono aumentate dai 126 miliardi nel 2022, mentre nel 2025 raggiungerà la cifra di 136,5 miliardi.
Per dare un’idea nella stessa legge di Bilancio sono anche aumentate le risorse per le spese militari: nel 2025 saliranno a 32 miliardi, di cui 13 per nuove armi. Circa 1/4 dei soldi stanziati per la sanità.
Ma, come mi fa notare il Presidente del sindacato dei medici Cimo-Fesmed Guido Quici il problema non sono solo le risorse insufficienti, ma anche il modo in cui vengono spese
I problemi ce li abbiamo adesso, non dobbiamo aspettare i prossimi anni per aumentare le risorse. Mi sembra una finanziaria fatta da cambiali pagherò. Possiamo anche mettere risorse all’infinito, ma se non si rivede l’intero sistema saranno solo soldi presi e buttati.
Guido Quici infatti sottolinea come non ci sia un controllo effettivo da parte del Governo, ogni regione fa quello che vuole
Se io faccio un fondo sanitario nazionale dove metto dentro il costo della siringa, col costo del personale, col costo dell’assistenza ospedaliera e così via, è chiaro che queste risorse, messe in un fondo indistinto, vengono utilizzate dalle singole regioni, a cascata dalle singole aziende, come meglio ritengono opportuno. Il 75% dei bilanci delle regioni dipende dal finanziamento del servizio sanitario nazionale. Ma devono coprire altre spese, dai trasporti al turismo con il 25% che rimane. Chi mi dice a me che non utlizzano le risorse per altre finalità?
Guido Quici mi spiega che solo una piccola parte viene destinata all’assistenza e al personale. Si spende molto per i beni sanitari, per la farmaceutica, per i dispositivi. Si utilizzano sempre meno risorse per fare assistenza
La sinistra in questi anni ha portato la sanità in queste condizioni, tagliando 38.500 posti letto, 78 milioni di prestazioni ambulatoriali e imponendo il blocco del tinto di spese che ormai sta da 20 anni sul personale. L’attuale governo non fa di più perché probabilmente, tra le spese che ha per le due guerre in atto, probabilmente sono destinate agli armamenti e ad altre emergenze.
Bisogna cambiare il sistema, ma ci vuole coraggio
Il Presidente Guido Quici racconta di aver discusso con il Ministro della Salute Schillaci per oltre un anno. Il Ministro aveva fatto molte promesse: più soldi di quelli stanziati, nuove assunzioni, un incremento della specialità medica attraverso la defiscalizzazione, aveva promesso lo sblocco del tetto di spesa sul personale, un cambio di responsabilità per i medici che non è avvenuto, un aumento delle risorse per il servizio pubblico, invece sono aumentate quelle per i privati.
Il Ministro non è riuscito a mantenere nessuno dei due impegni
Non per colpa sua, lo posso dare per certo, ma per colpa del Ministero dell’Economia e Finanza. Il MEF è quello che decide alla fine e quindi è quello che taglia. Giorgia Meloni ha buona volontà, l’impressione è che lei vorrebbe fare di più, ma secondo me la portano fuori strada.
Secondo il Presidente Guido Quici il governo non è favorevole al MES che permetterebbe un investimento straordinario alla sanità. Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) è un’organizzazione intergovernativa europea. Il Governo non ha voluto prendere risorse dal MES perché aumenta ulteriormente il debito.
Uno tipo Musk o come NVIDIA, la cui capitalizzazione in borsa è superiore al bilancio dello Stato italiano, si possono comprare un’Europa intera con tutti i soldi che hanno e noi ci preoccupiamo se c’è un deficit di qualche numero? Non si riesce a capire come ragionano, il problema è questo. Se fossi stato il Primo Ministro avrei detto tu, sinistra mi hai ridotto in queste condizioni in sanità? Bene, invertiamo il ruolo! Ma manca il coraggio. Il governo non ha il coraggio di fare delle azioni forti, strutturali, impegnare delle risorse, quindi manca il coraggio.
Come rilanciare l’offerta sanitaria
Guido Quici afferma che bisogna invertire il trend
Se non si fa prevenzione e non si fanno diagnosi, le diagnosi si fanno in ritardo e troverò delle cronicità negli anni successivi. Dobbiamo invertire il trend. Rilanciare l’offerta significa aumentare i posti letti, riaprire gli ambulatori e riassumere il personale.
Per realizzare ciò, Guido Quici insiste sulla necessità di cambiare il finanziamento del servizio sanitario nazionale separando il fondo destinato ai contratti da quello dei farmaci e da quello dell’assistenza.
La prima cosa da risolvere sono i contratti di lavoro. I contratti di lavoro sono fermi al 2019-2021, molte aziende non applicano il contratto nel tentativo di continuare a lucrare sulle ore lavorate a titolo gratuito. I medici dipendenti delle strutture private non aggiornano il contratto di lavoro da 20 anni. Quindi questi soldi a chi vanno? Alla sanità privata o vanno ai datori di lavoro?
I medici a gettoni
Mancano i medici e occorre mantenere i pronto soccorsi. Molte aziende hanno fatto ricorso agli stranieri, per questo troviamo i cubani in Calabria, gli argentini in Sicilia e così via.
Il ministro Schillaci ha dichiarato che vorrebbe 10 mila infermieri indiani, sta lavorando per un accordo per 10 mila di loro. Perché?
Perché vengono pagati in meno. Loro in India guadagnano 500 euro al mese.
Ecco perché sono nati i medici a gettone, il costo del medico a gettone avviene attraverso una voce del bilancio, si chiama beni e servizi. I medici a gettono vengono forniti da delle cooperative
Se io ho un blocco nel tetto di spesa sul personale aggiro l’ostacolo e acquisto professionisti a ore attraverso un’altra voce, si chiama beni e servizi. Questi guadagnano molto di più di un medico dipendente. Lavorano uno affianco all’altro, il medico dipendente è specialista del settore, ha fatto il concorso, l’altro spesso non è specialista del settore e quindi c’è un damping salariale tra i due. Il medico libero professionista magari si fa 12 ore in un ospedale, esce, va in un altro ospedale, si fa altre 12 ore e alla fine guadagnerà molto bene, ma non avrà un controllo sul numero massimo di ore che prevede la Comunità Europea in termini di sicurezza delle cure.
Una riforma sulla responsabilità medica
I medici che vengono denunciati sono circa 35.000 ogni anno, dopo 8 anni circa il 90% dei medici si rivelano innocenti.
L’Italia è l’unico paese insieme a Messico e Polonia dove c’è la colpa grave, ovvero il processo penale. Questo porta il medico a fare più prescrizioni, anche inappropriate, per difendersi da qualsiasi ritorsione. Inoltre la carriera dei medici è bloccata per molti anni, sono sottopagati, aggrediti e rischiano il penale. Altro che eroi, così i medici sono masochisti.
La legge sulle aggressioni
Da qualche giorno è stata emanata la legge sulle aggressioni, che segnano un aumento del 35% in 5 anni.
È giusto e meno male. Ma bisogna occuparsi delle cause, non degli effetti come fa la legge.
Secondo Guido Quici le cause sono due: i tempi di attesa che portano i pazienti a prendersela con i medici e la quantità di pazienti per medico, che diventano numeri.
Il rapporto tra medico e paziente è andato perso, non c’è più quel rapporto fiduciario.
Le visite a tempo
Chiedo a Guido Quici cosa pensa della direttiva della Regione Lombardia, su proposta dell’assessore Guido Bertolaso, riguardo le visite a tempo per ridurre le liste d’attesa. Gli chiedo se non vada contro l’articolo 8 della Legge 2016 che dice il tempo della comunicazione tra medico e paziente costituisce tempo di cura. Se il rispetto di questo tempario da parte dei medici influisca sulla loro carriera e chi è più efficiente in termine di quantità di visite fatte può essere più apprezzato rispetto a un medico che prende più tempo per dedicarsi ai pazienti. Questo può essere molto pericoloso.
Il professionista deve essere autonomo nella diagnosi, nella terapia e nel capire qual è il contesto. Queste sono imposizioni che danneggiano soltanto i pazienti. Il rapporto medico-paziente è una cosa seria, va curata fino in fondo. Io capisco che si vuole mettere anche uno standard di riferimento per poter programmare, però come dice il codice deontologico, il tempo da dedicare al paziente è il tempo di cura.
Lo sciopero
Il 20 novembre ci sarà lo sciopero a Roma, ma Guido Quici è scettico
Dovrebbero essere i cittadini a comprendere l’importanza, invece il cittadino di norma se sta bene non si interessa della sanità, se ha un problema lo vuole risolto nell’immediato. È per una difesa del servizio sanitario pubblico che dà accesso e equità alle cure a tutti i cittadini. Questo si è perso di vista.
Dei medici in Italia circa solo la metà aderisce alle varie associazioni sindacali
Effettivamente il passato ha dimostrato che i sindacati confederali hanno delle colpe gravissime, noi siamo sindacati di categoria. Tanti medici non aderiscono allo sciopero, ma se ci fosse un’adesione massiccia anche da parte dei cittadini, la politica capirebbe che è l’ora di cambiare.