Giovanni Formoso torna in libertà
Giovanni Formoso, noto boss stragista, ha recentemente ottenuto la semilibertà dopo anni di detenzione in carcere. Questa notizia ha riacceso l’attenzione pubblica sulle dinamiche interne di Cosa Nostra e sul funzionamento del sistema giuridico italiano. Formoso è stato condannato all’ergastolo per aver caricato l’autobomba che, il 27 luglio 1993, ha provocato la morte di cinque persone in via Palestro a Milano. Questa azione violenta è stata una delle tante stragi che hanno caratterizzato la guerra di mafia di quegli anni.
Legami con i Graviano
Giovanni Formoso è un uomo molto legato ai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, considerati tra i principali architetti delle stragi mafiose del ’93. La sua figura incarna il legame tra le generazioni storiche di mafiosi e le nuove leve, evidenziando come Cosa Nostra continui a rimanere operativa e strategica, nonostante le operazioni di polizia e i processi che hanno portato a una significativa incarcerazione dei suoi membri.
Attualmente, Formoso risiede in un istituto religioso dove svolge attività di manutenzione. Questa scelta, sebbene possa sembrare inusuale per un condannato all’ergastolo, è stata giustificata dalle autorità come un modo per favorire la reintegrazione sociale di un detenuto descritto come “discreto e garbato”. Tuttavia, il fatto che un boss stragista possa lavorare a contatto con la comunità suscita interrogativi sulla sicurezza e sulla moralità del sistema di permessi.
Permessi premio e la riforma del 2019
La concessione di permessi premio a mafiosi come Formoso è stata oggetto di un acceso dibattito, soprattutto dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 23 ottobre 2019. Questa decisione ha dichiarato incostituzionale il divieto di concedere permessi a detenuti che non collaborano con la giustizia. Fino a quel momento, il regime dell’ergastolo ostativo limitava gravemente la possibilità di ottenere permessi per chi non avesse manifestato segni di pentimento.
Ora, con questa riforma, anche i mafiosi che non si sono mai dissociati dalla loro organizzazione possono beneficiare di permessi premio. Ciò ha sollevato timori significativi tra gli esperti e le autorità antimafia, che vedono in questo una potenziale minaccia per la lotta alla mafia. L’idea che un boss stragista possa tornare in libertà, anche se solo temporaneamente, rappresenta una sconfitta simbolica per chi combatte contro la criminalità organizzata.
Critiche e preoccupazioni della procura antimafia
Il Tribunale di Sorveglianza di Napoli ha ritenuto Formoso un detenuto modello, una valutazione che ha suscitato perplessità in ambito giudiziario e tra le forze dell’ordine. Maurizio de Lucia, capo della Procura antimafia di Palermo, ha espresso preoccupazioni riguardo al ritorno in libertà di figure così influenti nel panorama mafioso. La paura è che la semilibertà di Formoso e di altri mafiosi possa riorganizzare le fila di Cosa Nostra, permettendo a vecchi e nuovi boss di trovare spazi di manovra all’interno dell’organizzazione criminale.
Secondo fonti vicine alle indagini, Cosa Nostra sta tentando di riassettare la propria leadership, e il ritorno in libertà di elementi chiave potrebbe influenzare pesantemente le dinamiche di potere. L’analisi delle attività mafiose attuali mostra un incremento del traffico di droga nelle strade di Palermo, un segnale inquietante del potere ancora detenuto dai capi mafiosi.
Un cortocircuito giuridico
Un aspetto critico della questione è il presunto cortocircuito nel sistema di comunicazione tra i tribunali di sorveglianza e le procure antimafia. In diverse occasioni, le procure non sono state consultate prima della concessione di permessi premio. Questo ha portato a una mancanza di coordinamento e a decisioni potenzialmente pericolose per la sicurezza pubblica.
Il rischio è che una mancanza di trasparenza e collaborazione tra le istituzioni possa favorire il ritorno alla criminalità di individui già noti per la loro violenza e il loro legame con la mafia. Si osserva quindi la necessità di riforme non solo a livello legislativo, ma anche nel funzionamento stesso delle istituzioni giudiziarie.
Un tema di dibattito pubblico
La concessione di permessi a mafiosi e la semilibertà di Giovanni Formoso ha aperto un dibattito pubblico su giustizia e sicurezza. Molti cittadini esprimono indignazione e preoccupazione, temendo che la mafia stia trovando nuovi modi per radicarsi e prosperare all’interno della società italiana. Le famiglie delle vittime di mafia temono che la libertà di individui come Formoso possa riaprire ferite mai sanate e minacciare la sicurezza delle comunità.