Pochi giorni or sono su The Astrophysical Journal è stato pubblicato un articolo, ad opera di un team di astronomi capeggiati da Cosimo Inserra della Queen’s University di Belfast, che dà conto della prima osservazione con uno spettropolarimetro della nube di un’esplosione di supernova superluminosa.
Le supernove non sono certo una novità della ricerca astronomica e astrofisica, sappiamo che stelle di una certa grandezza (almeno nove volte la massa del nostro sole) o che accrescono la loro massa oltre un certo limite (magari rubandola da una stella compagna in un sistema binario) subiscono un catastrofico collasso e una conseguente fortissima esplosione in cui la stella di fatto si disintegra lasciando un oggetto molto denso (come una pulsar o stella di neutroni, o un buco nero) al centro.
Il nome supernova (per distinguerlo da nova che sono esplosioni di altro tipo molto meno violente) non è altro che qualcosa di ereditato dalle osservazioni degli antichi astronomi che all’improvviso vedevano apparire una nuova stella molto luminosa in cielo senza avere idea di che cataclisma cosmico ci fosse dietro, nova in latino vuol dire appunto nuova.
Una novità sono invece le supernove superluminose, oggetti di cui astronomi e astrofisici sono a conoscenza da soli sei anni, se già le normali supernove sono affascinanti e spaventose, con la loro esplosione che libera tanta energia quanta il sole ne libererà in tutta la sua vita e con la loro luminosità che dura per settimane, figuriamoci questi nuovi oggetti che liberano un’energia centinaia di volte superiore a quella delle più luminose supernove e il cui effetto è osservabile per mesi. Essendo un fenomeno molto raro, a differenza delle normali supernove di cui si stima avvengano all’incirca tre esplosioni ogni secolo per galassia (quindi considerato il numero delle galassie un evento quasi comune), esistono ancora pochissime osservazioni e solo ora arriva la prima spettropolarimetria, lo spettropolarimetro è uno strumento che permette di isolare una luce monocromatica osservando una sorgente di luce bianca, in termini pratici in questo caso permette agli scienziati di vedere la vera forma dell’esplosione, cioè degli strati espulsi dalla supernova superluminosa (per la cronaca l’osservazione è stata effettuata col Very Large Telescope che si trova in Cile, osservando una supernova superluminosa tra le più vicine, denominata SN 2015bn).
Il risultato è stata la scoperta che almeno uno dei due strati principali espulsi non si è allargato come una sfera ma come un pallone da football americano (o da rugby) cioè un asse molto più lungo dell’altro, la cosa non ha particolarmente sorpreso gli scienziati che hanno dichiarato che l’osservazione è compatibile con modelli che vedono al centro un’esplosione da collasso con la magnetar o il buco nero che pompano energia nello strato che si allontana.
Ora occorreranno osservazioni di altre supernove superluminose e se si scoprirà che questa particolare geometria è un dato comune i fisici teorici avranno qualche elemento in più per capire che cose succede in questi oggetti da record e spiegarne l’origine.
Roberto Todini