Macron in Marocco ha dato il via a una serie di accordi del valore di oltre 10 miliardi di euro, promettendo sviluppo e prosperità. Tuttavia, dietro questo partenariato si celano gravi conseguenze per i migranti e il popolo sahrawi, il cui destino sembra trascurato nell’equazione economica.
Durante la visita di Stato di Emmanuel Macron a Rabat, che si è svolta dal 28 al 30 ottobre, Francia e Marocco hanno siglato una quarantina di contratti e accordi di investimento, per un valore totale di oltre 10 miliardi di euro. Questi accordi mirano a rilanciare e approfondire le relazioni bilaterali, ma ciò che emerge è una realtà inquietante: il rafforzamento di tali legami avviene sulla pelle dei migranti e del popolo sahrawi.
Investimenti e promesse di progresso
La visita di Macron in Marocco ha visto la partecipazione di una delegazione composta da nove ministri e una quarantina di imprenditori, un chiaro segnale dell’intento di promuovere un “partenariato eccezionale e rafforzato” con il Re Mohammed VI. Sebbene si parli di progresso nei settori ferroviario e delle energie rinnovabili, il quadro che si delinea è quello di un’alleanza strategica che ignora le vulnerabilità e i diritti dei migranti e del popolo sahrawi.
Progetti significativi come la costruzione della seconda sezione della linea ferroviaria ad alta velocità Tangeri-Marrakech, con la partecipazione di Egis e Alstom, sembrano rispondere a logiche di sviluppo economico, ma non possono nascondere le gravi implicazioni sociali di tali scelte. La promozione di investimenti massicci deve essere contestualizzata in un ambiente che continua a reprimere le aspirazioni di libertà e autodeterminazione dei popoli.
La questione migratoria: un gioco di potere
Un tema centrale nei colloqui è stata la questione della migrazione. Macron ha chiesto “ancora più risultati nella lotta all’immigrazione clandestina”, evidenziando la volontà della Francia di facilitare il rimpatrio dei cittadini marocchini che le autorità francesi decidono di espellere. Questo approccio rivela una dinamica di potere che trascura il dramma umano dei migranti, costretti a lasciare le loro terre in cerca di un futuro migliore.
Il Ministro degli Interni francese, Bruno Retailleau, ha anticipato la presentazione di una nuova “Loi Immigration” all’Assemblée Nationale nel 2025. Questa legge prevede misure restrittive, come il ripristino del reato di soggiorno illegale e l’estensione del periodo di detenzione per gli immigrati irregolari, da 90 a 210 giorni. Tali provvedimenti non solo colpiscono i migranti, ma amplificano un clima di paura e repressione, trasformando le persone in meri strumenti di politica interna.
Riflessioni sull’autodeterminazione del popolo sahrawi
Ma la visita di Macron in Marocco non si limita solo alle questioni migratorie; essa solleva anche interrogativi sul destino del Sahara occidentale, un territorio conteso da decenni. La recente affermazione di Macron riguardo alla sovranità marocchina sul Sahara occidentale è stata vista come una legittimazione della posizione marocchina, ignorando le aspirazioni del Fronte Polisario e del popolo sahrawi, che lotta per il diritto all’autodeterminazione.
Il Sahara occidentale è un territorio ricco di risorse, come il fosfato, che ha un ruolo cruciale nell’economia marocchina. La legittimazione internazionale delle politiche marocchine, come quella fornita da Macron, favorisce un sistema di sfruttamento delle risorse a scapito della popolazione sahrawi, la quale continua a vivere in una situazione di isolamento e povertà.
Sfruttamento e diritti umani
Mentre i governi francese e marocchino celebrano il loro “partenariato eccezionale”, la realtà per i migranti e il popolo sahrawi è ben diversa. La cooperazione in materia di immigrazione e le politiche di rimpatrio mettono in discussione i diritti umani fondamentali. La proposta di rendere più rapide le procedure di rimpatrio per i cittadini marocchini espulsi dalla Francia mostra come gli accordi economici possano essere utilizzati come strumenti di controllo e repressione.
In questo contesto, la questione del Sahara occidentale rimane una ferita aperta, un simbolo della lotta per la dignità e i diritti. Il riconoscimento della sovranità marocchina da parte di alcuni paesi, tra cui gli Stati Uniti, non cambia la realtà per il popolo sahrawi, che continua a lottare contro l’occupazione e per il riconoscimento della propria identità e delle proprie aspirazioni.
La visita di Macron a Rabat rappresenta un nuovo capitolo nelle relazioni tra Francia e Marocco, caratterizzato da accordi economici che rischiano di compromettere ulteriormente i diritti dei migranti e del popolo sahrawi. La retorica del progresso e della cooperazione deve essere scrutinata alla luce delle reali conseguenze per le persone coinvolte. Il rafforzamento delle relazioni bilaterali non deve avvenire sulla pelle di chi è già vulnerabile, e il futuro deve essere costruito su basi di giustizia, rispetto e autodeterminazione.