In un’Europa dove le forme tradizionali di governance stanno perdendo credibilità ogni giorno che passa, movimenti transnazionali e all’avanguardia come DiEM25 si propongono di rivoluzionare l’attuale struttura (e i valori) del sistema politico dell’Unione europea.
Che cos’è DiEM25?
DiEM25 (Democracy in Europe Movement 2025) nasce ufficialmente nel 2016 su impulso dell’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis e del filosofo croato Srećko Horvat in qualità di movimento paneuropeo fondato sull’alleanza di diversi gruppi di sinistra.
Lo scopo è quello di realizzare una democrazia piena, solidale e trasparente, abbattendo il vigente sistema UE governato da tecnocrati e oligarchi che hanno fatto piombare l’Europa intera in crisi, ora dilaniata da povertà, disoccupazione e conflitti.
Nell’anno 2025 si prospetta la stesura di una nuova Costituzione europea democratica e progressista, come culmine di un percorso che mira a raggiungere delle politiche comuni in tema di immigrazione, sistema fiscale, economia, sanità, statuto dei lavoratori e sostenibilità ambientale. Tra le proposte più interessanti del movimento si segnalano il dividendo di cittadinanza universale e il Green New Deal, sulla scia di quello presentato da Bernie Sanders negli USA.
Ad oggi DiEM25 è presente in ben 13 Paesi (compresa l’Italia) attraverso le sue branche elettorali nazionali denominate MERA25, che hanno partecipato alle ultime elezioni europee in Grecia, Germania e Italia.
Europa verso la transnazionalizzazione
Movimenti transnazionali come DiEM25 sono sempre più comuni all’interno del panorama europeo, sintomo di una crisi di governabilità (e legittimità) che ha travolto i partiti politici europei e gli stessi Stati.
I movimenti transnazionali, portati avanti soprattutto da attori del mondo no-profit, agiscono “senza confini” in modo autonomo rispetto ai centri di potere politico di matrice governativa: si strutturano accanto agli Stati e li intersecano allo stesso tempo, poggiandosi su segmenti delle realtà sociali, economiche, culturali e politiche.
Essi si propongono obiettivi quali la promozione umana, la democratizzazione delle relazioni internazionali, il raggiungimento di pace, sicurezza, benessere e giustizia sociale, in un’ottica umano-centrica basata sui principi del rule of law e della sussidiarietà.
L’introduzione della dimensione del pluralismo soggettuale – il quale lancia una sfida al monopolio statualistico – introdotta da questa tipologia di movimenti risulta ben compatibile con l’evoluzione naturale che sta attraversando il vecchio sistema della politica e ciò spiega il ruolo crescente che stanno assumendo le organizzazioni della società civile e i gruppi d’interesse in seno all’UE.
L’importanza di schierarsi apertamente contro le guerre
Nel maggio del 2022, DiEM25 ha presentato la Dichiarazione di Atene con la quale ha chiesto ufficialmente il cessate il fuoco e il ritiro delle forze russe in Ucraina, esprimendo la propria vicinanza al popolo ucraino e allo stesso tempo la necessità di formare un nuovo Movimento dei paesi non allineati capace di opporsi fermamente al dilagare delle armi e a un mondo suddiviso in blocchi.
In seguito agli avvenimenti del 7 ottobre, DiEM25 ha poi esteso la Dichiarazione alla situazione nella Striscia di Gaza: il movimento è stato l’unico in Europa a prendere una posizione ferma contro il sistema di apartheid messo in atto da Israele, opponendosi alla pulizia etnica dei palestinesi, all’islamofobia e alle azioni di Netanyahu intese a produrre un’escalation del conflitto.
Sui propri canali social, il movimento si è più volte impegnato in call out e campagne a supporto del popolo palestinese, chiedendo la sospensione di Israele dal mondo sportivo e le dimissioni della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, la quale secondo DiEM25:
Ha violato il quadro giuridico dell’Unione europea e ignorato la decenza morale di base, contribuendo all’isolamento dei civili di Gaza con il pretesto della difesa. Questa azione unilaterale ignora il diritto internazionale e il mandato democratico degli Stati membri dell’UE.
Varoufakis vs Stato tedesco
Il 14 aprile scorso, DiEM25 stava tenendo un congresso pacifico sulla Palestina a Berlino quando la polizia tedesca ha fatto bruscamente irruzione nella sede, interrompendo così l’evento e impedendo a Yanis Varoufakis di pronunciare il suo discorso nel quale intendeva accusare la Germania di censurare le voci palestinesi e di complicità con Israele nei crimini commessi a Gaza.
Qualche giorno dopo, lo Stato tedesco ha emesso un betätigungsverbot contro Varoufakis, che non solo gli impedisce di fare attività politica in Germania, ma addirittura di entrare semplicemente nel Paese.
L’ex ministro greco ha così deciso di fare causa allo Stato tedesco, in quanto:
Invocando la sicurezza nazionale per giustificare il loro scivolamento verso il totalitarismo, e con l’obiettivo di sostenere pienamente il “diritto” di Israele di commettere crimini di guerra contro il popolo palestinese indisturbati da critiche o proteste, le autorità tedesche hanno, in sostanza, abolito sia lo Stato di diritto tedesco che il principio più importante dell’UE – la libertà di movimento dei cittadini europei e il diritto di impegnarsi in attività politiche in ogni angolo dell’UE.
Inoltre, più di recente il movimento paneuropeo ha chiesto attraverso una petizione le dimissioni imminenti del ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock, la quale ha continuato a sostenere sia politicamente che materialmente i crimini di guerra commessi da Israele a Gaza e in Libano.
Questa vicenda ha messo in luce l’immagine di un’Unione europea sempre più ostile alla democrazia e alla libertà di parola, dedita alle guerre e lontana dalle esigenze dei suoi cittadini – e ciò lo dimostrano anche gli esiti delle ultime elezioni.
Radicalizzarsi ma a quale prezzo?
La radicalizzazione (o “disobbedienza costruttiva“) messa in atto da DiEM25 negli ultimi due anni può essere identificata come una valida alternativa all’avanzare dei populismi in Europa e il consistente supporto alla causa palestinese potrebbe fruttare al movimento transnazionale maggiori consensi negli anni a venire.
Attualmente però, visto anche l’esito negativo delle europee del 2024, l’obiettivo della nuova Costituente previsto per il 2025 sembra essere molto lontano: l‘approccio innovativo proposto da DiEM25 è forse risultato poco visibile agli elettori e il movimento necessita di affinare la propria organizzazione (la ramificazione in Comitati Consultivi non basta) se non vuole rimanere isolato nel panorama europeo, o peggio, diventare l’ennesimo caso di movimento politico idealista di intellettuali destinato a finire nel dimenticatoio.
La via transnazionale rimane comunque la chiave, seppur inconsueta e pionieristica, per rivoluzionare l’Europa e colmarne i deficit, attraverso la creazione di partiti che sono genuinamente europei. Ma forse, questo, gli elettori (e la stessa UE) devono ancora capirlo.
Sara Coico