Il conflitto in corso nella Striscia di Gaza ha raggiunto un nuovo livello di criticità, spingendo le Nazioni Unite a sospendere temporaneamente le proprie operazioni umanitarie nella regione. La decisione, annunciata oggi 27 agosto, è una conseguenza diretta dei numerosi ordini di evacuazione emessi dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF), che hanno reso impossibile la continuazione delle attività di soccorso in condizioni di sicurezza. Questo stop ha gravi implicazioni per la popolazione di Gaza, già stremata dal conflitto e dalla mancanza di risorse essenziali.
Le Nazioni Unite hanno spiegato che la sospensione delle operazioni umanitarie è stata una scelta obbligata dopo che l’IDF ha ordinato l’evacuazione della principale base operativa dell’ONU a Deir al-Balah. Un alto funzionario dell’ONU ha sottolineato che la situazione è diventata insostenibile, nonostante gli sforzi per mantenere aperti i canali di comunicazione con le autorità israeliane. Il personale di sicurezza dell’ONU sta attualmente collaborando con le autorità israeliane per cercare di riavviare il lavoro umanitario al più presto, ma le operazioni sono al momento in stallo.
Il problema della coordinazione degli aiuti umanitari in Gaza
La complessa macchina degli aiuti umanitari in Gaza è coordinata attraverso la Gaza Coordination and Liaison Administration (CLA) israeliana. Tuttavia, secondo un rapporto pubblicato dall’ONU, la CLA ha facilitato meno della metà delle missioni umanitarie pianificate per il mese di agosto. Molte di queste missioni sono state ritardate, ostacolate o addirittura annullate, complicando ulteriormente la situazione già disperata sul campo. Questo problema ha avuto un effetto domino su altre organizzazioni non governative (ONG) che operano nella regione, compromettendo la loro capacità di fornire aiuti vitali.
L’impatto degli ordini di evacuazione è devastante, con ripercussioni dirette sulla popolazione civile di Gaza. Georgios Petropoulos, capo della missione di Gaza dell’ufficio delle Nazioni Unite, ha evidenziato come l’impossibilità di portare avanti le missioni umanitarie significhi che le persone già in condizioni di estrema vulnerabilità rischiano di rimanere senza accesso a beni di prima necessità, come acqua potabile, cibo e riparo. La situazione è aggravata dal fatto che l’accesso agli aiuti alimentari è ai minimi storici, con l’ONU che segnala che il volume di assistenza portato a Gaza a luglio è stato uno dei più bassi dall’inizio del conflitto.
Ordini di Evacuazione Crescenti
Tra il 19 e il 24 agosto, l’OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari) ha registrato una “raffica” di ordini di evacuazione, con cinque ordini emessi in soli cinque giorni. L’aumento degli ordini di evacuazione non solo peggiora la crisi umanitaria, ma rende quasi impossibile pianificare e condurre operazioni di soccorso efficaci. Ad oggi, l’IDF ha emesso 16 ordini di evacuazione solo nel mese di agosto, portando la superficie totale interessata dall’inizio del conflitto a coprire il 91% della Striscia di Gaza. Ciò significa che solo l’11% del territorio rimane non coinvolto, costringendo la maggior parte della popolazione a vivere in condizioni di sovraffollamento e precarietà.
Deir al-Balah e la crisi umanitaria
Deir al-Balah è diventato un simbolo della crisi umanitaria in corso. Gli ordini di evacuazione hanno colpito circa 8.000 persone in 19 quartieri, molte delle quali già sfollate a causa dei combattimenti. La città, che ospita numerosi centri per sfollati, è stata teatro di trasferimenti forzati di personale umanitario, organizzazioni non governative e fornitori di servizi, con breve preavviso e in condizioni estremamente pericolose. Questi trasferimenti hanno ulteriormente compromesso la capacità delle organizzazioni umanitarie di fornire assistenza essenziale.
L’OCHA ha espresso particolare preoccupazione per un’ordinanza emessa il 25 agosto, che ha colpito un’area di Deir al-Balah vicina a diverse strutture di soccorso e infrastrutture critiche, tra cui ospedali, cliniche, pozzi e impianti di desalinizzazione. L’evacuazione di queste aree ha paralizzato un centro umanitario salvavita che era stato istituito a maggio, rendendo quasi impossibile garantire supporto e servizi essenziali alla popolazione.
Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha lanciato un allarme sulle condizioni sanitarie in peggioramento a Gaza. L’insicurezza e la mancanza di accesso sicuro per pazienti, operatori sanitari e ambulanze stanno mettendo a rischio la continuità delle cure mediche. L’OMS ha avvertito che la chiusura degli ospedali e delle strutture sanitarie deve essere evitata a tutti i costi, poiché la popolazione ha ormai pochissime opzioni rimaste per accedere a cure mediche in un ambiente già sovraffollato e difficile.
Con l’arrivo dell’inverno, la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente. Le strade danneggiate e i ritardi nei trasporti stanno già creando enormi difficoltà per la distribuzione degli aiuti, ma il rischio di alluvioni potrebbe renderle completamente impraticabili, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria.
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