In Libano la violenza di genere é una problematica molto allarmante. Mentre il Paese diventa giorno dopo giorno oggetto di maggiori attacchi dall’esercito israeliano e il rischio che si arrivi a un’ulteriore escalation è sempre più vicino, i diritti delle donne libanesi passano ancora una volta in secondo piano. ABAAD, grazie al suo impegno sul piano legislativo per il raggiungimento dell’eguaglianza tra uomo e donna e alle sue campagne di sensibilizzazione contro la violenza di genere, potrebbe qualificarsi come un faro di luce in un Paese in preda alla devastazione.
La condizione delle donne in Libano
Il Libano, sebbene possa vantare una grande popolazione femminile, è storicamente ingabbiato in una cultura misogina con una forte influenza religiosa la quale, insieme alle forti diseguaglianze sociali e decenni di instabilità politica, ha contribuito a creare il mix perfetto in grado di segregare le donne in una condizione di svantaggio e perenne subalternità.
Nonostante i progressi, il Paese è ormai da molti anni in fondo a classifiche come quella del Global Gender Gap Report, si è fortemente opposto all’introduzione delle quote rosa e, secondo le statistiche, continua ad avere tassi preoccupanti di violenza di genere e abusi verso donne e bambini.
Il cambiamento parte proprio dalle radici di questi fenomeni, dalla mentalità degli uomini e dalla nozione stessa di mascolinità che va rimessa in discussione – questo è proprio ciò che sta facendo ABAAD grazie al suo approccio rivoluzionario e non separatista nei confronti degli uomini coinvolgendoli direttamente nelle proprie attività.
La mission e le conquiste di ABAAD
Attiva dal 2011 e riconosciuta dalle Nazioni Unite, ABAAD (Resource Center for Gender Equality) lotta all’interno della regione MENA per l’implementazione di politiche pubbliche volte a scardinare le discriminazioni esistenti all’interno del sistema patriarcale libanese, nel pieno rispetto della libertà, della dignità e dei diritti umani nel loro complesso.
Le conquiste delle donne ottenute grazie all’attività di advocacy dell’associazione sono innumerevoli: dalla prima legge – seppur incompleta – contro la violenza di genere in ambito familiare nel 2014 grazie alla campagna “Beating is shameful”, passando per l’abolizione del matrimonio riparatore (la legge 522 del Codice Penale) nel 2017 sulla scia dello slogan d’impatto “A White Dress Doesn’t Cover the Rape” fino alle azioni più recenti dirette a combattere le molestie sul luogo di lavoro.
Grazie alla consistente presenza sui social media, alla collaborazione con le principali organizzazioni per i diritti umani e alla presenza tra le sue fila di un team altamente qualificato, ABAAD è riuscita ad influenzare l’opinione pubblica (soprattutto tra i più giovani) e a contribuire alla riduzione dello stigma che purtroppo ancora oggi pende attorno alle donne vittime di stupri e violenze.
La necessità di un’ulteriore protezione
Il riemergere delle tensioni tra Israele e Libano, le cui radici risalgono ad avvenimenti di decenni fa, sta mettendo a dura prova l’azione di ABAAD: è proprio in queste delicate situazioni di crisi che i diritti di categorie già particolarmente vulnerabili, come quelli di donne e bambini, sono messi maggiormente a repentaglio.
Nel contesto attuale, dove l’organizzazione paramilitare Hezbollah gioca un ruolo cruciale, il rischio di stupri sistematici e violenze per mano degli stessi soldati aumenta sensibilmente. Per non parlare delle migliaia di donne sfollate a causa dei recenti attacchi, le quali hanno maggiore probabilità di essere vittime di violenze e che dunque necessitano di una protezione ad hoc.
Già in seguito ai primi raid israeliani ABAAD si è fin da subito attivata con un appello di emergenza per le donne ad alto rischio di gender-based violence, moltiplicando così i suoi sforzi nel fornire kit d’igiene di base e supporto psicologico.
Ad oggi non sappiamo se ciò basterà né come la situazione si evolverà ma ABAAD si qualifica come l’unico appiglio prima dell’abisso per tutte le donne di un Paese che da secoli sembra ignorarle.