Il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman accusa Israele con una delle dichiarazioni più forti dall’inizio della guerra a Gaza, accusando il paese di aver compiuto un “genocidio collettivo” contro il popolo palestinese.
Un discorso senza precedenti a favore della Palestina
Nel corso della conferenza, Mohammed bin Salman ha ribadito la solidarietà del Regno Saudita verso il popolo palestinese, affermando: “Il Regno ribadisce la sua condanna e il suo assoluto rifiuto del genocidio collettivo commesso da Israele contro il fratello popolo palestinese“. Il tono usato da MBS rappresenta un’evoluzione significativa nelle posizioni ufficiali saudite, specialmente considerando l’interesse della monarchia di normalizzare i rapporti con Israele, interesse che, però, ora sembra subordinato alla soluzione della questione palestinese.
Una posizione di crescente supporto alla causa palestinese
Negli ultimi anni, l’Arabia Saudita ha dimostrato un maggiore coinvolgimento nella causa palestinese, spostando parte del suo sostegno politico per rispondere alle richieste della popolazione e del mondo islamico. Questo impegno si è tradotto anche nella condanna esplicita delle azioni israeliane a Gaza, luogo teatro di violenze crescenti e di una crisi umanitaria senza precedenti.
L’evoluzione della posizione saudita appare in contrasto con le iniziative dell’anno scorso, quando il Regno era impegnato in negoziati con Israele per un accordo di normalizzazione delle relazioni. Tuttavia, di recente il governo ha chiarito che qualsiasi normalizzazione dipenderà dalla creazione di uno stato palestinese. Tale condizione è stata prontamente respinta dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, rallentando di fatto il processo.
Difesa dell’Iran e richiami alla sovranità
Un altro punto di grande interesse nel discorso di Mohammed bin Salman è stato il netto contrasto rispetto alle sue dichiarazioni precedenti sull’Iran. Nel 2017, infatti, aveva paragonato l’ayatollah Ali Khamenei ad Adolf Hitler, dichiarando apertamente la sua preoccupazione per l’influenza iraniana nella regione. Oggi, invece, il principe ha scelto di adottare un tono più pacato e conciliante, richiamando il rispetto della sovranità iraniana.
Nel suo intervento, Mohammed bin Salman ha chiesto alla comunità internazionale di “costringere Israele a rispettare la sovranità dell’Iran e a non attaccare i territori iraniani”. Questa dichiarazione riflette il recente riavvicinamento diplomatico tra Arabia Saudita e Iran, che ha portato alla ripresa dei rapporti tra i due paesi dopo decenni di tensioni e rivalità. L’intesa tra Riyadh e Teheran rappresenta uno sviluppo significativo per la stabilità del Medio Oriente, dove la competizione tra i due paesi ha alimentato conflitti in vari stati, tra cui Siria, Yemen e Libano.
Il nuovo corso delle relazioni saudite-iraniane
L’accordo di ripristino dei rapporti diplomatici tra Riyadh e Teheran segna una svolta nel contesto geopolitico mediorientale. Questo cambiamento, che si è concretizzato l’anno scorso, è stato accolto con cautela da parte di altri attori regionali, che temono un rafforzamento dell’influenza iraniana e una crescente cooperazione tra i due stati a danno di altre alleanze storiche. Tuttavia, l’Arabia Saudita sembra intenzionata a esplorare nuove vie di dialogo con l’Iran, mantenendo comunque un atteggiamento critico verso le milizie sostenute da Teheran come Hezbollah e Hamas.
Un incontro di alti leader per unire le posizioni
Alla conferenza di Riyadh, oltre a Mohammed bin Salman e ai rappresentanti dell’Iran, hanno partecipato numerosi leader di paesi islamici, tra cui Mahmoud Abbas, presidente palestinese, Abdullah II di Giordania e Abdel Fattah el-Sisi, presidente dell’Egitto. Tra gli ospiti anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e quello siriano Bashar al-Assad. La presenza di Erdogan e Assad è significativa, poiché entrambi sono attualmente coinvolti in un conflitto per l’influenza nella Siria settentrionale, dove la Turchia sostiene i gruppi ribelli che si oppongono al governo di Assad.
La riunione aveva come obiettivo dichiarato quello di “unificare le posizioni” e “esercitare pressione” sulla comunità internazionale affinché adotti misure per fermare gli attacchi in corso e promuovere una “pace duratura” nella regione. Questo obiettivo rispecchia la volontà del Regno Saudita di assumere un ruolo di leadership nel rappresentare le istanze dei paesi islamici e di farsi portavoce di una soluzione pacifica nel conflitto israelo-palestinese.
Le difficoltà di un accordo comune
Nonostante le intenzioni dichiarate, raggiungere una posizione comune rimane una sfida per i paesi partecipanti, che spesso hanno visioni divergenti e priorità diverse. Mentre alcuni, come la Turchia, mantengono un approccio più attivo nelle aree di conflitto, altri, come la Giordania, preferiscono un ruolo diplomatico e conservativo. Tuttavia, la presenza di figure influenti come Erdogan e Assad rappresenta un tentativo di aprire nuovi canali di dialogo e di ridurre le tensioni, almeno tra i paesi partecipanti.
Uno scenario in evoluzione per il Medio Oriente
Le dichiarazioni di Mohammed bin Salman e l’incontro dei leader islamici a Riyadh riflettono l’evoluzione delle dinamiche geopolitiche in Medio Oriente, un contesto che appare sempre più complesso e instabile. Da un lato, c’è la crescente solidarietà verso i palestinesi, rafforzata dalle forti dichiarazioni di Mohammed bin Salman; dall’altro, c’è la sfida di stabilizzare i rapporti con l’Iran senza alimentare ulteriori conflitti.
I paesi arabi e musulmani presenti alla conferenza hanno lanciato un appello per una maggiore pressione globale su Israele, affinché rispetti i diritti dei palestinesi e limiti le proprie operazioni militari nella regione. Tuttavia, la complessità delle alleanze e delle rivalità regionali rende difficile prevedere una soluzione immediata e stabile per i conflitti in corso.