Andrea Umbrello
Direttore Editoriale di Ultima Voce
Il 31 luglio scorso, in Afghanistan è stata promulgata una nuova legge talebana composta da 35 articoli per “promuovere la virtù e prevenire il vizio” tra la popolazione, in piena conformità con la Sharia. La legge, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, sancisce ufficialmente divieti e restrizioni già ampiamente noti nell’Emirato Islamico, ma con la sua approvazione si prevede un ulteriore inasprimento del controllo sulla vita quotidiana della popolazione afghana.
Una legge che formalizza il controllo talebano
La promulgazione di questa legge è stata annunciata dal Ministero della Giustizia talebano, che ha comunicato come essa sia stata approvata direttamente dal leader supremo dei talebani, Hibatullah Akhundzada, figura misteriosa e pressoché invisibile che governa l’Afghanistan tramite decreti emanati dalla sua roccaforte di Kandahar. Questa normativa giunge in un momento in cui i talebani cercano di consolidare ulteriormente il loro potere, attraverso un controllo sempre più stretto su ogni aspetto della vita sociale e privata degli afghani.
L’applicazione di questa legge è affidata al Ministero della Propagazione della Virtù e della Prevenzione del Vizio (Pvpv), un’istituzione potente che ha il compito di garantire che tutte le norme previste dalla Sharia vengano rigorosamente rispettate. Questo ministero, che già in passato era stato uno degli strumenti più temuti dai cittadini sotto il precedente regime talebano, è stato recentemente potenziato con l’intenzione di espandere il suo ruolo nell’imposizione dell’ordine morale e sociale nel paese.
Restrizioni crescenti sulla vita delle donne
Uno degli aspetti più drammatici della nuova legge riguarda le pesanti restrizioni imposte alla vita delle donne. In una realtà già segnata da una forte repressione, la normativa stabilisce che le donne devono coprire completamente il corpo e il viso quando si trovano in presenza di uomini che non appartengono alla loro famiglia. Questo comporta non solo l’uso del velo integrale, ma anche di una mascherina sulla bocca, per prevenire quelle che vengono definite “tentazioni”. Inoltre, le donne devono limitare al massimo le loro uscite da casa, consentite solo in casi di necessità, e non devono mai far sentire la loro voce in pubblico, né attraverso il canto né recitando poesie.
Queste restrizioni sono accompagnate da una serie di divieti imposti anche a chi guida veicoli: i conducenti, infatti, non possono trasportare donne non vestite adeguatamente, né permettere che vi siano uomini non appartenenti alla famiglia della donna a bordo dello stesso veicolo. È inoltre proibito ascoltare musica durante la guida, utilizzare droghe o trasportare donne senza un mahram (un accompagnatore maschile che deve essere un membro della famiglia).
Sanzioni severe e un clima di paura
Il testo della legge prevede severe sanzioni per chiunque non rispetti queste norme. Le pene possono variare da semplici avvertimenti verbali a multe, fino alla detenzione temporanea, che può durare da un’ora fino a tre giorni. In casi di recidiva, i trasgressori possono essere portati davanti ai tribunali, dove le pene possono diventare più gravi, a seconda della gravità della violazione.
Queste misure contribuiscono a creare un clima di crescente paura e intimidazione tra la popolazione, in particolare tra le donne, che vedono sempre più restringersi gli spazi di libertà personale. Secondo diversi rapporti internazionali, compresi quelli delle Nazioni Unite, l’ampliamento dei poteri del Pvpv sta contribuendo ad instaurare un’atmosfera di controllo soffocante che mina profondamente i diritti umani in Afghanistan.
Altri divieti e l’imposizione di norme religiose
Oltre alle restrizioni sulla vita delle donne, la nuova legge talebana introduce una serie di divieti e obblighi che toccano diversi aspetti della vita quotidiana. Tra questi, l’adulterio e l’omosessualità sono considerati crimini gravi, punibili con estrema severità. Anche il gioco d’azzardo, i combattimenti tra animali e la creazione o visione di immagini di esseri viventi su computer o telefoni cellulari sono proibiti. Agli uomini è imposto di mantenere una barba di lunghezza adeguata, considerata conforme alla Sharia, mentre sono vietati i tagli di capelli che non rispettano le norme islamiche.
La legge colpisce anche i rapporti con i non musulmani, vietando ogni forma di “amicizia” o relazione con chi non condivide la fede islamica. Inoltre, la partecipazione alle cinque preghiere quotidiane è resa obbligatoria per tutti, a sottolineare l’importanza della religione nella vita pubblica e privata.
Anche i media non sono esenti da queste restrizioni. Qualsiasi contenuto pubblicato che sia ritenuto ostile alla Sharia o alla religione islamica, che possa umiliare i musulmani o che mostri immagini di esseri viventi, è severamente vietato. Questa norma ha un impatto significativo sulla libertà di espressione e sul lavoro dei giornalisti e degli operatori dei media nel paese.
Un futuro incerto per l’Afghanistan
Con l’entrata in vigore di questa legge, il governo talebano si prepara a consolidare ulteriormente il suo controllo sulla popolazione, imponendo un’interpretazione estremamente rigida della Sharia. Le conseguenze di questa normativa sono già visibili nel clima di oppressione e paura che si sta diffondendo in tutto il paese, colpendo in particolare le donne e le minoranze.
La comunità internazionale guarda con crescente preoccupazione a queste evoluzioni, ma al momento non sembra esserci una strategia chiara per contrastare l’inasprimento delle restrizioni in Afghanistan. Con il passare del tempo, il rischio è che la società afghana venga sempre più soffocata da un sistema che non lascia spazio alla libertà individuale e ai diritti umani fondamentali.