Un acceso dibattito politico e sociale si è scatenato attorno alla recente approvazione di una legge omofoba in Georgia, che limita i diritti della comunità LGBTQ+. Il provvedimento, fortemente sostenuto dal partito conservatore Sogno Georgiano, ha suscitato critiche sia all’interno del paese che a livello internazionale, con l’Unione Europea in prima linea nel condannare la legge. Nonostante il veto simbolico della presidente Salome Zourabichvili che si è espressa contro la legge omofoba in Georgia, il testo potrebbe comunque rimanere in vigore, mettendo sempre più a rischio il fragile equilibrio tra le aspirazioni europeiste della Georgia e l’influenza della Russia e della Chiesa ortodossa.
La controversa legge omofoba in Georgia: un passo indietro sui diritti civili
In Georgia, paese al confine tra Turchia e Russia, una legge controversa che limita i diritti della comunità LGBTQ+ ha suscitato forti reazioni sia all’interno che all’esterno del paese. La presidente georgiana Salome Zourabichvili ha scelto di non firmare la legge approvata dal parlamento a metà settembre, rimandandola per il momento. Tuttavia, il governo, guidato dal partito Sogno Georgiano, dispone dei numeri per respingere il veto e far entrare in vigore il provvedimento, come già accaduto in precedenza con la legge sugli “agenti stranieri”. La legge omofoba in Georgia, conosciuta anche come legge sui “Valori della famiglia e la protezione dei minori”, è passata con 84 voti favorevoli e zero contrari.
Con questa legge, il corpo istituzionale della Georgia ha compiuto un passo indietro rispetto a Bruxelles e all’intera comunità europea, mentre continuano le campagne elettorali piene d’odio contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso e famiglie queer. La legge omofoba in Georgia comprende, nel suo corpo, 13 articoli che riguardano sopratutto argomenti come il matrimonio, le adozioni, la privacy, le manifestazioni e i raduni.
Censura e divieti: il contenuto della legge
La legge omofoba in Georgia, proposta dal partito al potere, non si limita a vietare manifestazioni pubbliche come il Pride, ma consente anche la censura di libri e film e il divieto di esibire simboli come la bandiera arcobaleno, simbolo della comunità LGBTQ+. Questo testo, molto simile a una legge già esistente in Russia, riflette una retorica conservatrice che punta a rafforzare la posizione del governo in vista delle elezioni parlamentari del 26 ottobre, mentre l’opposizione punta a non perdere troppi elettori o potenziali sostenitori. In un contesto dove la maggior parte della popolazione è di orientamento conservatore e la Chiesa ortodossa georgiana esercita una grande influenza, la mossa sembra mirata ad accrescere il consenso elettorale.
La presidente Zourabichvili, che ha sempre sostenuto un avvicinamento della Georgia all’Unione Europea e alla NATO, si trova in contrasto con il governo filorusso. L’Unione Europea ha espresso forti critiche alla legge omofoba in Georgia, affermando che mina i diritti fondamentali dei cittadini georgiani e discrimina una parte della popolazione. Questo provvedimento, che equipara in modo inquietante l’omosessualità all’incesto, è stato definito dalle organizzazioni per i diritti umani come un grave attacco alla libertà individuale e un pericoloso catalizzatore di odio istituzionalizzato.
Tante sono le proteste portate avanti dagli attivisti e le organizzazioni per i diritti umani, che hanno espresso la più sincera preoccupazione per un impedimento all’integrazione nazionale e internazionale. Inoltre, un altro grande fattore di paura è la potenzialità di emarginare ancora di più la fetta lgbtq+ del paese, già discriminata e vittima di omofobia.
L’influenza della Chiesa ortodossa e il peso delle elezioni
La Chiesa ortodossa georgiana gioca un ruolo cruciale nel dibattito politico e sociale del paese. La legge anti-LGBTQ+ sembra rappresentare un ulteriore tentativo del governo di rafforzare la propria base elettorale. In vista delle cruciali elezioni di ottobre, il partito Sogno Georgiano, in vantaggio nei sondaggi, cerca di consolidare il suo potere con misure conservatrici che rispecchiano la sensibilità della maggior parte della popolazione.
Le proteste in Georgia non sono una novità: già in primavera il paese era stato teatro di grandi manifestazioni contro la legge sugli “agenti stranieri”, anch’essa ispirata a un provvedimento russo. La comunità internazionale osserva con preoccupazione gli sviluppi in Georgia, temendo che l’approvazione definitiva di questa legge possa allontanare ulteriormente il paese dai valori democratici e dai diritti civili fondamentali. Intanto, il potenziale veto che, secondo costituzione, la presidente Zourabichvili può porre contro questa legge è facilmente superabile dalla maggioranza del Parlamento.